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Orban fa ancora arrabbiare l’Ue: pronto ad andare da Trump a Mar-a-Lago dopo il summit Nato

Sono giorni che Viktor Orban, primo ministro dell’Ungheria e da poco Presidente del Consiglio dell’Unione europea, sta facendo “impazzire” l’establishment di Bruxelles. La Ue non ha gradito la sua “missione di pace” a Mosca  per incontrare Vladimir Putin. “Non nel nostro nome”. Altrettanto sgradito  il successivo spostamento in Cina, per il faccia a faccia a […]

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Sono giorni che Viktor Orban, primo ministro dell’Ungheria e da poco Presidente del Consiglio dell’Unione europea, sta facendo “impazzire” l’establishment di Bruxelles. La Ue non ha gradito la sua “missione di pace” a Mosca  per incontrare Vladimir Putin. “Non nel nostro nome”. Altrettanto sgradito  il successivo spostamento in Cina, per il faccia a faccia a Pechino con Xi Jinping. E ora un’altro spostamento del premier ungherese sta mettendo in agitazione l’Ue: pare che starebbe per raggiungere Donald Trump, nella residenza del tycoon a Mar-a-Lago (Florida). Il Guardian informa che  “Viktor Orbán sta pianificando di volare oggi a Mar-a-Lago per incontrare il candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump”.

Lo avrebbe riferito al quotidiano una fonte vicina a Orban. Dello stesso avviso sono anche Time e l’agenzia Bloomberg. Una visita “informale” che potrebbe concretizzarsi dopo la conclusione del vertice della Nato a Washington e a pochi giorni dalla Convention repubblicana in programma a Milwaukee. Stando alle dichiarazione del Time riportate da Rainews, “il primo ministro ungherese è considerato un intermediario tra Putin e Trump”. Inoltre secondo tre fonti, a conoscenza dei preparativi del summit Nato, Orbán “avrebbe evitato il presidente Usa, Joe Biden, senza fare richiesta di un bilaterale con lui”. Una eventuale visita a Trump avverrebbe mentre i “leader della Ue starebbero preparando una risposta congiunta” alla sua “diplomazia spensierata” di Orban; semmai tentando di tracciare “una linea rossa” sulla sua controversa visita al presidente Putin che Bruxelles considera in contrasto con i trattati Ue. Lo riporta il Financial Time.

Per ora c’è un ‘cartellino giallo’, ma l’Europa continua a guardare con preoccupazione all'”interventismo” di Orban. Il suo interventismo è planato anche sul vertice Nato in corso a Washington, dove il presidente ungherese ha annunciato che non contribuirà al fondo di 40 miliardi della Nato a favore di Kiev, uno stop messo nero su bianco anche su X. “Un opt-out annunciato in modo trasparente, certo non una sorpresa – spiegano fonti diplomatiche italiane – benché il contributo dell’Ungheria al fondo sarebbe stato esiguo”.  Ma l’Italia, spiegano le stesse fonti riportate dall’Adnkronos,  continua a pensare che, al netto delle decisioni controcorrente di Orban, in Europa -dove si studiano mosse per isolarlo, con Germania e Olanda che nei giorni scorsi avevano addirittura pensato di sfilargli la presidenza- “sarebbe un errore isolarlo: come ripete la presidente del Consiglio Meloni la strada da battere resta quella di mantenere il dialogo sempre aperto”.

Tajani: “Non decidiamo noi quello che deve fare”

“Orban è il primo ministro dell’Ungheria, faccia quello che ritiene opportuno, mica decidiamo noi quello che deve fare il presidente del consiglio di un paese”, dice a Washington il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Non tocca a noi dire quello che deve fare il primo ministro ungherese: non va certamente in rappresentanza dell’Unione Europea”, sottolinea. “Io continuo a dire che noi non dobbiamo interferire nella campagna elettorale americana; per noi le relazioni transatlantiche sono una delle stelle polari della nostra politica estera. Noi siamo amici ed alleati degli Stati Uniti indipendentemente da chi è stato chi è e chi sarà il presidente americano”, conclude.

Voci di corridoio riportano che al margine del vertice dei leader della Nato a Washington, gruppi informali di leader dell’Unione Europea avrebbero discusso su alcune idee – tra cui quella di una lettera congiunta a Orban in cui si esprimerebbe chiaramente la loro indignazione e si chiederebbe a di cessare le “escursioni non autorizzate” in politica estera.

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