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Srebrenica, a 29 anni dal genocidio in migliaia ricordano le 8 mila vittime

Srebrenica, a 29 anni dal genocidio in migliaia ricordano le 8 mila vittime

foto da Quotidiani locali

BELGRADO Quasi tre decenni ma il dolore non passa, le ferite non si rimarginano. Cicatrici, segno visibile della violenza più cieca e crudele patita nel luglio del 1995 nel genocidio di Srebrenica, che si sono riaperte giovedì 11 luglio, al memoriale-cimitero di Potočari, dove nell’anniversario del più terribile massacro sul suolo europeo dal 1945 a oggi a migliaia si sono ritrovati come ogni anno a piangere e a ricordare – ma anche a dare degna sepoltura ai resti di altre 14 vittime, riesumate e riconosciute negli ultimi mesi.

Vittime che furono assassinate dopo l’11 luglio di 29 anni fa, quando i miliziani serbo-bosniaci agli ordini del generale Ratko Mladić presero Srebrenica, sulla carta un’enclave sicura, protetta dalle truppe olandesi dell’Onu. Da lì iniziò la mattanza, con una caccia all’uomo che mieté più di 8 mila morti nei giorni successivi. Ieri, alcuni di essi hanno trovato la pace, inumati dai loro più stretti congiunti. Fra questi, il più giovane riconosciuto nel 2024, Beriz Muijic, solo 17 anni al tempo del genocidio. Ma a essere sepolta è stata anche la salma di Hamed Salic, 68 anni nel 1995, i cui resti furono ritrovati addirittura nel 2014, ma ci sono voluti dieci anni per il riconoscimento certo. Da ieri riposano assieme alle altre 7 mila vittime ritrovate e riconosciute, seppellite a Potočari, sotto stele bianche. Più di mille però mancano all’appello, ancora disperse in fosse comuni e prive di identità.

La memoria del 1995 «deve spingerci collettivamente a costruire un mondo libero dall’incubo del genocidio», ha così ammonito ieri Antonio Guterres, segretario generale di quell’Onu che, proprio quest’anno, via Assemblea Generale è riuscita – malgrado la durissima opposizione di Serbia e Bosnia – a dichiarare l’11 luglio Giornata internazionale per la memoria del genocidio di Srebrenica. L’Ue, da parte sua, ha avvisato che nei suoi ranghi non c’è spazio per i negazionisti, mentre anche gli Usa hanno porto gli omaggi alle vittime.

Srebrenica quest’anno è forse stata ancora più sentita, tra i bosgnacchi musulmani e non solo, perché moltissimi, in Bosnia, stabiliscono un parallelismo con la situazione in Palestina. La vede così anche il leader turco Erdogan, amatissimo a Sarajevo, che ieri ha rimarcato, in un videomessaggio in occasione dell’anniversario dei massacri in Bosnia, che «il popolo palestinese a Gaza e nei territori occupati è esposto a una brutalità simile a Srebrenica».

Di certo, Srebrenica fu «uno dei capitoli più cupi della storia europea, con migliaia di uccisi solo a causa della loro etnia e religione», ha fatto eco la Segretaria generale del Consiglio d’Europa,Marija Pejčinović Burić.

Ieri tuttavia, un po’ a sorpresa, c’è anche stato un gesto di apertura del leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, che da sempre nega che a Srebrenica fu genocidio. Ma che ieri ha espresso quantomeno la sua «vicinanza alle famiglie delle vittime bosniache». —

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