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Wimbledon, preview semifinali maschili: Musetti sogna l’impresa

Medvedev sfida Alcaraz con l'obiettivo di vendicare la netta sconfitta del 2023. Lorenzo affronta un Djokovic a caccia dell'ottavo titolo

La giornata delle semifinali del singolare maschile di Wimbledon vedrà in campo tre dei quattro protagonisti del torneo dello scorso anno: la sfida tra Carlos Alcaraz e Daniil Medvedev sarà una rivincita di lusso della (deludente) partita del 2023 mentre Novak Djokovic si troverà di fronte Lorenzo Musetti. Gli incontri, che si svolgeranno venerdì 12 luglio a partire dalle ore 14.30, ci propongono dei favoriti – Alcaraz e Djokovic- piuttosto netti, ma le pieghe del tennis potrebbero lasciare spazio alle sorprese e alle speranze del russo e dell’italiano, che hanno fatto il loro ingresso sul palcoscenico più prestigioso del mondo tennistico grazie a due vittorie al quinto set, di quelle pesanti.

[3] C. Alcaraz- [5] D. Medvedev

Precedenti: 4-2 ALCARAZ (1-1 sull’erba)

I due rivali della semifinale della parte alta del tabellone si affronteranno per la terza volta nel torneo di Wimbledon: nel 2021 Medvedev, all’epoca già numero 2 del ranking mondiale, eliminò facilmente un 17enne Alcaraz (al terzo torneo del Grande Slam della carriera) in tre rapidi set. Lo spagnolo si prese la sua personale rivincita nella semifinale del 2023, dominando l’avversario ben oltre il triplice 6-3 finale ma Daniil reagì a sorpresa un paio di mesi dopo, a New York, sempre in semifinale, buttando idealmente per aria l’elegante tovaglia di una tavola che era stata apparecchiata per un’altra finale- dopo quelle, stupende, di Wimbledon e Cincinnati- tra Alcaraz e Djokovic: il russo, confortato dal “suo” cemento del cuore, giocò per certi versi la partita migliore della carriera, eliminando a sorpresa un rivale disordinato. Da quella serata americana si sono affrontati ancora in due occasioni, e in entrambi i casi ha sorriso Carlitos: nell’ultimo match del round robin delle Finals di Torino (ma per Medvedev, già qualificato, contava il giusto) e nella finale di Indian Wells (ma su quel campo colloso il russo non può avere speranze). Alcaraz qui a Wimbledon- dove difende il titolo- ha disputato un torneo un po’ confusionario, concedendo set e occasioni un po’ a tutti, crescendo però puntualmente nell’arco delle partite (Lajal, Vukic, Tiafoe, Humbert e Paul): una volta sistemati gli highlights si è dedicato al risultato, e di fatto ha rischiato solamente al terzo turno con Tiafoe. Alcaraz sente di avere margine, e si comporta di conseguenza, mettendo a posto il mirino dei propri colpi con il passare dei minuti, consapevole di una superiorità tecnica e fisica piuttosto netta, che gli concede l’opportunità di flirtare con il limite del rischio.

La partita di Alcaraz non è ancora iniziata ma è come se l’avessimo già vista: cercherà, come sempre, di togliere il tempo all’avversario, attaccando la palla grazie al catalogo del suo meraviglioso repertorio, sperando di limitare il numero degli errori gratuiti, perlomeno nelle fasi decisive del punteggio. Sarà invece più interessante scoprire la nuova strategia di Medvedev, reduce dal capolavoro tattico e di personalità con Sinner ma anche da una stesa preoccupante nella semifinale dello scorso anno, quando il russo, nascosto sotto le tribune e completamente in balia del talento di Alcaraz, sembrò oggettivamente inadeguato all’importanza della gara e del palcoscenico e non abbozzò nemmeno una piccola reazione, abbandonandosi, senza fiatare, a una brutta sconfitta. Daniil teme Carlitos, perchè dice di non aver mai visto niente del genere: “Ha più alti e bassi di Sinner ma è già migliorato anche da quel punto di vista e l’abbiamo visto tutti al Roland Garros: ci sono delle fasi della partita in cui non sbaglia più, e diventa di conseguenza ingiocabile”. Alcaraz andrà a caccia della quarta finale in un torneo dello slam della carriera, mentre Medvedev della settima.

[2] N. Djokovic- [25] L. Musetti

Precedenti: 5-1 Djokovic

Novak Djokovic un mese (e qualche giorno) dopo l’operazione al menisco giocherà- da favorito- la semifinale di Wimbledon contro Lorenzo Musetti: il tabellone ha certamente dato la spinta giusta al convalescente Nole, che nel corso della prima settimana ha battuto, zoppicando, avversari francamente “minori” (Kopriva, Fearnley e Popyirin) per poi dominare un deludente Rune negli ottavi di finale e infine approfittando del forfait nei quarti di Alex de Minaur. Il campione serbo, che approfitterà addirittura di quattro giorni di riposo tra il match con Rune e quello con Musetti, forse avrebbe preferito scendere in campo nei quarti di finale per un “allenamento competitivo” con il povero demone australiano, giusto per prendere ancora un po’ di ritmo, oppure, più probabilmente, ha potuto gustarsi e preparare con calma questi giorni di quiete prima della tempesta del weekend, dedicandosi alla cura del ginocchio e agli allenamenti. Musetti, nel frattempo, correva e dava spettacolo: quattro set con Giovanni Mpetshi Perricard negli ottavi, altri cinque con Taylor Fritz per superare l’ostacolo dei quarti.

Lorenzo si trova davanti alla sfida più difficile e agli ingredienti tipici della fine della favola: il campione esperto e cattivo, il centrale di Wimbledon, la prima semifinale, l’appagamento per un risultato clamoroso e un po’ imprevisto. Riuscirà a non farsi travolgere?  

I precedenti (5-1 Nole) sono confortanti e preoccupanti al tempo stesso: Musetti ha già sconfitto Djokovic (Montecarlo 2023) e in generale- sulla terra battuta- è sempre riuscito a giocarsi le sue carte (ricordiamo ad esempio le due sconfitte al quinto set al Roland Garros, 2021 e 2024). Sul veloce Lorenzo ha però raccolto pochi game (6 a Dubai e solamente 3 a Bercy, in entrambi i casi nel 2022) e nelle due- già citate- sfide di Parigi (tre set su cinque) l’italiano è letteralmente crollato dal punto di vista fisico con il passare dei minuti e dei set, sovrastato dall’esperienza, dalla lucidità, dalla trance agonistica e dallo strapotere fisico di Djokovic: teoricamente Musetti- quindici anni in meno del rivale, 1987 e 2002- dovrebbe cercare di allungare gli scambi, mettendola sul piano della tenuta atletica e dello sforzo prolungato. Ma la teoria e la carta d’identità hanno – da che mondo è mondo – perso tutti i precedenti con Djokovic: e infatti il tennista carrarino solamente poche settimane fa – oltretutto sulla superficie più favorevole e contro un Nole per lunghi tratti spento e appannato – è stato paradossalmente annichilito dal vecchio leone proprio sul piano della resistenza pura, dello sforzo atletico e della benzina nelle gambe. E poi è arrivata la classe del campione.

L’italiano è reduce da due match perfetti, nel corso dei quali ha silenziato due grandi servizi come quelli di Perricard e di Fritz, mettendo in mostra tutte le rotazioni del suo tennis: con Djokovic- se riuscirà a rispondere e ad entrare con continuità nello scambio- dovrà continuare a utilizzare il suo back preciso, svolazzante e un po’ sornione (una strategia che ad esempio ha fatto a pezzi le certezze del rigido Fritz), cercando di stuzzicare il ginocchio di Nole, cambiando in continuazione- se ne avrà l’opportunità- il ritmo della partita e l’altezza dei colpi. Back corto in cross, back profondo lungolinea, e poi l’accelerazione. 

Il serbo andrà a caccia della 37esima finale slam della carriera, Lorenzo, invece, del sogno di una vita.

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