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Mercato di Cortina, i commercianti protestano per il cambio di location: «Fatturato giù del 90%»

Mercato di Cortina, i commercianti protestano per il cambio di location: «Fatturato giù del 90%»

foto da Quotidiani locali

Fatturato in calo del 90% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e poche speranze per il futuro. I commercianti del mercato di Cortina, trasferiti da alcune settimane nella zona artigianale di Pian da Lago dopo l’avvio dei lavori all’ex stazione, alzano i toni e attaccano duramente il Comune.

Gli ambulanti affermano di essere stati completamente abbandonati ed accusano l'amministrazione di non voler aprire un dialogo per trovare soluzioni in grado di risolvere il problema. «Siamo passati dal paradiso all’inferno», afferma Fabio Boscaro, che da cinquant’anni vende abbigliamento e maglieria per donna a Cortina. «Le vendite sono arrivate praticamente a zero, basta guardarsi in giro, non c’è nessuno».

«Già lavoriamo solo tre mesi all’anno con i turisti», continua Boscaro. «Mettendoci in queste condizioni, hanno quasi azzerato del tutto le vendite. Da parte del Comune non c’è stata neanche una parola o un minimo di confronto, siamo stati sbattuti qua, penso che ci vogliano eliminare».

«Oltretutto», conclude Boscaro, «qui la sicurezza è pari a zero, ci sono molti camion che girano ed è pericoloso. Io faccio anche i mercati di Tai di Cadore e di Belluno, ma Cortina era un ottima piazza per noi. Questa situazione è una rovina: capisco i lavori, ma si poteva parlare insieme e trovare una soluzione migliore».

A fare eco a Boscaro è Luca Canal, venditore di souvenir proveniente dalla Val di Fassa: «Sono cinquant’anni che facciamo il mercato a Cortina», afferma Canal, «il fatturato è praticamente andato a zero, perché con i miei articoli non lavoro: vanno bene per turisti che qui non vengono, mentre la gente del posto è pochissima. Abbiamo chiesto più volte al Comune di interpellarci per trovare una soluzione o un posto più vicino al paese, come tutti i mercati, ma non ci hanno permesso di avere un confronto. Ci hanno detto: se va bene così ok, altrimenti potete restare a casa per due anni».

Esasperata anche Giovanna Strazzacappa, venditrice di abbigliamento: «Le vendite sono calate del 90%», dice Stazzacappa, «ci hanno tolto la dignità del lavoro, non è possibile tenere in piedi un’azienda con questo calo del fatturato e non c’è nessuna collaborazione da parte del Comune. Forse c’è la volontà di distruggere il mercato. Il Comune, fin dall’inizio, ha dichiarato in una lettera del 28 marzo, che era “superfluo avviare un dialogo”. In sintesi, o andava bene così oppure potevamo restare a casa. Noi vogliamo un confronto con loro, altrimenti ci aspetta solo del buio davanti a noi».

Gertrud Waldner, titolare di un’azienda di arredo casa, lavora a Cortina da quarant’anni e sembra voler cambiare aria: «Penso che forse diamo fastidio a qualcuno», dice Waldner, «ci tolgono il pane dalla bocca, io finora ho avuto un grosso danno, con un calo delle vendite dell’80% abbondante».

«Questo è un posto infelice», continua Waldner, «perché passano tantissimi camion delle imprese che producono smog, polvere e disagi. A noi, però, continuano ad arrivare i conti da pagare, come la Tosap: cifre importanti, che in queste condizioni sono difficili da pagare. Nei prossimi mesi prenderò una decisione, sto valutando di lasciare Cortina perché sono stufa di come viene gestito questo paese».

Giovanni Bosinco, venditore di cashmere italiano, sembra affranto dalla situazione: «Meglio non parlare di percentuali di cali delle vendite», dice Bosinco, «ma siamo molto vicini al meno 100%. Basta guardarsi in giro, non c'è praticamente nessuno. Prima eravamo in centro, ora siamo quattro chilometri fuori, è normale che accada questo. Per come vanno le cose, non credo ci sarà un miglioramento nelle prossime settimane».

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