Thomas Tonicello l’esploratore isontino che sussurra ai grandi deserti
GORIZIA. Il cielo notturno disseminato di miliardi di stelle sopra una distesa infinita di nulla che, poi, nulla non è. I colori e i profumi che sembrano parlare. I bambini che sbucano all’improvviso, giocando, dopo settimane passate senza incontrare nessuno. E poi uno sguardo o un sorriso ricambiati, che sono il linguaggio universale di chi non condivide una singola parola, ma si capisce lo stesso. D’accordo, poi ci sono i numeri, i record, i primati, e contano pure quelli: ma è tutto questo (chiamatele emozioni, suggerirebbero Battisti e Mogol) ciò che alla fine vale di più e resta nel cuore e nella memoria di Thomas Tonicello. “L’uomo che sussurra al deserto”, lo definiscono con una bonaria presa in giro gli amici, senza andare peraltro troppo lontano dalla verità. Perché per lui il deserto è un luogo dell’anima e tra poco più di un mese, a meno di sorprese, diventerà l’unico uomo al mondo ad avere attraversato tutti i dodici più grandi e importanti del pianeta (ghiacci esclusi) in solitaria.
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Cinquantuno anni da compiere a ottobre, Tonicello è un ex vigile del fuoco, in servizio a Gorizia per vent’anni, durante i quali già faceva l’istruttore di guida in fuoristrada per i colleghi. Nel 2019, poi, ha deciso di rivoluzionare la sua vita, lasciando la divisa e dedicandosi anima e corpo alle gare di fuoristrada e all’organizzazione di viaggi e spedizioni particolari, estreme, tra i ghiacci del grande nord o nel caldo secco del deserto, nella foresta pluviale o ovunque si respirasse avventura. «La mia fortuna è quella di essere un esperto pilota, ma anche un meccanico e un navigatore – racconta Thomas –. Sono completamente autonomo e dunque posso assistere gli appassionati e gli esploratori che si rivolgono a me da tutta Italia ma soprattutto dall’estero per avermi come guida o per organizzare una spedizione».
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Poi c’è il resto, la vera passione: i viaggi in solitaria, che Tonicello affronta a bordo della sua moto Honda Transalp o il suo camper Overland. È stato, letteralmente, ai quattro angoli del globo («Anche se mi manca di attraversare Artide ed Antartide», tiene a precisare, non senza un pizzico di rammarico) ma non c’è luogo che lo ispiri come i grandi deserti. Ha cominciato ad esplorare appena diciottenne con un viaggio in Kenya con amici, e poi da solo, ogni volta possibile, mettendo in fila dal 2006 ad oggi quasi tutte le grandi distese desertiche: Simpson e Gibson in Australia, Sahara, Kalahari e Namib in Africa, Rub’Al Khaly in Oman, Atacama in Cile, Mojave e Chihuahua in Messico, Salar de Uyuni in Bolivia, Karakum in Karakum in Turkmenistan. Quel “quasi” è rappresentato dalla dodicesima e ultima sfida: il deserto del Gobi in Mongolia, che proietterà una volta di più Thomas Tonicello nel Guinness dei primati.
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«Partirò il 22 luglio, e starò via un mese e mezzo – racconta Thomas, che nella sua Cormons abitualmente non passa più di un mese all’anno –. Devo ancora valutare le tappe di avvicinamento, considerando la situazione geopolitica internazionale, ma una volta in Mongolia avrò di fronte 2.700 km di nulla più totale, a bordo di una Toyota Land Cruiser che noleggerò sul posto. Si tratta di una delle aree meno popolate al mondo, e la vera sfida sarà farcela senza approvvigionamenti e rifornimenti: caricherò tutto il possibile sul fuoristrada».
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Tonicello studia questa spedizione da 3 anni, aveva “sfiorato” il Gobi durante una viaggio sulle tracce di Marco Polo tra Venezia e Tokyo, ma aveva rinviato in attesa dell’occasione giusta. Ora la stagione è meno inclemente (d’inverno si arriva anche a -50°C) e non c’è bisogno di visti. Di certo Thomas non è il tipo che si fa scoraggiare dalle difficoltà o dagli imprevisti. In Argentina rischiò la vita dopo una caduta dal quad, rimediando la frattura di 13 costole, e in Australia passò tre giorni in accampamento con gli aborigeni mangiando come loro («Deliziose le larve, a differenza di iguana e canguro», assicura) dopo averli aiutati a riparare il motore della loro macchina. In Kazakistan invece dovette giocarsi i nomi di Del Piero e della Ferrari per convincere un locale non troppo amichevole di non essere americano, evitando guai. «Amo i deserti perché regalano tantissimo – racconta Tonicello –. Si pensa che non ci sia nulla, invece è pieno di vita, di animali, oasi e colori, e dopo settimane di silenzio ti capita di incontrare un bambino. Per non parlare delle notti e dei cieli stellati, indescrivibili. Cosa mi aspetto dal Gobi? Dicono che è il deserto che parla. ..sono curioso di ascoltarlo».