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Tre domande a Riccardo Adami, race engineer di Carlos Sainz in Ferrari

Tre domande a Riccardo Adami, race engineer di Carlos Sainz in Ferrari 1. Quali sono le caratteristiche dell’Hungaroring? Carlos Sainz: “L’Hungaroring è un tracciato caratterizzato da molte curve a bassa velocità di percorrenza e da pochi rettilinei. Solitamente la configurazione aerodinamica della vettura è ad alto carico, anche se ciò comporta maggiore resistenza all’avanzamento. È [...]

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Riccardo Adami
SAINZ Carlos (spa), Scuderia Ferrari SF-24, portrait ADAMI Riccardo, Scuderia Ferrari Race Engine of Carlos Sainz, portrait during the Formula 1 Qatar Airways British Grand Prix 2024, 12th round of the 2024 Formula One World Championship from July 5 to 7, 2024 on the Silverstone Circuit, in Silverstone, United Kingdom – Photo Xavi Bonilla / DPPI

Tre domande a Riccardo Adami, race engineer di Carlos Sainz in Ferrari

1. Quali sono le caratteristiche dell’Hungaroring?
Carlos Sainz: “L’Hungaroring è un tracciato caratterizzato da molte curve a bassa velocità di percorrenza e da pochi rettilinei. Solitamente la configurazione aerodinamica della vettura è ad alto carico, anche se ciò comporta maggiore resistenza all’avanzamento. È il circuito permanente con la velocità media sul giro più bassa di tutto il campionato. È richiesta un’ottima trazione ma anche un assale anteriore molto reattivo a centro curva per potere ottimizzare la percorrenza. Le alte temperature ambientali e i corti tratti rettilinei mettono a dura prova il raffreddamento delle vetture, la pista risulta impegnativa anche per i piloti che affrontano un rapido susseguirsi di curve stile “kartodromo” nel tratto centrale. È difficile effettuare sorpassi quindi è importante concentrarsi, oltre al passo gara, anche sulla qualifica. A rendere il fine settimana ancora più sfidante ci saranno infine le condizioni meteo che, in questo periodo dell’anno, possono essere mutevoli con possibili temporali estivi”.

2. Hai ormai un’esperienza notevole nel ruolo di Race Engineer e quest’anno oltre a Carlos ti sei trovato a dover supportare Oliver Bearman al debutto in Formula 1 a Jeddah. Quale è la chiave per ricoprire al meglio questo ruolo?
C.S.: “Nel mio ruolo è fondamentale curare la comunicazione con il pilota per coglierne le sensazioni e trasmettergli le informazioni utili a seconda della circostanze e delle condizioni di contorno, che sono sempre estremamente mutevoli. Ho lavorato con piloti dalle caratteristiche diverse e l’esperienza mi aiuta a valutare le singole situazioni per metterli in condizione di performare al meglio. Con Oliver, ad esempio, avevamo poco tempo a disposizione ed è stato importante fornirgli le giuste informazioni per condurre qualifica e gara. Nel corso di un campionato è possibile invece lavorare più a lungo per sviluppare un’affinità sempre crescente tra il pilota e la squadra”.

3. Guardando più al lato personale, qual è l’aspetto che ami di più del tuo lavoro, e quale invece quello più complicato da gestire?
C.S.: “Svolgo questa professione da anni e non riesco a fare a meno delle sensazioni che si provano durante il weekend di gara soprattutto quando si svolge un buon lavoro. Il Campionato è lungo e a volte è complicato gestire i momenti di grande tensione che si possono creare. Sto comunque seguendo una mia passione ed è un orgoglio far parte della Scuderia Ferrari”.

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