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FUORICAMPO | Aria di crisi nel pallone

La scorsa settimana, un po’ sotto traccia ma neppure tanto, il mondo del calcio è stato vicino ad una crisi. Perché? Perché la Commissione Cultura della Camera sembrava accogliere in toto un emendamento al Decreto Sport dell’ On. Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia (stesso partito del Presidente della Lazio Claudio Lotito….). Cosa c’era di […]

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La scorsa settimana, un po’ sotto traccia ma neppure tanto, il mondo del calcio è stato vicino ad una crisi. Perché? Perché la Commissione Cultura della Camera sembrava accogliere in toto un emendamento al Decreto Sport dell’ On. Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia (stesso partito del Presidente della Lazio Claudio Lotito….).

Cosa c’era di così tremendo in questo emendamento da far paventare una crisi, addirittura con riverberi internazionali, nell’intero sistema calcio italiano? L’emendamento  prevedeva una Serie A completamente autonoma dalla FIGC: autonomia statutaria e regolamentare (come la Premier League) e con un peso elettorale proporzionale al contributo economico versato al sistema calcio. Era previsto addirittura il diritto di veto su tutte le delibere federali che riguardassero “direttamente o indirettamente” la Serie A, e la possibilità di fare ricorso contro eventuali provvedimenti  contrari subito al Tar, saltando la trafila della giustizia sportiva. Di fatto un totale ridimensionamento della FIGC. Era  il tentativo di far acquisire più potere alla  Lega che al momento vale solo il 12% dei voti in FIGC  e conta su appena 3 consiglieri su 20. Con un un peso elettorale “proporzionale al contributo economico” vedrebbe sicuramente aumentata la sua rappresentanza ed avrebbe un peso determinante in tutte le decisioni prese dalla FIGC. La formulazione originale dell’emendamento recitava “Nel rispetto degli statuti delle federazioni di riferimento (…), le leghe sportive professionistiche hanno diritto a un’equa rappresentanza (…) che tenga conto anche del contributo economico apportato al relativo sistema sportivo”. Alla fine l’obiettivo era quello che la Serie A, insieme alla B e alla C (il calcio professionistico insomma) avrebbero dovuto pesare di più.  Un terremoto, tanto che il Presidente della FIG Gabriele Gravina esprimeva da subito la sua assoluta contrarietà mentre la Serie A spingeva per l’approvazione dell’emendamento. Giovedì scorso (11 luglio) era arrivata alla FIGC perfino una lettera della UEFA e della FIFA che recitava Se dovesse essere adottato e reso esecutivo nella sua formulazione originale, o anche in una nuova con sostanzialmente gli elementi trattati, non ci sarebbe altra scelta che sottoporre la questione agli organi competenti per l’esame di misure, inclusa un’eventuale sospensione della FIGC. Che tra l’altro renderebbe incompatibile l’Italia quale Paese co-ospitante della fase finale del Campionato Europeo UEFA 2032”. Una minaccia neppure tanto velata che avrebbe messo a rischio anche la partecipazione delle squadre italiane alle competizione europee. Immediata la replica del Presidente del CONI Malagò “È una lettera che fa riflettere e sulla quale fare delle considerazioni. Non penso che non ci siano responsabili né che il nostro Paese sia l’unico in cui ci sono delle dinamiche di interpretazione o discussione su temi di politica sportiva – ha detto il numero uno dello sport italiano a margine del consiglio odierno -. In questo preciso momento storico, in cui siamo testa e cuore sulla spedizione di Parigi, ne avremmo fatto volentieri a meno. Bisogna fare tutte le possibili riflessioni anche perché siamo l’Italia e siamo la nazione ospitante degli europei del 2032. Meglio mettere acqua sul fuoco perché non mi sembra un vantaggio per nessuno adottare politiche diverse”. Va detto che la proposta dell’On.Mulè non era tutta farina del suo sacco perché era stata formulata da una Commissione di esperti alla quale nella primavera scorsa la Lega Calcio Calcio aveva affidato in primavera il compito di studiare una soluzione per avere più autonomia dalla Figc. Sono seguiti contatti tra le parti coinvolte che alla fine hanno portato la Commissione Cultura e Sport della Camera ad approvare l’emendamento Mulé in una nuova riformulazione “Nel rispetto degli statuti, al fine di garantire un’adeguata rappresentanza nei sistemi federali, negli sport a squadre composte da atleti professionisti e con meccanismi di mutualità generale previsti dalla legge, le leghe sportive professionistiche hanno diritto a un’equa rappresentanza negli organi direttivi delle federazioni sportive nazionali di riferimento che tenga conto anche del contributo economico apportato al relativo sistema sportivo”.

 Una versione diversa dall’originale, rispetto alla quale vengono tolte alcune criticità, ma bastante per far dire al Presidente della Lega di Serie A che si è raggiunto comunque un “traguardo importante. Una piccola ma significativa svolta che lascia per il momento gli equilibri pressoché intatti ma che indica una traccia, tanto che il Ministro Abodi afferma che ”Adesso sarà più facile per la Federazione, se vorrà anche con il nostro contributo, trovare una soluzione equilibrata e di buonsenso al tema trattato dall’emendamento, e anche alle altre grandi questioni che non hanno trovato risposte e soluzioni in questi anni nel sistema calcio”.

I milioni di euro che con i diritti TV e con gli sponsor circolano nel mondo del calcio fanno evidentemente gola a molti e rischiano di far saltare equilibri consolidati. Che sia necessario cambiare qualcosa lo dicono tutti i protagonisti ma non sono d’accordo sul cosa, sul come e sul quando. Si tiene la facciata ma sotto qualcosa ribolle, e non è solo una questione di soldi ma anche di potere, di relazioni, di visioni. L’emendamento approvato, anche se addolcito rispetto all’originale, ha comunque tracciato una via. Difficile tornare indietro, ancora più difficile percorrerla senza rompere il giocattolo.

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