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I cent’anni dell’Auc e di Diego Sabolo «Esempio di goliardia»

IVREA

Cent’anni per l’Associazione Universitari Canavesani e cent’anni (compiuti lo scorso mese di giugno) per Diego Sabolo, il decano del più antico ordine goliardico cittadino. Il doppio secolo è stato festeggiato, in maniera intima, venerdì pomeriggio al Circolo di San Bernardo, nel corso di un aperitivo che ha raccolto attorno a Sabolo una ventina di goliardi in rappresentanza delle diverse generazioni dell’ordine.

Accompagnato dal figlio Alessandro, in splendida forma fisica (l’uso del bastone per camminare è praticamente una forma di prudenza), Sabolo è stato accolto dal canto “Student Canavesan”, vero inno della goliardia nostrana. Un po’ di inevitabile commozione, un saluto a tutti, gli auguri e i complimenti, poi il festeggiato si è messo a tavola, dimostrando che il passare degli anni non gli ha tolto l’appetito e il gusto della convivialità.

Nella celebrazione di un traguardo così significativo non poteva mancare la pergamena, declamata da uno dei giovani presenti, il Magister Grolla Nuda (al secolo Marco Boscardin): «In quest’anno di gioia e celebrazione – è l’incipit - ti rendiamo onore illustre fratello che, insieme all’Auc, giungi felicemente al traguardo dei cento anni».

Il testo evidenzia una delle caratteristiche di Sabolo da sempre più apprezzate: la sua abilità narrativa con la quale ha saputo conquistare generazioni di goliardi, nel raccontare gli episodi dei suoi anni giovanili: «I tuoi fascinanti racconti di episodi passati hanno scolpito in ciascuno di noi la chiara immagine dei fratelli che ci hanno preceduti nel saper ridere delle miserie filistee ed apprezzare il mondo per quello che è e non per quello che vuole apparire».

Sabolo viene riconosciuto come esempio per i goliardi di oggi: «Ogni tuo passo è un capitolo scritto con l’inchiostro della gioia e dell’orgoglio canavesano, ed il tuo cammino è per noi una stella guida. Possa il tuo riso continuare a riecheggiare nei nostri convivi per molti anni ancora e ti auguriamo che il futuro riservi nuove gioie tanto vibranti quanto il richiamo di un calice pieno di passione».

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