Gli asili nido e il caso dell’obbligo di iscrizione all’albo professionale. Le associazioni di settore: “Non c’è da preoccuparsi, ecco perché”
E’ scontro sull’albo dei pedagogisti ed educatori professionali socio pedagogici istituto dal governo. Dopo l’allarme dell’Anci perché venga perché eliminato l’obbligo d’iscrizione per evitare che l’avvio dell’anno scolastico nei nidi abbia dei problemi a suonare il campanello d’allarme è anche Assonidi, l’associazione dei nidi e delle scuole d’infanzia private affiliata a Confcommercio. A prendere le difese della maggioranza, stavolta, scendono in campo le associazioni professionali dei pedagogisti e degli educatori che a ilfattoquotidiano.it garantiscono che nessuno verrà licenziato anche se non si sarà iscritto all’albo entro la data del 6 agosto fissata dalla norma.
La questione è legata alla legge 55/2024 che stabilisce l’obbligo di iscrizione ad un albo professionale. Il decreto legislativo 65/2017 prevedeva la laurea specialistica per lavorare nei nidi ma in questi anni, a causa della mancanza di figure specializzate, è stato concessa una deroga ai diplomati che hanno conseguito il titolo entro il 2022. Ora – a detta di Assonidi e Anci – queste persone, regolarmente inquadrate nei contratti di categoria, dovranno iscriversi all’albo professionale pena una possibile denuncia per esercizio abusivo della professione.
Una versione contraddetta da Silvia Negri, presidente di App, associazioni professioni pedagogiche, che parla a nome anche di altre associazioni come Anpe (Associazione nazionale pedagogisti italiani), Conped (coordinamento nazionale pedagogisti ed educatori) e Federped (Federazione nazionale delle associazioni professionali di categoria per pedagogisti ed educatori socio-pedagogici). “Comprendiamo le preoccupazioni – dice Negri – perché il momento è di grande confusione ma nella legge 55 non ci sono passaggi che fanno coincidere la fase di prima applicazione della norma con i 90 giorni che scadono il famigerato 6 agosto. I commissari regionali di Puglia e Lazio hanno autonomamente spostato in avanti la data e comunque noi abbiamo inviato un interpello formale al ministero della Giustizia per chiedere una conferma dell’interpretazione secondo cui la fase di prima applicazione della legge finirà quando l’ordine sarà ufficialmente costituito”. Negri invita gli educatori ad iscriversi entro il 6 agosto per poter partecipare alle elezioni dei presidenti degli ordini regionali ma al nostro giornale spiega: “Tutti gli educatori con i titoli regionali possono iscriversi all’albo e hanno la sicurezza di poter lavorare anche perché per allora probabilmente nessun tribunale avrà pubblicato gli elenchi delle richieste di iscrizione accettate, quindi quand’anche un datore di lavoro volesse controllare l’iscrizione dei propri dipendenti non ne avrebbe la possibilità e nemmeno l’ordine potrebbe farlo, anche perché non esiste ancora”. Una questione, comunque, solo rinviata. D’altro canto per Negri e gli altri l’albo è necessario: “La nostra preoccupazione invece è che qualcuno voglia utilizzare l’ansia dei colleghi e delle colleghe e l’allarme diffuso per tentare di scorporare il segmento 0-3 dall’albo degli educatori, scelta insostenibile dal punto di vista scientifico, giuridico e professionale. A fronte di una complessa stratificazione di norme, nazionali e regionali, che regolano i titoli di accesso alle professioni di pedagogista e di educatore professionale socio-pedagogico, e di una frammentazione della categoria, l’istituzione di un ordine delle professioni pedagogiche e educative si pone come uno strumento di unità e di maggiore autorevolezza nelle interlocuzioni con tutti i soggetti istituzionali e non”.
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