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“Liberate Maysoon e Marjan, attiviste iraniane in cerca di asilo che l’Italia ha incarcerato come “scafiste””. L’appello alla Camera

“Liberate Maysoon e Marjan, attiviste iraniane in cerca di asilo che l’Italia ha incarcerato come “scafiste””. L’appello alla Camera

Si è tenuta oggi, giovedì 18 luglio, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, la conferenza “Donna, vita, libertà. Il caso di Maysoon Majidi e Marjan Jamali”, organizzata per chiedere la libertà delle due donne iraniane arrestate con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. La conferenza è stata convocata da Luigi Manconi, presidente di A […]

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Si è tenuta oggi, giovedì 18 luglio, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, la conferenza “Donna, vita, libertà. Il caso di Maysoon Majidi e Marjan Jamali”, organizzata per chiedere la libertà delle due donne iraniane arrestate con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. La conferenza è stata convocata da Luigi Manconi, presidente di A Buon Diritto, insieme ai parlamentari Laura Boldrini, presidente del Comitato per i diritti umani della Camera, e Marco Grimaldi di Alleanza Verdi Sinistra. Tra i partecipanti, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International – Italia, Ferdinando Laghi, consigliere regionale, e Parisa Nazari, attivista del movimento “Donna vita libertà”, dallo slogan politico curdo divenuti un grido di richiamo nel corso delle proteste seguite alla morte di Mahsa Amini, l’attivista morta mentre era sotto custodia della polizia morale iraniana.

Maysoon Majidi, attivista, reporter e videomaker curda, e Marjan Jamali sono due giovani donne iraniane arrivate in Italia nel 2023. Dopo lo sbarco sono state sottoposte a provvedimenti di custodia cautelare con l’accusa di essere “scafiste” e di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, basata su testimonianze raccolte subito dopo lo sbarco senza possibilità di controesame. L’avvocato di Jamali ha anche depositato la ricevuta del pagamento di 14.000 dollari versato dalla famiglia della ragazza ad un’agenzia turca, come pagamento del viaggio suo e di suo figlio per l’Europa. Lei si trova agli arresti domiciliari, mentre Maysoon Majidi è reclusa in carcere in Calabria, in attesa del giudizio immediato fissato per il 24 luglio. La condizione di Maysoon è particolarmente preoccupante: soffre di grave depressione e debilitazione, pesa tra i 38 e i 40 kg e le è stata negata la visita di una psicologa da lei indicata.

“L’Italia dovrebbe essere un porto sicuro per chi fugge da situazioni di pericolo, non un luogo dove si rischia di essere accusati ingiustamente,” afferma la Onlus A Buon Diritto. L’organizzazione sottolinea come l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, prevista dall’articolo 12 del Testo Unico Immigrazione (TUI), colpisca spesso persone che non hanno alcun legame con il traffico di esseri umani. Infatti, molte delle persone alla guida delle imbarcazioni sono migranti in stato di necessità, ma vengono trattate come trafficanti di esseri umani. Le accuse contro Majidi e Jamali derivano da testimonianze di altri migranti che hanno viaggiato con loro. Majidi è stata accusata di distribuire cibo e acqua a bordo, mentre le accuse contro Jamali provengono da uomini che, secondo il suo racconto, hanno tentato di violentarla. I testimoni sono stati interrogati nei momenti concitati dopo l’approdo e successivamente sarebbero scomparsi, impedendo un controesame delle affermazioni. “La ragazza è indignata dal semplice fatto di essere definita scafista, lei che ha speso i 28 anni della sua giovane vita per azioni solidali e per la difesa dei principi di libertà e democrazia”, aveva raccontato Giancarlo Liberati, avvocato di Maysoon Majidi. Non solo. A maggio le accuse avrebbero potuto essere smentite dagli stessi denuncianti. Uno dei testimoni, imbarcato con Maysoon e ora in un campo profughi in Germania, avrebbe dovuto spiegare al Tribunale di non averla mai accusata. Ma l’udienza per acquisire subito la prova è stata rinviata perché il teste “non è stato rintracciato dalla guardia di finanza italiana”, ha raccontato a Open l’avvocato Liberati, che dopo l’udienza e di fronte a testimoni ha chiamato di persona il teste al telefono, dimostrando la sua reperibilità.

Durante la conferenza stampa di oggi alla Camera è stata letta una lettera di Maysoon Majidi indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in cui chiede che la sua voce venga ascoltata e che la sua detenzione venga trasformata in libertà provvisoria o in una forma di detenzione alternativa. L’incontro ha avuto anche l’obiettivo di denunciare l’inasprimento delle politiche migratorie italiane e di sottolineare che il traffico di esseri umani è alimentato dalla mancanza di canali legali e sicuri. Numerose associazioni hanno aderito alla conferenza stampa del 18 luglio, tra cui A Buon Diritto Onlus, Ero Straniero, Refugees Welcome Italia, Mediterranea Saving Humans, Lunaria, Ciac Onlus, Casa dei diritti sociali odv, RECOSOL, Fondazione Migrantes, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI), Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo (ASCS), Acli, Danish Refugee Council (DRC), Amnesty International Italia, Coltivazione Aps, International Rescue Committee Italia, Associazione Black and White ETS Castel Volturno, Commissione Migranti e GPIC, Missionari Comboniani provincia italiana, Cnca, Asgi ed Europasilo.

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