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Tragica lite all’hotel Corona:  «Gli ho dato due pugni ma non pensavo di averlo fatto morire»

VOGHERA. Ha ammesso di averlo colpito con due pugni al volto, ma si è difeso dicendo che non immaginava di provocarne la morte. Kouchaoui Azzeddine, il 25enne di origine marocchina accusato di omicidio preterintenzionale in relazione al decesso di Helmi Neffati, tunisino di 41 anni che era suo compagno di camera all’hotel Corona, al giudice Pasquale Villani, che lo ha interrogato e poi lo ha lasciato in carcere, ha anche riferito di alcuni suoi problemi di salute, che avrebbero fatto scattare quella reazione.

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Ne aveva parlato già durante il processo a carico dell’ex assessore Massimo Adriatici: l’indagato, infatti, è uno dei testimoni oculari, quindi testimone chiave, dei fatti della sera del 20 luglio 2021 in piazza Meardi, quando un colpo di pistola esploso dall’ex assessore uccise il 39enne Younes El Boussettaoui. La testimonianza in aula di Azzedine aveva suscitato scalpore perché diversa rispetto alle versioni che aveva dato ai carabinieri e in incidente probatorio: alla base di questi problemi di memoria il 25enne aveva indicato proprio una patologia di cui soffre. Il giudice lo ha lasciato in carcere anche perché il giovane, difeso dall’avvocata Grazia Lanfranchi di Voghera, non ha un domicilio dove poter usufruire degli eventuali arresti domiciliari.

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L’autopsia

La posizione dell’indagato è legata ai risultati dell’autopsia sul corpo del 41enne, che è stata eseguita ieri mattina a Medicina legale. Helmi Neffati, infatti, era morto in ospedale a distanza di ore dall’aggressione e il nesso con i pugni al volto è ancora tutto da stabilire. Era stato lui stesso a uscire dall’hotel Corona per andare al pronto soccorso (come lo stesso indagato ha ricostruito davanti al giudice), dove i medici gli avevano diagnosticato una frattura alla mandibola.

Dalla Tac non era emerso altro, ma verso le sei del mattino aveva avuto un arresto cardiaco. Provocato dall’aggressione subita o da altro? L’esame autoptico potrà dare una risposta e questa inciderà sull’accusa provvisoria contestata al 25enne di origine marocchina.

La ricostruzione

La versione fornita dal giovane coincide con la ricostruzione eseguita dagli agenti della squadra mobile, coordinati dal dirigente Giovanni Marinetti e dal vice Andrea Lenoci. Il 25enne ha confermato di avere avuto una discussione con il 41enne nella camera dell’hotel che li ospitava: il tunisino disturbava e lui non riusciva a dormire.

La lite è presto degenerata e i due si sono messi le mani addosso. «Avevo bisogno di dormire, lui mi ha aggredito e io ho risposto con due pugni al volto», ha spiegato al giudice. Il tunisino è uscito, per andare in ospedale, ma all’alba di sabato è morto. Il 25enne di origine marocchina è stato arrestato dopo alcune ore in stazione a Voghera, mentre scendeva dal treno: non sapeva che l’uomo con cui aveva litigato fosse deceduto. —

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