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La passione del teatro diventa successo



«Apriamo il sipario una infinità di volte l’anno», spiega a Panorama Giampiero Beltotto, presidente dello Stabile del Veneto. «Abbiamo creato un progetto regionale che coinvolge il Goldoni qui in Laguna, il Verdi e il Maddalene di Padova, il Del Monaco di Treviso, cui vanno aggiunte molte altre collaborazioni». Obiettivo? «Trasmettere cultura al grande pubblico».

Quest’estate Venezia si vive due volte: ammirandola in gondola e nei campielli nella sua veste solare, e a teatro, per immergersi nell’anima lunare della città, sperimentandone la magia e lo spirito immaginifico. L’occasione è Titizé - A Venetian Dream, uno spettacolo della compagnia Finzi Pasca in scena al Teatro Goldoni, dove il linguaggio della Commedia dell’arte si coniuga alla fascinazione di complesse macchine sceniche, tra maschere, misteri e acrobazie.

È un segnale importante del desiderio di far vivere ai turisti un’esperienza più ricca, senza precludere nulla. Un progetto del Teatro Stabile del Veneto, che da anni intensifica il dialogo con il territorio e le sue culture. Come spiega Giampiero Beltotto, presidente del Teatro Stabile del Veneto, «il centro storico di Venezia, dove si trova il Teatro Goldoni, si sta spopolando. Ma la città ha una grande ricchezza: l’afflusso di turisti. E allora abbiamo cercato di riempire un vuoto produttivo che riguardava l’estate, con uno spettacolo coinvolgente, adatto a tutti, grandi e piccoli».

Titizé è una delle 80 proposte del cartellone del Teatro Stabile del Veneto, un organismo culturale complesso, composto da una serie di luoghi di spettacolo ricchi di storia. Ci sono il Teatro Goldoni di Venezia, il Teatro Verdi e il Teatro Maddalene di Padova, il Teatro Del Monaco di Treviso, cui vanno aggiunte le collaborazioni con il Teatro Olimpico di Vicenza e con l’Estate Teatrale Veronese e il Fringe Festival di Verona.

«Il Goldoni di Venezia è il luogo dove nasce il teatro moderno, Padova è oggi una fucina di spettatori oltre che di spettacoli, e Treviso ha una rara capacità di orientare il pubblico alla qualità», nota Beltotto. «Stiamo costruendo una piattaforma regionale del teatro che è unica in Italia». E i numeri parlano chiaro: 150 mila spettatori all’anno, 38 titoli in abbonamento e 6.215 abbonati. «Quelle cifre dicono che stiamo ricominciando a dialogare con il pubblico» osserva Beltotto. «Nel nostro territorio siamo centrali per l’offerta di qualità. Apriamo il palcoscenico quasi 400 volte in un anno e per la stagione 24/25 sono in programma 15 tra nuove produzioni e co-produzioni». Nel 2022 il Teatro Stabile del Veneto ha ottenuto di nuovo la qualifica di teatro nazionale e quest’anno è al primo posto tra i migliori teatri italiani nella classifica stilata dal ministero della Cultura.

«È stato premiato un teatro che ha ricominciato a confrontarsicon il territorio», osserva Beltotto. «Tre anni fa c’era un’associazione composta da tre soci, e oggi c’è una fondazione che ne ha dieci. Questo vuol dire che il territorio ha gratificato una relazione che noi abbiamo fortemente voluto e auspicato, composta da una fondazione bancaria, dagli industriali, dalle Camere di commercio, dalla Provincia, dai soci fondatori, ovvero il Comune di Venezia, quello di Padova e la Regione, e comprende il terzo teatro, quello del Comune di Treviso. Esiste una relazione profonda tra un teatro che è riuscito a convincere la sua componente economica a sostenerlo e un’autonomia culturale che oggi noi auspichiamo, e che credo sia la vera novità».

Ma l’autonomia culturale si traduce anche nella scelta di spettacoli che riflettano il carattere e la cultura del territorio? «Lavoriamo nella città e nella terra di Carlo Goldoni, e stiamo superando quella sorta di censura e di dimenticanza che dal Sessantotto in poi c’erano state sulla figura e sull’opera del grande drammaturgo, spazzate via perché considerate teatro borghese» nota Beltotto. «Oggi abbiamo in mente un progetto culturale profondamente liberale e trasversale: ospitiamo Pietrangelo Buttafuoco e Massimo Cacciari, Goldoni e Peter Handke. Non vogliamo essere il teatro di qualcuno, ma il teatro di tutti, perché il teatro appartiene al popolo. Se si ha in mente questo, si è già fatta un’operazione di rilancio del teatro in quanto tale, e non del teatro in quanto cinghia di trasmissione ideologica: in Italia gli ultimi 40 anni sono stati dominati dall’autoreferenzialità di registi che lavoravano solo per loro stessi».

In parallelo, mentre si lavora su nuove modalità per rendere il teatro più fruibile e attraente, si fa formazione, per preparare le nuove generazioni di professionisti. «Da sette anni con la Regione stiamo realizzando il progetto Teseo. L’85 per cento dei nostri ragazzi trova occupazione nell’ambito dello spettacolo. Credo che sia un grande investimento per tutti che i giovani abbiano la possibilità di imparare lo spettacolo e poi replicarlo, nelle varie professionalità».

C’è una vocazione internazionale del Teatro Stabile, il cui programma si deve al direttore artistico Filippo Dini, che ha firmato la sua prima stagione teatrale, incentrata sulla forza visionaria dei poeti e sulla centralità degli attori. «Abbiamo avviato relazioni con Barcellona e con Londra, stiamo collaborando con Dublino, stiamo producendo un grande spettacolo di Goldoni per Fiume» spiega Beltotto. Gli spettacoli portati all’estero diventano un volano per l’intero comparto commerciale e industriale, oltrepassando i confini dell’allestimento teatrale, favorendo la promozione delle eccellenze del territorio nel momento in cui si esporta uno spettacolo.

«Ciò avviene coinvolgendo le categorie economiche e le Camere di commercio, poi la Regione, con i suoi dipartimenti economici e naturalmente i Comuni. I media regionali fanno il resto. A questo serve l’internazionalizzazione: vogliamo convincere gli imprenditori privati che devono trovare nel teatro un partner con cui fare dare corpo alle idee. Un tondino di ferro si può vendere in tanti modi, ma Carlo Goldoni è il miglior rappresentante di commercio che ci sia in giro».

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