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Dalla Francia una lezione sull’attivismo politico: remare controcorrente si può e porta risultati

“Cerchiamo di tornare alle nostre radici storiche, alle radici della Repubblica, che è nata da una rivoluzione e dal motto Libertè Egalitè Fraternitè“, esorta Francois Ruffin, deputato rieletto, astro nascente e battitore libero della sinistra francese. Il contesto in cui avviene la conversazione è particolare e indicativo: una festa “delle mille Bastiglie” nel quartiere popolare, oasi di sinistra, di Amiens Nord. I bambini col cappello ritagliato alla frigia, su tessuti africani, abbattono una Bastiglia di cartone. La festa ovviamente è multietnica. Ruffin ha vinto il suo collegio grazie a questo elettorato, a molti giovani, e ai ceti medi progressisti.

“Resta la preoccupazione, anzi il dolore, di constatare che operai e contadini votano per Bardella e Le Pen”. Ci sono due facce della medaglia, in questo collegio come in moltissimi altri in tutta la Francia. La medaglia è quella della straordinaria mobilitazione, della scesa in campo di migliaia di persone, soprattutto giovani, che non avevano mai fatto militanza di tipo politico elettorale, e che si sono invece per la prima volta spesi per votare contro il Rassemblement National.

Ruffin vede e vuole sottolineare ai suoi compagni soprattutto il fatto che, nonostante questa massiccia mobilitazione militante, e nonostante lo schieramento di tanti partiti in chiave “repubblicana”, il RN ha preso moltissimi voti e senza fare praticamente nulla, a parte la campagna elettorale televisiva dei suoi leader. Al secondo turno è raro che scendano sotto il 40%. Per quali motivi hanno avuto questo successo? Perché nonostante tutto riescono a rappresentare la speranza di un cambiamento. Anche se sono intrisi di risentimenti un po’ razzisti, la maggior parte degli elettori di RN sono mossi da ragioni e aspirazioni sociali comprensibili e condivisibili. Così dicono Ruffin e molti analisti. Proprio per questo però il successo elettorale di RN è inquietante, perché può crescere se non ci saranno riforme, miglioramenti.

L’altro lato della medaglia però è che la mobilitazione e l’attivismo elettorale scattate dopo lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale non erano previste nelle dimensioni e nell’intensità che hanno avuto. E hanno pagato. I sondaggi prevedevano la vittoria del RN e sembrava già una gran cosa evitare che avessero una maggioranza assoluta. Davvero si stava remando controcorrente. Chissà se qualche ricercatore arriverà a dirci quante migliaia, più probabilmente decine di migliaia di persone si sono esposte e impegnate per la prima volta nella campagna elettorale. Passando dal semplice like a scrivere un post, partecipando a manifestazioni e volantinando. Tanti hanno viaggiato per volantinare nei collegi difficili. Quando mai si è vista in questi anni in Europa una campagna elettorale come questa?

Personalmente avevo auspicato (anche su questo blog e soprattutto nel mio Facebook) una discesa in campo per le Europee di tante persone e soggetti che in genere stanno alla finestra. Avevo sperato invano che le manifestazioni antifasciste in Germania di gennaio e febbraio portassero a un grande appello civico progressista di mobilitazione per le Europee. Invece anche in Francia i livelli di impegno per le Europee sono stati più o meno o i soliti. Come se fossimo a vent’anni fa, come se non ci fosse una destra reazionaria all’offensiva.

In Francia si sono svegliati con lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale, con il rischio del governo RN alle porte. In fondo l’appello dei calciatori della Nazionale francese di origine africana ad andare a votare contro il Rassemblement National è stato questo, come lo è stato l’appello di centinaia di piccole associazioni locali: uno schierarsi inedito. Hanno dimostrato che remare controcorrente si può, che si possono ottenere risultati. Certo, a condizione che tante persone scendano dalle loro piccole torri d’avorio, superino i loro snobismi le loro timidezze, sappiano distinguere i problemi principali.

La parziale vittoria ottenuta lascia aperti grandi problemi di cui non sto parlando in questo post. Ma intanto la lezione francese merita di essere studiata e raccontata. Soprattutto in Italia (dove migliaia di persone che potrebbero fare qualcosa non fanno…)!

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