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Biocarburanti, von der Leyen apre ma in Germania il ministero nega i dati sulle emissioni (e l’associazione green gli fa causa)

Biocarburanti, von der Leyen apre ma in Germania il ministero nega i dati sulle emissioni (e l’associazione green gli fa causa)

A Strasburgo Ursula von der Leyen nel suo discorso programmatico ha promesso di spingere per le eccezioni in favore dei cosìddetti e-fuels. Seguendo con ciò le pressioni esercitate in passato dal Governo tedesco su insistenza della Fdp (il partito liberale democratico). Per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Ue, ha dichiarato adesso anche von der Leyen, è […]

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A Strasburgo Ursula von der Leyen nel suo discorso programmatico ha promesso di spingere per le eccezioni in favore dei cosìddetti e-fuels. Seguendo con ciò le pressioni esercitate in passato dal Governo tedesco su insistenza della Fdp (il partito liberale democratico). Per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Ue, ha dichiarato adesso anche von der Leyen, è necessario un approccio tecnologicamente neutrale in cui giochino un ruolo i combustibili sintetici. L’Ue ha peraltro statuito che dal 2035 dovranno essere immatricolate solo auto nuove che nel funzionamento non emettano CO2.

Proprio in riferimento ai biocarburanti, l’associazione ambientalista Deutsche Umwelthilfe (DUH) ha fatto causa al Ministero dei trasporti tedesco per il rifiuto di comunicare le misurazioni delle emissioni dei motori alimentati con diesel HVO100 (sigla per Hydrotreated Vegetable Oil od olio vegetale idrotrattato). Un carburante ottenuto con oli e grassi vegetali o animali e materiali dal loro scarto che dovrebbe avere un’impronta di carbonio migliore del diesel convenzionale e che da fine maggio è offerto in Germania nei distributori. Dalla combustione rilascia CO2 come il diesel normale, ma provenendo da materie prime riciclabili il bilancio dal punto di vista climatico è ritenuto quasi neutrale. Si considerano cioè solo le emissioni durante la produzione e si attribuisce allo HVO100 una riduzione della CO2 fino al 90%.

Il DUH sostiene però che in certi motori – specificamente menziona la VW Touareg Euro 5 – le emissioni di ossido di azoto sono fino al 20% superiori rispetto al normale diesel. Dopo aver domandato al dicastero di Volker Wissing (Fdp) i valori registrati (insieme a protocolli e rapporti di prova, dichiarazioni tecniche, studi, corrispondenza e appunti sulle riunioni) senza ottenerli, l’organizzazione ha presentato il 14 giugno una richiesta formale sia al Ministero che alla Motorizzazione civile in base alla legge sull’informazione ambientale (Umweltinformationsgesetz o UIG). Dopo la scadenza del termine del 12 luglio senza risposte, il DUH ha reso pubblico giovedì di avere fatto causa innanzi al Tribunale Amministrativo di Berlino. Per gli alti livelli di biossido d’azoto nell’aria, secondo il suo Direttore generale federale, Jürgen Resch, in Germania – in cui circolerebbero sempre ancora circa 8 milioni di diesel con dispositivi illegali di spegnimento dei sistemi di filtraggio delle emissioni – più di 23.000 persone muoiono prematuramente.

È chiaro l’interesse a vedere nei biocarburanti una carta per il futuro del motore a scoppio, ma anche per Horst Fehrenbach dell’Istituto per la ricerca sull’energia ed ambiente di Heidelberg, intervistato dalla ZdF, non possono essere una valida alternativa verso la neutralità climatica nel traffico stradale, sia a causa della limitata capacità di stoccaggio, che delle materie prime per la produzione. Per Fehrenbach rischiano di ritardare un passaggio deciso alla mobilità elettrica su strada. Quest’ultima d’altronde in Germania, Olanda e Francia, a fronte dei prezzi più alti e le incertezze su un futuro del motore a scoppio anche dopo il 2035, è già calata nelle preferenze dei consumatori. I biocarburanti sarebbero invece efficaci – secondo Fehrenbach – per la decarbonizzazione nell’aviazione dove l’elettrificazione è più difficile.

Il dicastero dei trasporti tedesco è già finito nell’occhio del ciclone proprio per una campagna pubblicitaria legata allo HVO100 promossa dall’associazione di Monaco “Mobil in Deutschland”. Una ricerca di ZdF ha rivelato che il Segretario di Stato Oliver Luksic (FDP) e lo stesso Ministro Volker Wissing si sono fatti coinvolgere, nonostante un rapporto interno al dicastero lo sconsigliasse, partecipando a iniziative pubblicitarie ed incontri con donatori. La loro presenza era reclamizzata come incontri Vip con l’opportunità di scambiare opinioni col Ministro ed il Segretario di Stato dietro il pagamento di 9.900 euro annuali. Luksic, che aveva assunto anche il ruolo di sostenitore della campagna, lunedì se ne è ritirato chiedendo al gruppo lobbistico spiegazioni esaustive. Il Ministro Wissing, per parte sua, ha respinto recisamente un’illecita influenza di gruppi di interesse e la fissazione di appuntamenti dietro pagamento attraverso il suo Ministero. I Verdi vogliono ora delucidazioni dal partner di Governo sulla vicenda; “non può esserci il dubbio che la politica possa essere comprata” ha dichiarato Stefan Gelbhaar a Zdf.

Il DUH, con undici giovani, ha fatto anche ricorso alla Corte Costituzionale contro l’approvazione della nuova legge sulla tutela del clima, siglata dal Presidente Frank-Walter Steinmeier. In 205 pagine argomenta che essa annacqua gli obbiettivi di protezione del clima abolendo il percorso verso la riduzione dei gas serra. La legge elimina infatti tetti di riduzione vincolanti per i singoli settori, sostituendoli a traguardi pluriennali intersettoriali delle emissioni. Di questo approfitteranno principalmente il settore edilizio e proprio quello trasporti, che sono in ritardo. Per il DUH il Governo di fatto non sarà così tenuto a decidere più alcuna misura rilevante a tutela del clima fino al 2030. La sua è una di tre iniziative innanzi ai giudici costituzionali, anche Greenpeace e Germanwatch, così come Bund für Umwelt und Naturschutz Deutschland (BUND) con l’ente di promozione del fotovoltaico Solarenergie-Förderverein Deutschland (SFV), hanno presenato ricorso. Nel 2021 il DUH aveva già avuto successo a Karlsruhe attaccando la precedente legge del 2019; la motivazione seguita all’epoca dai magistrati era la “violazione delle libertà civili” dei ricorrenti a causa di misure inadueguate di protezone del clima.

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