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Liste d’attesa, in 50 fanno ricorso contro l’Usl 3 e ottengono le visite nei tempi  

Attese troppo lunghe, priorità non rispettate, controlli troppo dilazionati nel tempo: sono già 50 i cittadini che hanno fatto ricorso all’Usl 3 Serenissima rivolgendosi agli sportelli “Diritti alle cure”, istituiti dal Movimento per la difesa della sanità pubblica. «Il grosso arriva dal Lido, dove ci conoscono meglio» spiega Salvatore Lihard, cuore pulsante del Movimento, sottolineando come gli sportelli nel Veneziano siano 8, 15 in tutta la regione.

«Sono tutte prestazioni non effettuate nei tempi d’attesa, soprattutto relative alle liste di galleggiamento» chiarisce Lihard, «inerenti all’oculistica, dermatologia e ortopedia, ma anche risonanze magnetiche e colonscopie». I cittadini si rivolgono agli sportelli con in mano l’impegnativa del medico, dopo aver compilato un modulo per la privacy e uno relativo alla segnalazione, e lasciano che sia il Movimento, tramite Pec, a scrivere all’Usl.

«Siamo molto soddisfatti perché l’azienda sanitaria della Serenissima è quella che risponde più velocemente, i problemi principali li stiamo riscontrando nell’Usl 7 e nella 4, oltre che nell’Azienda ospedaliera di Verona, per un rimpallo di responsabilità con l’Usl 9» continua, raccontando che dopo pochissimo dalla mail, i ricorrenti vengono contattati dal Cup che fissa loro l’esame. Lo conferma anche Edda Mantoani, la prima lidense ad essersi rivolta allo sportello.

«Dovevo fare una risonanza magnetica cervicale di controllo, in seguito a un intervento al midollo osseo, con una priorità di 30 giorni. Era marzo, ma il Cup mi rispose che fino a giugno non c’era posto» spiega, «volevo cancellarla e andare privatamente, ma prima ho deciso di fare un tentativo allo sportello per il ricorso e in pochissimo mi hanno contattata per darmi una data al San Camillo entro il tempo previsto dalla ricetta».

Una conquista per il Movimento che, tuttavia, ribadisce come «non dovrebbe essere necessario ricorrere alle Pec e alle segnalazioni se il sistema funzionasse». A tal proposito, Lihard ricorda che lo scorso anno, il direttore generale dell’area sanità della Regione, Massimo Annicchiarico, aveva mandato una circolare in cui faceva presente come un decreto legislativo del 1998 disponga che, quando i tempi d’attesa non vengono rispettati, le Usl dovrebbero attivare le prestazioni in intramoenia. «Questo non avviene, fino ad oggi su 500 richieste in intramoenia in tutto il Veneto, ne sono state attivate 250. Si tratta di un istituto che le aziende sanitarie cercano di evitare, secondo me a giusta ragione poiché si tratta di soldi che possono essere spesi in altro modo» conclude Lihard.

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