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Liste d’attesa, per abbattere i tempi 250mila visite da fare entro l’anno

PAVIA. Oltre 250 mila visite mediche ed esami specialistici da fare in provincia entro fine anno per abbattere le liste d’attesa, scandalo della sanità regionale con impatti sulla qualità di vita e le tasche dei pazienti, che pur di non attendere dei mesi sono a volte costretti a spendere per farsi vedere da un privato o in intramoenia, la libera professione degli ospedali pubblici.

È quanto deciso da Regione, che ha messo sul piatto 60.9 milioni di euro tramite il piano di contenimento delle liste d’attesa e, in tutto, dispone che le Ats di Lombardia mettano a disposizione 3.7 milioni di prestazioni da fornire ai pazienti degli ospedali pubblici, dai controlli oculistici agli esami con tac e risonanze o alle prime visite dermatologiche: per un check up della pelle si può aspettare fino a ottobre la ricognizione indipendenti del sindacato Fials, che ha esaminato un pool di esami o visite da fare entro 30 o 60 giorni .

Il piano operativo

Da qui a fine dicembre, Regione vuole aprire 153 mila 800 slot di prenotazione per gli ospedali pubblici di Asst Pavia e 102mila 300 per il solo policlinico San Matteo: 256 mila visite, esami e controlli. Questo il “carburante” da iniettare nei cilindri della macchina sanitaria provinciale, che in più di un’occasione ha mostrato il fianco stando alle parole dei tanti medici di base, alle prese con le impegnative dei pazienti, e le dichiarazioni di chi rappresenta i lavoratori della sanità: «Senza personale adeguato e una precisa programmazione delle attività nei reparti, mettere altri soldi sul piatto non basta per contenere i tempi d’attesa dei pazienti. Gli operatori non bastano» afferma Roberto Gentile, segretario regionale di Fials, sindacato che ha effettuato una rilevazione sui tempi d’attesa nelle principali strutture della provincia. «Al policlinico si può aspettare anche ottobre per una gastroscopia, per una visita dermatologica si arriva addirittura a marzo 2025 o, con una ricetta a priorità più alta, il tempo si riduce fino a ottobre». Il San Matteo è un ospedale universitario oltre che centro di ricerca specializzato in prestazioni di elevata complessità, con pazienti gravi o con malattie rare che vengono privilegiate per via del loro stato di salute. È per questo – si legge sulla pagina web del policlinico dedicata ai tempi d’attesa – può capitare che «non sia sempre possibile rispettare i tempi» delle ricette mediche, che in base all’urgenza prevedono l’erogazione di visite entro 3, 10, 30 o 60 giorni per gli esami strumentali, oltre ai controlli programmabili.

Tuttavia, secondo il monitoraggio sui tempi d’attesa fatto a giugno di quest’anno alcune prestazioni sono più critiche di altre: in media, aspettano di più i pazienti che devono sottoporsi a colonscopia, spirometria, o tac all’addome da fare a “media urgenza”, cioè tramite ricetta che prevede la visita a 30 giorni (60 per gli esami strumentali). Va meglio per le prestazioni da fare con urgenza, dove gli sforamenti sono contenuti o assenti. Ma le attese riguardano anche gli ospedali della provincia: «Secondo i nostri monitoraggi – aggiunge Gentile di Fials – a Casorate si può attendere fino all’autunno per una visita dermatologica, con appuntamenti a fine ottobre, a Vigevano si arriva a novembre per un ecocardio. Per alcune prestazioni da fare a Voghera, invece, si può arrivare a maggio 2025». Queste le criticità che la delibera di Regione vuole sanare.

Venti milioni ai privati

Dei 61milioni messi sul piatto da Regione, circa 20 andranno agli ospedali privati intenzionati a stipulare accordi con le Ats per acquistare prestazioni aggiuntive «finalizzate al recupero delle liste d’attesa», così da garantire altre 4 milioni di prestazioni entro dicembre.

Scettico il sindacato Fials: «È una partita che si gioca sulla pelle dei professionisti della salute, che sono pochi e già oberati. Tagliare le liste d’attesa è essenziale, ma gli operatori sono già al limite. Per questo vogliamo capire come questo piano impatterà sul loro lavoro» conclude Gentile.

Il rapporto – Cresce l’offerta di prestazioni ma le attese non sono calate

Non basta iniettare benzina per far ripartire la macchina della sanità: è il paradosso Regione sembra ammettere tra le righe, almeno leggendo il suo aggiornamento sul programma regionale di sviluppo sostenibile che fotografa un dato di fatto: l’incremento dell’offerta di visite non ha ridotto ma anzi, ha aumentato il tempo medio di attesa, che passa da 51 a 58 giorni in Lombardia. «L’incremento dell’offerta — si legge — ha portato temporaneamente a una maggiore di attesa, passando da 51 giorni medi di attesa nel 2022 a 58 giorni nel 2023». È successo nonostante l’aumento delle prestazioni, circa 700mila in più l’anno scorso rispetto al 2022. Con una conseguenza: il numero di visite ed esami effettuati ai pazienti entro la soglia stabilita dalle norme è diminuita: «Nel corso del 2023, – prosegue Regione – il volume di prestazioni di primo accesso è aumentato dell’11% (circa 700.000 prestazioni in più rispetto al 2022): l’aumento ha ridotto conseguentemente la percentuale delle prestazioni erogate entro soglia, passate dal 77% nel 2022 al 75% nel 2023». Un altro indizio che lascia presagire come la riduzione dei tempi d’attesa sia un tema complesso e articolato, che non richiede soltanto finanziamenti in denaro per essere risolto o per lo meno contenuto.

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