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Jasmine Paolini: “Vedere la mia famiglia in tribuna a Wimbledon è stata l’emozione più grande”

"La felicità condivisa è ancora più intensa" - racconta Jasmine Paolini, già proiettata alle Olimpiadi ma non per il doppio misto con Sinner: "non ne abbiamo mai più parlato"

Jasmine Paolini si racconta al Corriere della Sera, approfondendo il tema Giochi Olimpici, che affronterà da numero 5 al mondo e probabilmente con un filo di pressione in più, puntando la medaglia. Tornata sul recente passato toccando il tema Wimbledon, sfiorato in finale contro la ceca Krejcikova, l’azzurra ha spiegato a Gaia Piccardi il suo avvicinamento a Parigi, ammettendo però che nessun torneo è come Wimbledon. Di seguito alcuni dei passaggi più rilevanti dell’intervista.

D. Il ricordo più bello di Wimbledon?

Jasmine Paolini: “Il match point contro Donna Vekic. Ho alzato gli occhi verso il mio team in tribuna e ho visto seduta la mia famiglia. Ho pensato quanto fosse bello avere lì mamma, papà e mio fratello. La loro esultanza nel momento della vittoria è stato il momento in assoluto più carico di emozione di tutto il mio Wimbledon. La felicità condivisa è ancora più intensa“.

D. Quante volte hai rigiocato nella tua testa la partita con Krejcikova?

Jasmine Paolini: “Sognare troppo, a volte, fa paura. Sono stata vicina a vincere Wimbledon, ma non a sufficienza”.

D. Il tennis è sempre stato marginale ai giochi olimpici, quest’anno grazie a te e Jannik, aspettiamo il torneo olimpico come fosse il quinto slam, hai notato?

Jasmine Paolini: Ho vissuto Tokyo, ma di Parigi si parla molto di più, e con più enfasi. Avverto grande entusiasmo. Merito del tennis italiano, che sta vivendo il suo periodo d’oro”.

D. Tokyo che olimpiade fu?

Jasmine Paolini: “Particolare. Noi tennisti siamo abituati a passare il tempo nel nostro team, invece in Giappone era richiesta molta condivisione. C’era il covid, dunque bolla, mascherine e controlli. Non ero riuscita a socializzare con nessuno, persi al primo turno in due rapidi set. L’atmosfera mi era piaciuta, anche se non me la sono goduta minimamente.

D. Tra tennis, nuoto e atletica emerge un team Italia multietnico. Non hai la sensazione che lo sport viaggi molto più avanti della società?

Jasmine Paolini: “Lo sport è una scuola di vita che migliora il mondo. Conoscere culture diverse già da piccoli apre la testa, penso alla mia mamma polacca e ai parenti del Ghana. Sentirmi parte di un mix di culture mi fa guardare agli incontri che farò all’Olimpiade con ancora più curiosità”

D. Inseguire una medaglia da numero 5 al mondo mette più responsabilità o dà più motivazione?

Jasmine Paolini: “Il tennis è un ambiente strano. Arrivare in cima è difficile, ma riconfermarsi lo è di più. Tutte sanno chi sei, tutto vogliono batterti e ti affrontano con energie moltiplicate. Non voglio pensare troppo alla medaglia. È già difficile rimanere focalizzati sull’obiettivo, non desidero relazionarmi con altre pressioni e tensioni”

D. Il sogno proibito del doppio misto con Sinner è tramontato?

Jasmine Paolini: Tre eventi concentrati in una settimana sono troppi. Fisicamente sarà un torneo molto duro e con Jannik non ne ho mai più parlato.

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