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Usura a Vigevano, ora sotto esame le fatture delle società di alcuni indagati

Usura a Vigevano, ora sotto esame le fatture delle società di alcuni indagati

Inchiesta sui prestiti fuorilegge, verifica sulle prestazioni fornite. Ancora in corso gli interrogatori di imprenditori e vittime

VIGEVANO. L’inchiesta sul presunto giro di usura a Vigevano non si ferma: sono in corso accertamenti su diverse fatture, emesse o ricevute dai titolari di alcune ditte i cui nomi emergono dalle intercettazioni telefoniche. Da quanto si è saputo, i carabinieri stanno verificando se le fatture corrispondono a servizi effettivamente resi o a prestazioni inesistenti.

Le fatture potrebbero avere a che fare con la concessione di prestiti, ad alcuni commercianti o imprenditori, di cui sarebbe stata chiesta la restituzione con tassi fuorilegge, anche del 150%.

In alcuni casi la restituzione dei soldi sarebbe stata chiesta con violenze, ritorsioni e minacce. L’inchiesta del sostituto procuratore Alberto Palermo ha portato finora a tre arresti (due imprenditori sono in carcere) e un obbligo di firma (una collaboratrice di Pagliari, titolare però di proprie società), ma ci sono anche altri indagati, destinatari di perquisizioni e sequestri di denaro contante.

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Gli interrogatori

Nel blitz dei carabinieri, infatti, erano state perquisite, oltre agli arrestati, altre dieci persone, tra commercianti e piccoli imprenditori. Gli inquirenti hanno voluto sentirli per chiarire il loro legame con le persone arrestate.

Gli interrogatori sono ancora in corso e la prospettiva è che loro dichiarazioni possano dare un ulteriore impulso alle indagini.

L’inchiesta vede in carcere Marco Pagliari, 53 anni, titolare di una ditta di carrelli elevatori di Vigevano ma residente a Gambolò, e Marco D’Onofrio, 53 anni, imprenditore edile (sono difesi dagli avvocati Magda Grossi e Federico Soldani), mentre è ai domiciliari Raffaele Rosigno, imprenditore di Vigevano (difeso dall’avvocata di Pavia Maria Consiglia Lo Bianco).

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Sono stati già tutti sentiti dal giudice, così pure l’imprenditrice che ha solo l’obbligo di firma (avvocata Agnese Grippo), che ha risposto all’interrogatorio per difendersi.

L’inchiesta della procura, basata sulla denuncia di due imprenditori, comincia nel 2021, ma i fatti al centro dell’inchiesta risalgono all’anno prima. In quel periodo un imprenditore che operava nel settore dei servizi si trova in gravi difficoltà economiche e decide, su consiglio di conoscenti, di rivolgersi a Pagliari per avere un prestito di 35mila euro.

Prestito che, secondo l’accusa, nei mesi successivi sarebbe stato restituito con interessi sempre più alti, fino al 150 per cento. Dai 35mila euro iniziali il debito era infatti lievitato a oltre settantamila.

Per saldare le rate, l’uomo è stato anche costretto a vendere un capannone industriale e un’abitazione di proprietà a prezzi inferiori ai valori di mercato. Alla fine, l’uomo ha denunciato e dopo pochi mesi si è aggiunta anche la denuncia di un altro imprenditore, che aveva chiesto una somma di 7mila euro, salita a 35mila euro in poco tempo.

L’altro filone

Questa inchiesta è collegata a un’altra più risalente nel tempo, che a marzo portò agli arresti di due persone, Robert Ferataj, 55 anni, e Kujitim Gecaj, 40 anni, entrambi di origine albanese e residenti a Vigevano, e alla denuncia di altre due. In questo filone è indagato, per estorsione, anche Pagliari: avrebbe ricevuto dagli indagati un credito di 3mila euro, che avrebbe cercato poi di riscuotere maggiorato degli interessi illeciti.

In questa tranche di indagine ci sono quattro vittime: sono per lo più piccoli imprenditori e commercianti (tra cui una panettiera di Vigevano) che si erano rivolti agli indagati per prestiti di poche decine di migliaia di euro. Il nome di una vittima compare anche nell’indagine più recente, quella che ha portato alcuni giorni fa a tre arresti e a diverse perquisizioni.

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