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Bosco dello Sport, per i pm Boraso aveva «già raggiunto accordi corruttivi»

Il sindaco Luigi Brugnaro, ma anche assessori, altri dirigenti, amministratori delle partecipate o figure di spicco «hanno avuto l'evidenza» del «mercimonio della funzione pubblica» dell'assessore Renato Boraso ma «si sono ben guardati dal riprenderlo, dal censurarlo, dal denunciarlo».

Lo scrivono i sostituti procuratori Roberto Terzo e Federica Baccaglini, nella richiesta di misure cautelari per l'indagine sul Comune di Venezia.

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«Clamoroso», per i pm, l'ormai noto episodio del marzo scorso, quando Brugnaro avrebbe segnalato a Boraso delle segnalazioni sugli illeciti ma «solo al fine di invitarlo a essere più prudente, avvisandolo pure che la Guardia di Finanza e gli inquirenti gli avevano messo gli occhi addosso, garantendogli comunque il suo 'silenzio'».

Il Bosco dello Sport

Renato Boraso negli ultimi tempi si sarebbe «particolarmente dedicato» ai progetti del Bosco dello Sport, l'area vicina all'aeroporto Marco Polo su cui dovrebbero venire edificati il nuovo stadio e il nuovo palasport veneziani e un raccordo ferroviario con lo scalo lagunare.

Lo scrivono i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglin, motivando le esigenze di custodia cautelare per l'assessore comunale dimissionario.

Secondo i magistrati, Boraso avrebbe «già raggiunto accordi corruttivi» per inserire alcune imprese nell'area e l'aggiudicazione di alcune opere.

Dopo la trasmissione Report del 17 dicembre scorso che lo riguardava, Boraso si sarebbe anche «dedicato... a produrre documentazione giustificativa delle somme di denaro ricevute dai suoi corruttori» e «a distruggere documenti e prove» gettandoli nella stufa della casa di sua madre.

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