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Da “Un’altra estate” a “Che vita meravigliosa”: Diodato incanta i duemila di Pian Formosa  

Quasi duemila persone nella suggestiva cornice naturale di Pian Formosa per un incontro “speciale” con Diodato. Un’occasione dove scambiarsi “Molto amore”, prendendo in prestito il titolo dell’ultimo suo singolo.

Un successo il debutto della quarta edizione del Dolomiti Arena Festival, che per un paio d’ore ha animato con la buona musica, la capacità artistica e la carica umana del cantautore tarantino il grande prato dei sogni qualche chilometro sopra Chies d’Alpago, con vista su Cansiglio, Lago di Santa Croce e Dolomiti. Ciò anche grazie a un meteo clemente per il tempo del concerto, dopo che per molti la salita a piedi – oppure, come hanno fatto in diversi, sulle due ruote, in mtb o e-bike – è stata bagnata dalla pioggia.

[[(Video) Dolomiti Arena, in 1500 al concerto di Diodato]]

Sull’ampia distesa verde di Pian Formosa il pubblico prende pian piano posto. Dopo i saluti istituzionali d’inizio festival, ecco quindi che, con i suoi validissimi musicisti, Diodato sale sul palco. Camicia bianca e grigia con fantasie floreali e occhiali da sole, chitarra al collo, sguardo rivolto verso il cielo e il paesaggio circostante. Con “Un’altra estate” l’apertura è delicata, quasi in punta di piedi. Ma l’atmosfera comincia a scaldarsi già con “Ci vorrebbe un miracolo” e ancor di più grazie al groove accompagnato da battimani di “Ma che vuoi”. Quindi ancora la raffinatezza di “Fino a farci scomparire” e un tuffo alle origini con “Mi si scioglie la bocca”, “Mi fai morire” e “Ubriaco”. Il cantante intanto si è tolto gli occhiali da sole, e sulla sua testa è comparso per qualche minuto un panama. E soprattutto la pioggia di poco più di un’ora prima è ormai solo un ricordo, lasciando di nuovo spazio ad un cielo aperto, al sole splendente, al caldo. Così come man mano sale la temperatura emotiva. Specie da quando, dopo un «grazie», Diodato aggiunge: «Che meraviglia! Che bello è questo posto!».

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È l’occasione per raccontare di un’altra terra bellissima, la sua Taranto, città in cui non sono state fatte scelte opportune, bisognosa di una direzione per ritrovare armonia e bellezza. Con “La mia terra”, canzone che gli è valsa a maggio il Premio Amnesty International Italia, emerge tutta la dimensione impegnata dell’artista. Tocca quindi a “Così speciale”. Così com’è speciale l’incontro ravvicinato con le persone che Diodato con questo tour estivo sta ricercando in particolar modo. E non solo a parole, ma con i fatti: sulle note e sulle parole di “Ci dobbiamo incontrare”, ecco che la distanza con gli spettatori si azzera, con il cantante che con un sorriso gigante cammina in mezzo al pubblico. Conquistandolo del tutto. Ricambiando poi offrendo “Molto amore”: sulla musica brasiliana dell’ultimo freschissimo singolo, la platea salta in piedi a ballare.

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Si rimane su ritmi da America centro-latina con la rivisitazione di “Cucurrucucú paloma”, pezzo del 1954 dal cantautore messicano Tomás Méndez: l’istantanea con le montagne di sfondo e il pubblico pienamente coinvolto è da colpo d’occhio.

Si corre così verso il finale, percependo aumentare ancora le vibrazioni emotive, attraverso le canzoni più conosciute, ovvero quelle “sanremesi”. “Adesso” è il solito colpo al cuore, “Fai rumore” fa cantare tutti, “Ti muovi” un’altra perla d’eleganza. Infine, per suggellare queste due ore di incontro speciale, non si può che esclamare, ondeggiando sulle sue note leggere e pacificanti, “Che vita meravigliosa”. —

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