World News in Italian

Calopresti su Pasolini: «La regia è diventata la sua vera rivelazione»

Mimmo Calopresti, nome d’eccellenza del cinema Italia, rivela che «l’idea del film è sempre sua, soltanto dopo intervengono gli sceneggiatori. È fondamentale il dialogo altrimenti sarebbe un soliloquio», precisa l’autore di “La parola amore esiste”, fra gli altri, amico del Premio Amidei di Gorizia che onora la scrittura in memoria del grande Sergio.

La sua presenza al festival stimola alcuni incontri con gli allievi della scuola di sceneggiatura Leo Benvenuti promossa dall’Anac, qui rappresentata dal suo presidente Francesco Ranieri Martinotti, alla scoperta di un protagonista assoluto della nostra storia: Pier Paolo Pasolini.

Come si è evoluto il suo lavoro dietro la cinepresa in questi anni?

«Costringe il regista a occuparsi non esclusivamente d’inquadrature, bensì lo obbliga, talvolta, a rintracciare un produttore più un’altra infinità di compiti. È un tuttofare. Non è semplice realizzare un film oggi come oggi. In più l’arrivo delle serie tv ha sottratto equilibro al grande schermo. Mi conceda un pensiero, sperando sia quello giusto: sarà il cinema che spazzerà via la crisi del cinema. Ho fiducia nel talento peninsulare».

Impossibile soprassedere, proprio qui all’Amidei, alla metodologia narrativa. Lei da dove comincia?

«Spesso è la letteratura che stimola l’ispirazione. La prima pagina che riempio rappresenta il soggetto, quindi segue il trattamento e l’incontro con lo sceneggiatore, come dicevo. Questa è una fase molto personale, soltanto dopo la condivido. Il mio cinema trae illuminazione dal reale. A un certo punto, però, mi piace trasfigurarlo questo reale. Il cinematografo è una sottilissima linea tra passato e futuro e proprio quando gli eventi vengono dal passato e stanno per diventare futuro, ecco, in quel momento preciso la storia vive il suo apice. Abitiamo un mondo bizzarro e qualcosa da raccontare la si trova sempre».

C’è un’interessante definizione su come interpretare il racconto in pellicola, ce la ricorda?

«Normalmente si narra l’orizzonte alto e quello basso, mai quello medio dove non succede un granché. Sta in quegli altri due l’essenza dell’arte dove accade davvero qualcosa di clamoroso. E il materiale alto e basso spesso arriva origliando i colloqui delle persone comuni, soprattutto inavvertitamente, e ti ritrovi per le mani vicende pazzesche».

Qual è la sensazione primaria che le viene in mente nominando Pasolini?

«Innanzitutto corporea. Lui ci ha messo il corpo in tutto quello che ha raccontato, in modo fisico, realistico. E il corpo appartiene al cinema, non alla letteratura. In sala ti rendi conto di quali reazioni hai di fronte al film e te le sentirai tutte addosso, siano esse emozioni forti o risate, commozione, disgusto. Al contrario della tv e dei cellulari che sono entrambi sinonimo di appiattimento totale».

Pier Paolo Pasolini da tantissimi anni è celebrato ovunque per la sua lungimiranza degli scritti e per il suo cinematografo che riuscì a rompere degli schemi consolidati.

«La sua morte tragica, al di là dei grandissimi meriti, l’ha reso icona immortale».

Il trapasso violento aiuta a glorificare i personaggi?

«Sicuramente il gesto tragico viene amplificato al contrario di un addio nel sonno, per dire. Uscirà, credo in ottobre, un mio docufilm su Gianni Versace e l’omicidio di uno dei geni assoluti della moda, soprattutto in America, l’ha in un certo senso santificato, trasformandolo in un idolo pop. Così accadde a John Lennon e lo stesso successe, appunto, a Pier Paolo».

Riprendiamo con il tema Pasolini e il cinema.

«A un certo punto della vita lui abbandonò Casarsa per scendere a Roma, una città che lo ispirò parecchio fino a trovare il suo vero linguaggio quando scoprirà la macchina da presa. Già in Friuli si svelarono le prime avvisaglie della passione attraverso la visione di molte opere importanti. E credo che la regia sia diventata la sua vera e grande rivelazione di scrittura. Un merito indiscusso di Pasolini regista? Quello di sorprendere lo spettatore. Anche le nuove generazioni rimangono spiazzate dallo stile che lui inventò e destinato a una inimitabile unicità».

Читайте на 123ru.net