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Volontari del verde a Ivrea, a Bellavista dal 1984 cercano nuovi aderenti

Volontari del verde a Ivrea, a Bellavista dal 1984 

cercano nuovi aderenti

Piccagli: «Il quartiere è sempre curato e ci sono 100mila metri quadrati di aree dedicate. Per dare una mano basterebbero poche ore ogni 15 giorni»

IVREA

Da molti anni ormai un gruppo di volontari si occupa della cura del patrimonio naturale del quartiere Bellavista di Ivrea. Sono i Volontari del verde, un gruppo di cittadini che ha deciso di impegnarsi in prima persone per il proprio quartiere, curandone i parchi, gli alberi e le siepi.

Tuttavia, a causa dell’età avanzata di alcuni e dei tanti impegni di altri, oggi più che mai il gruppo ha bisogno di nuove energie. «La superficie di Bellavista è di circa 199mila metri quadri, dei quali 100mila sono aree verdi – spiega Gabriel Piccagli, presidente dell’associazione Bellavista Viva, che cura e anima la vita del quartiere, e del gruppo dei Volontari del verde -. Bellavista è un patrimonio che si mantiene su alcuni pilastri. Uno di essi è il volontariato dei vari gruppi che operano in quartiere, senza i quali quest’ultimo andrebbe incontro a dei rischi gestionali e di incuria: i volontari, oltre al loro lavoro, segnalano e si occupano delle problematiche quotidiane».

I Volontari del verde nascono nel 1984, come espressione del comitato di quartiere nato negli anni ’70 per volontà del presidente Giuseppe Gillio, colonna del volontariato locale mancato due mesi fa. Il gruppo comprendeva allora quasi 40 persone. Ognuno prendeva in gestione una piccola area verde e la curava, con Gillio a garantire il rispetto delle regole comunali. Arrivato a 87 anni, Gillio passò la palla all’associazione Bellavista viva, che nel 2014 stringe un patto di valorizzazione con il Comune per la gestione del verde, occupandosi della potatura dei polloni, di decespugliare, di curare le aiuole e i prati, segnalando al contempo agli enti competenti eventuali problemi individuati nel quartiere. Oggi però i volontari cominciano a scarseggiare.

«Alcuni volontari si sono persi, alcuni sono troppo anziani, altri ancora non ci sono più – racconta Piccagli –. Siamo supportati dalla cooperativa Campo aperto, che mette a disposizione 3 suoi dipendenti che ci aiutano, ma sarebbe necessario un maggior apporto dalle persone del quartiere. Bastano 2 ore al giorno ogni 2 settimane. Stiamo spargendo la voce sui social e sul sito dell’associazione, ma il lavoro da fare è molto. Non servono competenze speciali, basta essere persone oneste e volenterose».

Il ruolo dell’associazione va infatti ben oltre la semplice cura del verde: lo scopo ultimo è quello di stimolare il senso civico, rendendo il quartiere qualcosa che gli abitanti sentono come proprio, da difendere e curare. «L’associazione cura il taglio delle piante ogni 12 giorni circa – sostiene Piccagli –. Bellavista infatti è sempre curata, non come altri quartieri dove a occuparsi del verde sono i privati, con più soldi e meno resa. L’associazione riceve circa 20mila euro l’anno dal Comune per la gestione del verde. Di questi il carburante dei mezzi ne costa circa 7mila, a cui sia aggiungono l’affitto ordinario o straordinario dei mezzi e la copertura assicurativa dei volontari. È un guadagno per tutto il quartiere, anche se a volte non veniamo apprezzati quanto dovremmo dalla cittadinanza. I volontari andrebbero valorizzati maggiormente, spesso il lor lavoro viene dato per scontato. Abbiamo iniziato il patto di valorizzazione nel 2014, da allora è stato rinnovato 2 volte, il prossimo rinnovo sarà nel 2025. È necessario che i volontari continuino o andremo incontro a un disagio anche sociale, perché la mancanza di cura porta a minor senso civico: il volontariato protegge a cascata tutto il quartiere, va valorizzato». lORENZO ZACCAGNINI

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