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“Sono stato io a causare il blackout Microsoft, era il mio primo giorno di lavoro. Ora mi hanno licenziato”: così Vincent Filibustier ha ingannato milioni di persone

“Sono stato io a causare il blackout Microsoft, era il mio primo giorno di lavoro. Ora mi hanno licenziato”: così Vincent Filibustier ha ingannato milioni di persone

Sì, perché dietro Vincent Flibustier c'è un uomo che di mestiere fa la lotta alle fake news: "Oggi ho rotto Internet, che lezione ne possiamo trarre?"

L'articolo “Sono stato io a causare il blackout Microsoft, era il mio primo giorno di lavoro. Ora mi hanno licenziato”: così Vincent Filibustier ha ingannato milioni di persone proviene da Il Fatto Quotidiano.

Ha ingannato tutti ed è diventato in poche ore il protagonista della fake news più virale del momento. Gli è bastata una foto, photoshoppata male, condivisa su X con un messaggio toccante e perfettamente calzante, e 40 milioni di visualizzazioni per diventare il protagonista di una serie di notizie in rete dal titolo “Trovato il responsabile del crash Microsoft: è un dipendente della piattaforma CrowdStrike”. Sì, perché quest’uomo si è inventato di essere il responsabile del bug di cybersicurezza che ha mandato in tilt venerdì 19 i sistemi Microsoft Azure, interrompendo ogni servizio e mandando in crash gli aeroporti di tutto il mondo. Eppure, già il suo nome “d’arte” doveva mettere in allerta: Vincent Flibustier si è infatti spacciato per un nuovo assunto, che al suo primo giorno di lavoro ha premuto “il pulsante sbagliato” generando il caos. “Primo giorno a Crowdstrike, ho fatto un piccolo update e mi sono preso il pomeriggio libero”, ha scritto nel suo post. Poi l’aggiornamento, un paio d’ore più tardi: “Licenziato. Completamente ingiusto”.

Peccato, però, che dietro Vincent Flibustier si cela un noto debunker belga, non certo un nuovo dipendente di Crowdstrike. Anzi, la sua specializzazione sarebbe proprio la lotta alle fake news, che lo avrebbe portato a fondare il sito d’informazione satirica nordpresse.be. Il suo obiettivo, quindi, sarebbe stato quello di impacchettare una fake news e di darla in pasto a un pubblico affamato, così da dimostrare la propagazione virale di una notizia a scapito del controllo della fonte. Obiettivo ampiamente raggiunto. Basti pensare ai numeri: 45 milioni di views, 400mila mi piace, 40 mila retweet e 3mila commenti.

Un’esperienza da cui Flibustier ha voluto trarre un’importantissima lezione. Anzi. Sette. Come ottenere una fake news (o riconoscerla) e diventare virali.


“È stato interessante, perché mi ha permesso di raggiungere un pubblico ampio e avere alcuni piccoli elementi di riflessione”, ha commentato nel video pubblicato diverse ore dopo per rivelare la sua reale identità. Insomma, così ha potuto verificare con i suoi stessi occhi l’efficacia e la portata di una fake news legata ad un grande evento.

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