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Posti pubblici ai parenti dei veterani, il Bangladesh rischia la rivoluzione



Il governo del Bangladesh guidato dal primo ministro Sheikh Hasina ha imposto il coprifuoco nel Paese dopo che, negli ultimi due giorni, ha soffocato nel sangue la rivolta degli studenti causando oltre cento morti. All'origine dei disordini le proteste contro il sistema di assegnazione degli impieghi nel settore pubblico che ha visto una vera sollevazione popolare e l'assalto alle carceri, dalle quali sono stati liberati centinaia di detenuti. Per questo motivo è stato schierato l'Esercito con lo scopo di reprimere le manifestazioni, con personale militare e polizia che pattugliano le strade in gran parte deserte della capitale Dacca.

Da quanto si apprende decine di persone sono state uccise anche la scorsa settimana e si ritiene che diverse migliaia siano rimaste ferite, come ha riferito l'agenzia di stampa Reuters citando dati provenienti dagli ospedali di tutto il paese.

Venerdì 19 luglio il Dhaka Medical College Hospital aveva comunicato di aver accolto 27 corpi, mentre il bilancio delle vittime nel paese sarebbe salito a 114.“Adesso è guerra” annunciano i collettivi studenteschi, mentre le proteste sulle quote in Bangladesh si intensificano e gli studenti sfidano gli ordini governativi occupando le università. Circa 300 agenti di polizia sarebbero finora rimasti feriti in quella che pare essere una nascente rivoluzione alla base della quale ci sarebbe una grande insicurezza economica.

Da giovedì 18 luglio il governo ha imposto anche un blackout quasi totale di internet e il funzionamento a singhiozzo delle reti di comunicazione mobile, in una nazione di 170 milioni di abitanti, permettendo soltanto un allentamento del coprifuoco di due ore a partire da mezzogiorno di sabato 20 per consentire alle persone di fare acquisti, come ha riportato il collega giornalista Tanvir Chowdhury di Al Jazeera, che ha anche confermato di aver sentito spari nel centro di Dhaka.

“L’opinione pubblica è preoccupata perché non si aspettava il dispiegamento dell’esercito” ha spiegato Chowdhury, “ma ora che i militari sono per le strade parte della popolazione si sente sollevata perché nel Paese c’è molto rispetto per i militari. Tuttavia l’atmosfera è cupa perché sono morte tante persone e la gente non capisce perché ci sia stata una repressione così dura per le studentesche che erano pacifiche”.

Al momento (domenica mezzogiorno in Italia), non c’è stata alcuna conferma ufficiale su quando il coprifuoco possa essere revocato, ma si prevede che rimarrà in vigore almeno fino a stasera.Le proteste vanno avanti da settimane, ma negli ultimi tre giorni si è registrato un forte aumento della violenza. Le manifestazioni sono iniziate pacificamente dopo che l’Alta Corte nazionale, il 5 giugno, ha ordinato il ripristino di una quota che riserva il 30% dei posti di lavoro statali ai familiari dei veterani che hanno combattuto per l’indipendenza del Paese dal Pakistan nel 1971.

Così mentre la Nazione è alle prese con problemi economici, tra cui l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e l’elevata disoccupazione, in particolare tra i giovani, molti cittadini si sono uniti alle proteste.“Ci sono molte persone comuni che sostengono gli studenti, c’è un grande grado di frustrazione nel Paese in questo momento e molte persone non accettano questo governo e si sentono come se il primo ministro fosse salito al potere con la forza”, riporta Chowdhury.

Le attuali proteste sono le più importanti tra quelle avvenute finora e hanno minacciato l'attuale governo del primo ministro Sheikh Hasina dopo la sua rielezione per il quarto mandato all’inizio di quest’anno. Dal canto suo Hasina ha immediatamente cancellato i viaggi diplomatici programmati in Spagna e Brasile per affrontare la situazione. Dopo la repressione di venerdì 19 i manifestanti hanno chiesto all'esecutivo maggiore responsabilità prima di accettare di sedersi con i rappresentanti del governo per i colloqui, mentre un ricorso presentato alla Corte Suprema di Stato ha sospeso il ripristino della quota per un mese in attesa dell’udienza programmata per il 7 agosto.

Nel frattempo, molti leader dei partiti d'opposizione che avevano espresso sostegno agli studenti e ai manifestanti sono stati arrestati insieme ad attivisti e organizzatori della protesta. Sabato 20 il Ministero degli Affari esteri indiano ha annunciato in una dichiarazione di aver facilitato il ritorno di quasi mille cittadini indiani dal Bangladesh e che altri 4.000 studenti rimasti in varie università stanno ricevendo assistenza consolare. Intanto nel pomeriggio dello stesso giorno gli Stati Uniti d'America hanno richiamato il personale diplomatico non essenziale e invitato i concittadini a lasciare il Paese.

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