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L’Occhio di Massimiliano e la nuova piazza Libertà a Trieste: ecco la pietra di Aurisina

L’Occhio di Massimiliano e la nuova piazza Libertà a Trieste: ecco la pietra di Aurisina

Pesa 5,5 tonnellate per un’altezza di 2,5 metri e proviene dalla Cava Romana. Il progetto di riqualificazione dell’area di largo Città di Santos partirà entro fine anno

TRIESTE C’è una candidata a diventare la protagonista dell’Occhio di Massimiliano, il micropaesaggio che in sostanza prenderà il posto della defunta sala Tripcovich in largo Città di Santos. Pesa circa 5,5 tonnellate, è alta 2,5 metri. È una pietra, un intero blocco per essere precisi, in marmo estratto dalla Cava Romana di Aurisina.

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Uno spettacolo della natura

La famiglia Pizzul – subentrata nella proprietà della Cava Romana nel 2022 e impegnata nella lavorazione del marmo a Aurisina dal 1876 – quando si è trovata di fronte a quello spettacolo della natura, ha pensato subito potesse essere perfetto per il progetto disegnato dall’architetto Andreas Kipar. Che ha immaginato per quello spazio «un inno alla natura – ha spiegato l’archistar illustrando il progetto – un’installazione, un richiamo alla biodiversità: in quel punto della piazza, irromperà un angolo del Carso».

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Quando il rendering dell’opera era stato svelato, Kipar aveva anticipato che sarebbe andato a cercare personalmente nelle cave del Carso le pietre più adatte. La famiglia Pizzul, certa che quel blocco di pietra estratto dalla loro cava sia perfetto per quel ruolo, si è proposta di donarlo al Comune, alla città. Così ha inviato alcuni scatti al sindaco Roberto Dipiazza e al presidente del Consiglio comunale Francesco Panteca, avanzando questa possibilità.

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Meraviglia del territorio

«Quella roccia – spiega Tommaso Pizzul – che poi andrà lavata e ripulita, rappresenta le meraviglie del nostro territorio, la straordinaria unicità del marmo di Aurisina e della sua interazione naturale con il fenomeno del carsismo, con la formazione di grotte e di cavità geologiche». In quel blocco si distinguono infatti il marmo di Aurisina, una cavità, una stalagmite. Per ora, in maniera posticcia, con una sorta di adesivo in carta, è stata anche simulata una scritta che ne ricorda l’origine. «Se poi la pietra dovesse essere scelta per il progetto – anticipa Pizzul – siamo disposti a far scolpire noi, a mano, nella parte marmorea, quella scritta che di fatto rappresenta la storia bimillenaria di una realtà sia estrattiva che produttiva del Carso».

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I Pizzul – da sei generazioni in questo settore – entusiasti del progetto di Kipar, reputano conceda la giusta vetrina «alle bellezze paesaggistiche di questo territorio e alle tante realtà artigiane e industriali che hanno reso importante l’attività estrattiva».

Sul tavolo del sindaco

La candidatura quindi ora è ufficiale, è sul tavolo del sindaco, che ne è entusiasta: «Non posso che ringraziare questi imprenditori – così Dipiazza –: quel pezzo di Carso in città incuriosirà i turisti, stimolandoli a scoprire ancora di più il nostro territorio». La pietra dovrà venire valutata anche da Kipar.

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L’occhio di Massimiliano

Guardando all’intera opera che sorgerà sulle ceneri della sala Tripcovich, ricordiamo che a ispirare Kipar è stato un grande masso sulla riva del mare, visibile dalle finestre del Castello di Miramare. L’architetto è rimasto incantato, constatando come sopra a quella imponente pietra è nato spontaneamente un piccolo angolo verde. Per questo motivo ha provvisoriamente chiamato la sua opera “Occhio di Massimiliano”, un omaggio all’interesse per la botanica dell’arciduca d’Asburgo. Nella pratica si tratta di due rocce più grandi, con intorno salvia, prato, muschio, euforbie, massi di dimensioni più ridotte e un rivolo d’acqua che garantirà la giusta irrigazione e terrà lontani polvere e smog. Un piccolo paesaggio carsico nel centro di Trieste e che si autoalimenterà.

Area da riqualificare

Questo intervento si inserisce nel più ampio progetto di riqualificazione dell’intera area di largo Città di Santos, possibile grazie a un finanziamento regionale da 2,7 milioni di euro. L’assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi, ringraziando «la proprietà della Cava Romana per la disponibilità e per il bel gesto», precisa come dal «progetto di fattibilità tecnico-economica già approvato dalla giunta si passerà a quello esecutivo e indicativamente entro fine anno indiremo la gara per appaltare i lavori».

Se tutto fila liscio, il cantiere dovrebbe partire quindi il prossimo anno.

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