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Ha criticato le truppe di Mosca per l’invasione dell’Ucraina: reporter russa-americana condannata a 6 anni e mezzo

Ha criticato le truppe di Mosca per l’invasione dell’Ucraina: reporter russa-americana condannata a 6 anni e mezzo

Secondo l’accusa ha violato la legge bavaglio che di fatto proibisce ogni critica all’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe: per questo motivo la giornalista russo-americana Alsu Kurmasheva è stata condannata a sei anni e mezzo di carcere. La decisione è stata presa dai giudici della Corte Suprema di Kazan, nella regione russa del Tatarstan, […]

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Secondo l’accusa ha violato la legge bavaglio che di fatto proibisce ogni critica all’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe: per questo motivo la giornalista russo-americana Alsu Kurmasheva è stata condannata a sei anni e mezzo di carcere. La decisione è stata presa dai giudici della Corte Suprema di Kazan, nella regione russa del Tatarstan, secondo i quali la reporter ha diffuso “false informazioni sull’esercito”.

La sentenza contro la cronista di Radio Free Europe/Radio Liberty (Rfe/Rl), media finanziato dal governo statunitense, è arrivata all’esito di un processo segreto. La Corte suprema, sul suo sito web, ha confermato la condanna: in tal senso, la portavoce del tribunale Natalya Loseva, raggiunta telefonicamente dall’Associated press, ha spiegato che la condanna è arrivata all’esito di un processo classificato come segreto ma non ha fornito ulteriori dettagli sulla natura delle accuse contro la giornalista. Stephen Capus, presidente e amministratore delegato di Rfe/Rl, ha definito il processo e la condanna “una parodia della giustizia“, aggiungendo che “l’unico risultato giusto” sarebbe che “Alsu venga immediatamente rilasciata dal carcere dai suoi rapitori russi“. “È giunto il momento – ha sottolineato in una dichiarazione all’Ap – che questa cittadina americana, la nostra cara collega, si riunisca alla sua amata famiglia”.

Quella di Alsu Kurmasheva è la seconda condanna ai danni di un giornalista negli ultimi giorni in Russia. Il 19 luglio scorso, infatti, Evan Gershkovich, 32enne reporter del Wall Street Journal, è stato condannato a scontare sedici anni in un carcere di massima sicurezza per spionaggio. Per lui l’accusa è di spionaggio, perché è sospettato di essere un agente al soldo della Cia. Gershkovich è stato arrestato a fine marzo dello scorso anno a Ekaterinburg, principale centro industriale degli Urali e territorio denso di fabbriche per la produzione militare. Lì, secondo l’accusa, avrebbe raccolto informazioni segrete per conto di Langley su uno dei principali produttori di armi russi, il costruttore di carri armati Uralvagonzavod. È il primo giornalista occidentale a finire in carcere per spionaggio dalla fine della Guerra Fredda.

Nel caso di Gershkovich, tuttavia, la velocità del procedimento (con udienze anticipate di oltre un mese e le testimonianze esaminate in un solo pomeriggio) potrebbe indicare secondo gli osservatori che un’intesa su uno scambio di prigionieri potrebbe essere vicina. Due anni fa, la star della Nba Brittney Griner è stata scambiata con una celebrità del traffico internazionale di armi del calibro di Viktor Bout, “il mercante di morte”, pochi mesi dopo una condanna a 9 anni per possesso di hashish. Un’ipotesi, quella dello scambio di prigionieri, che sembra invece difficilmente percorribile in un altro caso che coinvolge un occidentale oltre l’ex Cortina di ferro: in Bielorussia Rico Krieger, un trentenne tedesco, è stato condannato a morte per “terrorismo” e “attività mercenaria”, in un altro processo a porte chiuse che si è concluso a fine giugno nel silenzio.

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