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Una polis per la Gen Z. Il Festival della Politica di Mestre punta ai giovani 

Una polis per la Gen Z. Il Festival della Politica di Mestre punta ai giovani 

foto da Quotidiani locali

I giovani disaffezionati alla politica? Forse, «quando non c’è una solida proposta che li intercetti». Questa è la sfida, di certo ambiziosa, che si è posta Fondazione Pellicani, in collaborazione con il Museo M9 di Mestre, nel dedicare la tredicesima edizione del Festival della politica ai giovani. Il titolo è emblematico: “Tutta la vita davanti. Una polis per la Generazione Z”. A curare la rassegna che animerà Mestre dal 5 all’8 settembre, sono Pietro Del Soldà, filosofo e autore storico di Rai Radio 3, e Sara Sanzi, autrice e conduttrice radiofonica.

«La grande sfida» spiega Del Soldà, «è far capire ai giovani quanto il loro destino sia più ampio di quella che oggi può essere la loro piccola cerchia». L’obiettivo, insomma, è il superamento dell’individualità per ritornare a una dimensione di comunità, in cui le scelte di ciascuno influenzano la quotidianità di tutti, perché il personale è politico e la politica è cosa di tutti. «Il mondo sta vivendo una fase di trasformazione che segnerà la vita della Generazione z, per la quale ci interroghiamo sul futuro di una polis possibile» prosegue, sottolineando come gli ambiti che toccheranno i quasi 50 eventi del Festival sono tanti.

Il programma

Tra i temi abbracciati dal Festival della Politica, il ruolo dell’informazione: «E’ urgente indagare il rapporto che i giovani hanno con il giornalismo. Se c’è una cesura tra le nuove e le vecchie generazioni è proprio il modo in cui si informano».

Anche per questo, sul palco del festival saranno presenti giornalisti di ieri e di oggi, da Marco Damilano con lo “Spiegone su giovani ed Europa” a Cecilia Sala, giornalista del Foglio che ha scelto il format del podcast pre raccontare le zone di guerra, e Francesca Mannocchi, che dialogherà con Renzo Guolo e Pietro Del Soldà nel panel “Un mondo senza pace”. Proprio per aumentare l’attenzione rispetto al tema dell’informazione, quest’anno gli workshop mattutini del Festival, in collaborazione con YouTrend vedono il ruolo strategico dell’Ordine dei giornalisti del Veneto che riconoscerà ai giornalisti che vi prenderanno parte i crediti formativi.

«Un altro tema importante sarà quello del fronte occupazionale» prosegue il curatore della rassegna, «soprattutto rispetto alla sostituzione tecnologica, che non è un processo democratico dal momento in cui il tutto è nelle mani di pochi giganti del web e, dunque, si tratta di un capitalismo tecnologico». In questo senso, il 4 settembre verrà presentato il libro “Il posto di lavoro. La rivoluzione dei valori della Gen Z”, di Daniele Marini e Irene Lovato Menin, in conversazione con Nicola Ianuale.

Non mancherà, infine, l’attenzione al tema delicato della salute mentale e del disagio psicologico, scoppiato in maniera dirompente dopo la pandemia. «Un disagio a cui si fa fronte con un incremento dell’uso degli psicofarmaci da parte dei più giovani» commenta Del Soldà, che ricorda come non sia possibile non considerare l’aumento di disturbi mentali senza guardare il contesto, senza intrecciare il discorso alle grandi trasformazioni che sta vivendo la società. Sabato 7 settembre, a tal proposito, è in calendario l’appuntamento “Il disagio psicologico nei giovani. Con tutta la vita dentro”, con Matteo Lancini, Beatrice Sciarrillo e Sara Segantin, mentre in serata il curatore del festival sarà in dialogo con la femminista Ilaria Gaspari nell’incontro “Amore ed emozioni. Le maschere di Eros”.

Una sezione speciale del Festival della Politica è quella di Antonio Gnoli, dal titolo “Padri e figli”, incentrata sullo scambio intergenerazionale e sul dialogo, che vedrà tra gli ospiti la regista Anna Negri che parlerà del suo rapporto con il padre, scomparso a fine 2023, lo psicanalista Massimo Ammaniti e il sociologo Marco Revelli.

Tra gli appuntamenti più attesi, quello del 4 settembre alle 21 quando il filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari sarà in dialogo con il cardinale Matteo Maria Zuppi. Al centro, le crisi che attraversano il pianeta, dalla crisi della democrazia al tema dei diritti, ma anche e soprattutto le guerre in corso.

Le sfide

La sfida, quest’anno più che nei tredici passati, è quella di attirare un pubblico giovane. Nicola Pellicani, direttore del Festival, si dice entusiasta e crede che l’offerta proposta possa risultare vincente. Della stessa opinione anche Cacciari: «La disaffezione alla politica da parte dei giovani è normale, come potrebbe essere altrimenti? Il distacco va affrontato e può essere superato solo con un impegno a 360°. Se si presentano occasioni di incontro e dialogo si riesce a intercettare i giovani, la disaffezione non c’è con un’offerta di questo tipo» commenta. Poi arriva la frecciatina: «Forse sono i partiti a non essere in grado di proporre qualcosa che possa interessare i ragazzi».

La disaffezione riguarda, in primis, proprio i partiti: «I giovani non si riconoscono in loro? Per forza, come fai a riconoscerti in qualcosa che non c’è? Le nuove generazioni devono fare la loro politica, capire che dove non si sentono rappresentati, devono farsela da soli, una rappresentanza» continua, prima di concludere: «se i giovani non hanno una risposta politica adeguata devono costruirsela loro, facciano la rivoluzione».

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