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Ondata estiva di Covid, in provincia di Venezia 15 pazienti in terapia intensiva

Ondata estiva di Covid, in provincia di Venezia 15 pazienti in terapia intensiva

foto da Quotidiani locali

Il Covid, un incubo che ormai ci siamo lasciati alle spalle, rialza la testa e torna anche nelle corsie degli ospedali.

Nelle ultime due settimane, sono stati 43 i pazienti ricoverati negli ospedali dell’Usl 3 risultati positivi al tampone. Circa una quindicina quelli finiti in terapia intensiva. Di questi, ad oggi quelli ancora in ospedale sono 8, tre in rianimazione.

Una fotografia precisa sul numero di positivi è difficile da fare, dal momento in cui a differenza degli anni scorsi il tampone non lo fa quasi nessuno.

Tanti, quindi, potrebbero essere positivi, magari con sintomi leggerissimi o senza sintomi, e non vanno di certo a controllarsi. Ciò che si vede, dunque, è soltanto la punta dell’iceberg.

Il ritorno della sindrome respiratoria è stato certificato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui c’è stato un aumento di cinque volte dei positivi nelle ultime 8 settimane.

Certo, non è più il Covid di una volta dal momento in cui la malattia è molto più blanda di un tempo ed è pericolosa solo per le persone fragili perché le ultime varianti del virus non sono più in grado di portare l’infezione fino ai polmoni ma generalmente si fermano nelle alte vie respiratorie.

A confermarlo è anche il presidente dell’Ordine dei Medici di Venezia, Giovanni Leoni: «Il Covid non ha più l’impatto di una volta, la situazione è tranquilla, tutto sotto controllo» commenta, «la positività non vuol più dire malattia, comunque si sta sorvegliando la situazione».

In generale, stando al Report settimanale del Ministero della Salute, si evince che anche la situazione in tutta la regione è rimasta pressoché invariata dalla settimana precedente, con un tasso di occupazione dei posti letto da parte di pazienti positivi pari al 3.2% e all’1% per quanto riguarda le terapie intensive.

Su 6.000 posti nell’area medica, sono 195 quelli occupati da pazienti con infezione da Sars-CoV-2, dodici quelli in rianimazione su un totale di 1.000 letti. Una situazione stabile che poco si discosta da quella nazionale in cui si vede una leggera crescita soprattutto dell’indice di trasmissibilità (da 1 a 1,20) e dell’incidenza dei casi, pari a 15 ogni 100.000 abitanti.

Ciò che è cresciuto sensibilmente rispetto allo scorso maggio è il numero di casi attribuibili alla variante Kp3, pari al 40% dei positivi in tutt’Italia contro il 24,4%. Questa variante, che è particolarmente insidiosa, è quindi responsabile di 4 casi su 10.

I numeri, sia a livello regionale che locale, non destano grandi preoccupazioni nemmeno nell’azienda sanitaria della Serenissima, che comunque monitora costantemente la situazione.

Importante, ricorda anche Leoni, non fare allarmismi. «Il Covid c’è, i casi sono aumentati, ma i sintomi sono blandi. Ovviamente serve un po’ di cautela per i pazienti fragili. Si sta osservando l’andamento dei contagi, l’allarmismo non ha senso, soprattutto in questa fase».

La raccomandazione dell’Ordine dei medici e dell’Usl è quella di essere responsabili, soprattutto quando ci si deve interfacciare con soggetti fragili o anziani, soprattutto dal momento in cui le fasce d’età che registrano il più alto tasso di incidenza settimanale hanno più di 80 anni.

Intanto, da qualche settimana nelle rsa non c’è più l’obbligo di indossare le mascherine ma, considerando l’andamento dei prossimi giorni, si potrebbe valutare la loro reintroduzione.

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