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Udine, il sindaco De Toni cerca il dialogo con il presidente della Figc: il ricavato della partita alle vittime della guerra

Udine, il sindaco De Toni cerca il dialogo con il presidente della Figc: il ricavato della partita alle vittime della guerra

foto da Quotidiani locali

UDINE. Prove di dialogo tra Comune e Figc. Dopo la mancata concessione del patrocinio alla partita tra Italia e Israele in programma il prossimo 14 ottobre allo stadio Friuli e le conseguenti polemiche, il sindaco Alberto Felice De Toni ha contattato il presidente della Figc, Gabriele Gravina con l’intento di trovare un’intesa che possa superare la situazione di impasse che ha diviso la politica.

L’ipotesi sulla quale si sta lavorando è quella, immaginata dal primo cittadino del capoluogo friulano, di devolvere il ricavato della sfida di Nations league alla vittime della guerra.

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«Stiamo verificando la fattibilità», ha spiegato ieri in aula De Toni quando ha motivato la richiesta di rinvio della discussione della mozione di sentimenti presentata dal centrodestra, poi accolta dal consiglio con i soli voti della maggioranza e l’astensione di Stefano Salmè (Liberi elettori), mentre tutti gli altri consiglieri di opposizione avevano abbandonato l’aula per protesta.

Per Luca Vidoni, capogruppo di FdI, «la verità è che il sindaco non sa più come uscire da questa ennesima figuraccia che ricorda molto quella sulla proposta di cittadinanza a Maignan: ancora una volta Udine si ritrova al centro dell’attenzione mediatica nazionale per una decisione che ha diviso la stessa maggioranza».

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Il riferimento è all’assessore di Iv, Andrea Zini e ai consiglieri della lista De Toni Antonella Eloisa Gatta e di Azione, Pierenrico Scalettaris che non hanno nascosto il loro disappunto per la mancata concessione del patrocinio.

«È stata la decisione più sofferta e difficile che ho dovuto prendere da quando sono stato eletto - ha sottolineato De Toni -. Da molte parti mi sono arrivate sollecitazioni a ripensarci esattamente come mi viene richiesto di fare con questa mozione. Ma discuterne adesso non avrebbe senso perché ho avviato una serie di contatti locali e non solo per superare l’attuale situazione».

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Nei giorni scorsi lo stesso De Toni aveva chiarito quali potrebbero essere le condizioni che cambierebbero lo scenario e, di conseguenza, la sua decisione: «Se le trattative diplomatiche portassero a un cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi, o il ricavato della partita fosse donato in favore delle vittime civili della guerra, il contesto sarebbe completamente diverso e cambierebbe anche la nostra valutazione».

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«Non possiamo far finta che non ci sia una guerra che da entrambe le parti ha portato alla morte migliaia di civili fra cui molte famiglie e bambini. Se questa partita, oltre ad essere un grande evento sportivo, fosse anche un’occasione per promuovere la pace, come sindaco sarei felice di dare il mio sostegno».

Considerato che né la liberazione degli ostaggi, né il cessate il fuoco, dipendono dal Comune, ecco che l’attenzione del sindaco si è focalizzata sul terzo punto, ossia quello di devolvere il ricavato della partita alle vittime della guerra. Ed è proprio per verificarne la fattibilità che De Toni ha chiamato Gravina.

La speranza del primo cittadino è che si arrivi a una soluzione nei prossimi giorni. «Quello - ha osservato il capogruppo della lista De Toni, Lorenzo Croattini - sarebbe un bel segnale di pace perché, attraverso una partita di calcio, ci sarebbe l’occasione di fare qualcosa di concreto».

Per i consiglieri di centrodestra però il patrocinio andava concesso comunque «considerato che le guerre portano sempre orrori, ma a pagare non possono essere i valori dello sport che costruiscono ponti e non elevano muri; che lo sport ha un valore educativo ed è veicolo di modelli di comportamento positivi; che lo sport - si legge nella mozione che sarà discussa a settembre - è quello spazio nel quale si può realizzare una vera “comunità” lontana da ogni tipo di discriminazione; che sport, così come la cultura, devono essere liberi da ideologie e strumentalizzazioni, devono unire e non dividere, perché altrimenti si viola il loro senso più profondo».

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