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Mestre, rapine nel quartiere Piave: condanne per oltre 27 anni

Mestre, rapine nel quartiere Piave: condanne per oltre 27 anni

foto da Quotidiani locali

Oltre ventisette anni di condanne totali nei confronti dei responsabili di almeno dodici rapine violente, tutte consumate tra via Piave, via Cappuccina e il sottopassaggio pedonale della stazione.

Episodi ripetuti tra fine novembre e inizio febbraio, per uno schema ripetuto in maniera sempre uguale. Ed è stato proprio il copione seguito pedissequamente in ogni occasione a fornire agli investigatori della Squadra mobile della questura di Venezia l’unica traccia utile per rintracciare gli autori (tutti di origini straniere).

Il 22 luglio , il tribunale ha emesso una serie di condanne a loro carico. Sei anni e due mesi a Johnson Goodlucky, tre anni e quattro mesi a Denilson Muchine, cinque anni e due mesi a Said Abdul Razak, sette anni e sei mesi a Gift Ugbeje. Patteggiamento a due anni invece per Ali Rajib e tre anni e 11 mesi (in continuazione) per Veronica D’Urzo. Rinviati invece a giudizio Omar Awni e Mouhamed Niang.

Tra i condannati, nella maggior parte dei casi si tratta di senza fissa dimora, per la quasi totalità stranieri senza permesso di soggiorno, tanto meno un impiego: per le autorità erano «fantasmi». Cinque di loro sono stati arrestati e ora sono in carcere, altri due hanno ricevuto un divieto di dimora in Veneto.

Secondo l’accusa, il gruppo aveva eletto il quartiere Piave a terreno di caccia e si attivava solamente al calare del sole, allungandosi però fin quasi all’alba.

Diciassette in totale, le parti offese identificate dalle indagini. Si va da cuochi o camerieri intercettati alla fine del turno di lavoro in ristorante, mentre rientravano verso casa, alla ragazza che usciva dall’appartamento di un’amica che l’aveva ospitata per cena, fino al più ovvio passante fresco di prelievo al bancomat.

Tutti si sono visti bloccati dai criminali armati di coltello o, in pochi casi, di una bottiglia rotta: i delinquenti pretendevano i portafogli, in qualche occasione però si sono portati via anche cellulari o cuffiette; c’è stato anche un episodio in cui i rapinatori sono riusciti a strappare il marsupio che la vittima si portava addosso pretendendo 20 euro per riconsegnarlo. Più ricco il bottino ricavato dai portamonete: anche 150 o 300 euro, a cui si aggiungevano bancomat e carte di credito, che i criminali provvedevano a svuotare prima che i rapinati avessero il tempo di farle bloccare.

A coordinare le indagini il pm Giorgio Gava, che aveva chiesto l’arresto per tutti e sette. Per loro le accuse di rapina aggravata, furto, estorsione e uso indebito di carte di credito; niente associazione a delinquere: ogni episodio vedeva una conformazione della “squadra” differente, senza uno schema preciso o ricorrente.

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