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Gli ostacoli posti dal Garante Privacy UK sui cookie di Google

L'ICO ha fatto una dichiarazione esplicita su questa decisione di Google: «Siamo delusi dal fatto che Google abbia cambiato i suoi piani e non intenda più deprecare i cookie di terze parti dal browser Chrome»

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Se la decisione di Google di rinunciare completamente alla cancellazione dei cookie di terze parti al momento dell’accesso dell’utente da Chrome ha in qualche modo fatto esultare gli operatori del settore pubblicitario, dall’altra parte ha creato non pochi problemi al Garante della privacy del Regno Unito (ovvero l’Information Commissioner’s Office) che ha mostrato seri dubbi sul fatto che la decisione non vada a impattare sulla sicurezza dei dati degli utenti dei contenuti editoriali diffusi online.

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ICO su Google, le perplessità del garante del Regno Unito

Stephen Bonner, vice commissario dell’ICO, ha fatto una dichiarazione molto dura, immediatamente dopo la comunicazione – sul blog ufficiale del progetto Privacy Sandbox di Google che, tra i suoi compiti, aveva proprio quello di guidare la transizione verso un modello totalmente cookieless – della rinuncia da parte di BigG a quel progetto: «Siamo delusi dal fatto che Google abbia cambiato i suoi piani e non intenda più deprecare i cookie di terze parti dal browser Chrome – ha dichiarato -. Fin dall’inizio del progetto Sandbox di Google nel 2019, abbiamo ritenuto che bloccare i cookie di terze parti sarebbe stato un passo positivo per i consumatori».

La preoccupazione di base è che, consentendo agli operatori pubblicitari l’accesso ai cookies di terze parti, i malintenzionati possano sfruttare alcune vulnerabilità di questo sistema per approfittare dei dati personali degli utenti e per rendere più problematica l’esperienza di navigazione. Già in passato – quando, dal 2019, il progetto Privacy Sandbox stava prendendo forma, nonostante i numerosi rinvii, l’ICO aveva segnalato le criticità dell’approccio di Google alla gestione dei dati personali degli utenti. Preoccupazioni che erano state condivise anche dall’agenzia garante della concorrenza nel Regno Unito (Competition and Markets Authority – CMA), che tuttavia ha preso tempo – dopo l’annuncio di Google – per valutare l’impatto di questa decisione sulla correttezza dell’operazione sul mercato.

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