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Google ci ha ripensato: niente addio ai cookie su Chrome

È una rivoluzione copernicana nel mondo della pubblicità e nel finanziamento dell'editoria. Possibile che Google abbia ceduto alle pressioni degli inserzionisti sui cookie di terze parti

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Il tema dei cookie di terze parti di Google ha tenuto banco – ormai da anni – nel mercato delle inserzioni pubblicitarie e in quello collegato, quindi, ai creatori di contenuti digitali. Come ormai abbiamo spiegato spesso ai lettori di Giornalettismo, i cookie sono quelle porzioni di codice che consentono il tracciamento di una determinata attività da parte dell’utente che visita un sito web. Di conseguenza, conoscere le attività che l’utente realizza è fondamentale per gli operatori nel mercato pubblicitario, perché sapranno come indirizzare al meglio i propri annunci verso determinate categorie di utenti.

Questo sistema, comunque, era stato messo in discussione, soprattutto in Europa: conoscere questi dati degli utenti, infatti, può in qualche modo rappresentare una intromissione nella loro privacy. Per questo motivo, i regolatori hanno spinto affinché – attraverso una CMP – l’utente fosse avvisato degli eventuali dati rilasciati nel corso della navigazione su un sito, consentendogli anche di rifiutare di condividere queste informazioni (con il conseguente crollo delle entrate pubblicitarie per l’editore o il creatore di contenuti, che non rappresentava – a questo punto della filiera – una fonte a cui attingere per profilare un utente). I grandi colossi si sono adattati a questi regolamenti, cercando di fare il proprio gioco. Google, attraverso il piano Privacy Sandbox, aveva più volte annunciato che avrebbe impedito il tracciamento di cookie di terze parti sul proprio motore di ricerca, Chrome, il più utilizzato in assoluto a livello globale. Dopo tanti rinvii, adesso – sul proprio blog ufficiale – Google ha comunicato la marcia indietro: continuerà a consentire la raccolta di cookie di terze parti, pur scaricando le responsabilità su eventuali violazioni proprio a queste stesse terze parti.

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Cookie di Google, stop al progetto di Privacy Sandbox?

Possibile che questa retromarcia sia stata collegata alle pressioni degli inserzionisti, preoccupati per la possibile perdita di una fetta significativa di mercato: «Invece di eliminare i cookie di terze parti, introdurremmo una nuova esperienza in Chrome che consente alle persone di fare una scelta informata che si applica a tutta la loro navigazione web e che possono modificare tale scelta in qualsiasi momento» – sono le parole attribuite ad Anthony Chavez, il vicepresidente del progetto Privacy Sandbox.

Fondamentalmente, con questa scelta, Google ammette che il proprio modello di business prevalente continua a essere la pubblicità e tutto ciò che intorno a essa ruota. Probabilmente, la retromarcia sull’eliminazione dei cookie di terze parti deriva esattamente da questa percezione. In ogni caso, a quanto pare, il progetto Privacy Sandbox – che puntava a mettere nero su bianco una gestione più trasparente dei dati personali degli utenti – non verrà completamente abbandonato: anche se il suo punto di forza era rappresentato dall’eliminazione dei cookies di terze parti, questa inversione di tendenza consentirà ai responsabili del progetto di concentrarsi su miglioramenti legati all’esperienza degli utenti.

«Continueremo a rendere disponibili le API Privacy Sandbox e a investire in esse per migliorare ulteriormente la privacy e l’utilità. Abbiamo anche intenzione di offrire controlli aggiuntivi sulla privacy, quindi abbiamo in programma di introdurre la protezione IP nella modalità incognito di Chrome».

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