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Verso la nuova Provincia di Trieste: ambizioni e primi nomi, in campo le associazioni

TRIESTE Rivincite personali e ambizioni di partito si intrecciano nelle telefonate off the records di assessori e consiglieri, ma al momento di fare nomi di possibili candidati per la nuova Provincia di Trieste del 2025 (o 2026) in tutti prevale una formale morigeratezza.

«Presto per fare i nomi, adesso pensiamo a portarci a casa la riforma», dichiarano dalla giunta Fedriga, pronti a tornare alle Province nelle forme e dimensioni di quelle cancellate nel 2016 da un centrosinistra che deve ora prepararsi a una doppia tornata elettorale.

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«La prima lettura alla Camera è stata calendarizzata: andiamo nella direzione della modifica allo Statuto e della conversione degli attuali Edr», dice l’assessore alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti, che punta a riavere tutte e quattro le Province a elezione diretta e intanto con la sua associazione “Un altro passo” ha riunito in convegno ex presidenti di punta: Renzo Codarin, Dario Crozzoli, Dario Locchi e Maria Teresa Bassa Poropat.

L’iter parlamentare è articolato e prevede un doppio passaggio a Roma, ma ottenuta la reintroduzione delle Province nello Statuto regionale spetterà comunque alla Regione intervenire con una legge elettorale propria. «Non escludiamo si possa passare a una nuova formula slegata al vecchio doppio turno», precisa Roberti, confidente in una tornata diretta per le Province «entro il 2025», o comunque nel 2026.

Ma sui possibili candidati c’è ancora riserbo. «Ci stiamo ragionando», afferma l’esponente leghista alle regionali in campo con la Lista Fedriga. Nomi di peso all’interno del Carroccio non mancano, e nei mesi scorsi era stato suggerito quello di Serena Tonel. «Solo voci di corridoio», commenta la vicesindaco di Trieste, limitandosi a riaffermare il parere «favorevole» al restauro delle Province. «Quando sarà il momento – precisa Tonel – individueremo i candidati migliori».

Riflessione che dovrà essere oltretutto strategica perché alle provinciali del 2025 (o 2026) seguiranno le comunali del 2027 e il centrodestra dovrà ottimizzare le energie. In casa Forza Italia al momento non ci sbilancia.

«Abbiamo diverse carte da giocare», assicura però il capogruppo azzurro Alberto Polacco, certo di «una classe dirigente preparata, e nomi interessanti nella società civile». Fratelli d’Italia, dal canto loro, sanno di essere il primo partito e non è da escludere che chiederanno l’ipoteca sulle nomination: una triestina in piazza Unità e una da fuori città in Provincia, anche per raccogliere il consenso sul rosso altipiano.

Nomi possibili sono l’ex vicesindaco di Duino Aurisina Massimo Romita o attuale vice di Muggia, Nicola Delconte. Altro nome che invece circola da mesi è quello del consigliere regionale eletto nella Lista Fedriga ed ex assessore comunale al Sociale Carlo Grilli, attivissimo con la sua “Idea giuliana” che raccoglie una quarantina di associati tra cui i consiglieri Roberto Cason (misto) e Mirko Martini (Noi con l’Italia). «Noi in questa fase siamo un’associazione». Ma diventerà una “lista giuliana”? «Abbiamo un’idea del nostro futuro», commenta Grilli.

Il centrosinistra studia il da farsi: in prospettiva ci sono due elezioni da ribaltare. Il ritorno delle Province non convince e per la segretaria dem Maria Luisa Paglia equivarrebbe a «reintrodurre poltrone di cui non abbiamo bisogno». I margini di intervento non mancano, e non è da escludere che il Pd possa proporre candidate la consigliera Valentina Repini o la sindaca di Sgonico Monica Hrovatin, così da raccogliere il voto sloveno.

In area municipalista, Riccardo Laterza di At né conferma, né smentisce un’eventuale candidatura tra un anno o due, ma premette che «se il ritorno alle Province sarà gestito in linea con le ultime modifiche istituzionali della Regione, rischia di essere un flop». Paolo Altin di Punto Franco, altro nome nella sinistra più democratica, non si tira indietro ma tiene a precisare che «l’importante è trovare un candidato che incarni un consenso quanto più largo possibile»

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