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Patente a crediti, obbligatoria la sospensione in caso di infortunio mortale per “colpa grave” dell’impresa. Cgil e Uil restano critiche

Patente a crediti, obbligatoria la sospensione in caso di infortunio mortale per “colpa grave” dell’impresa. Cgil e Uil restano critiche

Arriva l’obbligatorietà, e non la sola possibilità, della sospensione (fino a 12 mesi) della patente a crediti in caso di infortunio mortale per “colpa grave” dell’impresa. E’ una delle novità contenuta nel decreto attuativo della patente a crediti illustrato al tavolo al ministero del Lavoro con le parti sociali. La patente entrerà in vigore il […]

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Arriva l’obbligatorietà, e non la sola possibilità, della sospensione (fino a 12 mesi) della patente a crediti in caso di infortunio mortale per “colpa grave” dell’impresa. E’ una delle novità contenuta nel decreto attuativo della patente a crediti illustrato al tavolo al ministero del Lavoro con le parti sociali. La patente entrerà in vigore il primo ottobre nell’edilizia per i cantieri temporanei o mobili.

Sarà una Commissione territoriale composta dai rappresentanti dell’Ispettorato nazionale del lavoro e dell’Inail a valutare il recupero dei crediti tenendo conto sia dell’adempimento dell’obbligo formativo relativo ai corsi in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro da parte dei soggetti responsabili di violazioni e dei lavoratori occupati presso i cantieri dove quest’ultima si è verificata, sia di eventuali investimenti. Secondo il testo, alle sedute della Commissione possono partecipare i rappresentanti delle Asl e il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale. I flussi informativi per l’accreditamento dei crediti vengono definiti con provvedimento del direttore dell’Ispettorato.

Stando alle bozze, se un’azienda è iscritta da almeno vent’anni alla camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura potrà richiedere 10 crediti ‘extra’. La patente – come già annunciato – avrà una base di partenza di 30 crediti, a cui si potranno sommare dei punti fino ad un massimo di 100. Inoltre, si potrà ottenere un credito per ciascun biennio successivo al rinnovo dell’asseverazione del modello di organizzazione e gestione rilasciato dall’Organismo Paritetico iscritto al repertorio nazionale, fino ad un massimo di 20 crediti (soglia più bassa rispetto ai 22 punti previsti nella versione precedente della bozza). Ad ogni violazione delle norme di sicurezza seguirà invece una decurtazione, misurata in base alla gravità: lo stop alle imprese che operano nei cantieri (mobili e immobili) scatterà sotto la soglia dei 15 crediti.

“Il testo di legge riporta alcune modifiche che sono da ascrivere direttamente all’azione sindacale e alla nostra partecipazione attiva al tavolo”, commentano la segretaria confederale della Cgil, Francesca Re David, e il responsabile salute e sicurezza Cgil nazionale, Sebastiano Calleri, al termine dell’incontro al ministero. Per i due dirigenti sindacali, ‘nonostante la legge a nostro giudizio rappresenti un’occasione persa per dare vita a un vero sistema di qualificazione delle imprese, e non coinvolge tutti i settori – anche nell’applicazione della patente a crediti – consideriamo utili gli avanzamenti decisi, come: l’obbligatorietà della sospensione in caso di morte del lavoratore, il coinvolgimento di Rls e Rlst, il ruolo dell’ispettorato nella verifica del ripristino delle condizioni di sicurezza dopo la sospensione dell’attività. Rimane inaccettabile la concessione altissima dei crediti in partenza che rischia di vanificare l’efficacia”. “Non siamo soddisfatti di questa patente a punti”, concordano la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese, e il segretario nazionale della Feneal-Uil, Stefano Costa. “Qualcosa è stato accettato, ma ci sono questioni di fondo in questo provvedimento che ci lasciano fortemente critici”: “parte da 30 punti, ma può arrivare a 100, ne decurta al massimo 40 in caso di infortunio mortale che sia singolo o plurimo. E solo quando si arriva ad averne 15, dopo un lungo percorso con tempi incerti per arrivare a una sentenza passata in giudicato, scattano degli obblighi per il datore di lavoro e per i lavoratori di formazione. Quello che più fa rabbia è il tentativo di questo governo di fare ‘safety washing‘: lucidare la propria immagine agli occhi dell’opinione pubblica, senza, però, realizzare niente di concreto per proteggere la vita di lavoratrici e lavoratori e punire le aziende che considerano gli infortuni un danno collaterale accettabile nell’esasperata ricerca della massimizzazione del profitto”.

“Nonostante diverse proposte sindacali accolte durante il confronto, riteniamo la misura molto parziale poiché non interviene sulla qualificazione all’ingresso delle imprese prima di operare nel mercato e nei cantieri. Del resto partendo da una legge fatta male gli spazi per migliorarla, in fase di decreto attuativo, erano veramente pochi”, aggiunge il segretario generale della Fillea-Cgil, Alessandro Genovesi.

Per la Cisl invece bicchiere mezzo pieno: “Come Cisl e come Filca-Cisl riteniamo l’incontro di oggi molto importante perché raccoglie una proposta che come Cisl portiamo avanti dal 2011”, affermano il segretario confederale della Cisl, Mattia Pirulli, e il segretario generale della Filca- Cisl, Enzo Pelle.

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