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Scuola, la guerra tra i docenti per un posto da preside. Cgil: “Disparità e criteri diversi in base alle Regioni, i concorsi sono inadeguati”

Scuola, la guerra tra i docenti per un posto da preside. Cgil: “Disparità e criteri diversi in base alle Regioni, i concorsi sono inadeguati”

Estate calda non solo per le temperature per i possibili nuovi futuri dirigenti scolastici. Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia centinaia di professori che puntano alla presidenza sono in rivolta contro il governo responsabile – secondo il segretario nazionale della Cisl Scuola, Giuseppe D’Aprile – di aver “scritto norme con superficialità”. Le questioni sul tavolo sono […]

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Estate calda non solo per le temperature per i possibili nuovi futuri dirigenti scolastici. Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia centinaia di professori che puntano alla presidenza sono in rivolta contro il governo responsabile – secondo il segretario nazionale della Cisl Scuola, Giuseppe D’Aprile – di aver “scritto norme con superficialità”. Le questioni sul tavolo sono due.

La prima riguarda 1.700 docenti che, su un totale di 25 mila candidati, hanno svolto e superato il primo difficile step previsto dalla procedura concorsuale ordinaria per il reclutamento di dirigenti in guerra con i colleghi che hanno seguito una procedura straordinaria e ora rischiano di scavalcarli nelle graduatorie.

Il secondo problema è stato sollevato, invece, in queste ore, da quegli insegnanti che hanno partecipato alla prova preselettiva del concorso ordinario per il reclutamento di presidi (Decreto numero 2788/2023), e pur avendo conseguito un punteggio compreso tra 35/50 e 39/50, sono stati esclusi dalle successive prove a causa di una disparità di trattamento tra regione e regione.

A spiegare a ilFattoQuotidiano.it, la vicenda è la numero uno della Flc Cgil, Gianna Fracassi: “La prima questione è il frutto della sovrapposizione delle procedure di reclutamento: concorsi ordinari, straordinari riservati. Quando accade questo non c’è mai certezza del percorso. Poi il Parlamento ci mette del suo con interventi ad hoc quando tra l’altro le procedure sono aperte creando conflitti tra concorrenti. Non si può cambiare continuamente e non si può farlo in corsa. Sulla seconda questione che è quella della diversità di punteggio con la quale si supera la prova preselettiva a seconda della regione di appartenenza abbiamo presentato ricorso collettivo al Tar”.

Temi che rendono necessaria a detta di D’Aprile una riflessione: “Ancora una volta le attuali procedure concorsuali, che puntualmente finiscono per alimentare centinaia di contenziosi, si dimostrano del tutto inadeguate per rispondere alle esigenze di una scuola che deve avere lo sguardo rivolto al futuro. In tale prospettiva le continue modifiche ai criteri di accesso ai ruoli anche della dirigenza scolastica, prima regionali, poi nazionali e nuovamente regionali, rappresentano oggi l’apice di un sistema che va modernizzato e reso più equo e trasparente. Tutti gli aspiranti dirigenti scolastici giustamente lamentano, ognuno con il proprio punto di vista, una evidente disparità di trattamento sia per l’accesso ai ruoli che ai criteri previsti in fase di mobilità che non garantiscono il riavvicinamento ai luoghi di residenza. È necessario ripensare l’intero sistema che, allo stato attuale, genera evidenti disparità”.

Intanto i candidati dirigenti si fanno sentire. Il loro reclutamento prevede attualmente due procedure: una riservata ai ricorsisti del concorso 2017 (ossia coloro che non hanno superato una o più prove e che attraverso i ricorsi hanno ottenuto l’accesso al corso intensivo di formazione) e una procedura ordinaria.

L’assegnazione dei posti era originariamente prevista per il 40% al concorso riservato e per il 60% a quello ordinario. Tuttavia, un recente emendamento in discussione alla Camera, ha assegnato il 100% dei posti al concorso riservato escludendo i candidati dell’ordinario: “Chiediamo – spiegano gli interessati – parità di trattamento rispetto ai riservisti 2017. Vogliamo che la prova preselettiva del concorso ordinario venga equiparata a quella scritta dello straordinario essendo state svolte, di fatto, entrambe con le stesse modalità”.

In agitazione anche gli altri, che si sono costituti in un movimento chiamato “Equità nel merito”. Per spiegare il loro problema usano una similitudine: “Proviamo a immaginare la valutazione di due alunni che frequentano due classi diverse nel medesimo Istituto, quinta A e quinta B, ai quali viene somministrata la stessa prova d’esame e viene conseguita la medesima votazione pari a sei: risulta logico pensare che, a parità di voto e quindi di merito, gli alunni saranno entrambi promossi. E invece no, accade che uno viene promosso e l’altro viene bocciato! Non è possibile, verrebbe da pensare, è un errore! Ma invece questa è la verità e, pur se assurda, è quanto successo nella prova preselettiva del concorso ordinario per dirigenti dove a parità di punteggio si è stati promossi o bocciati a seconda della regione in cui si è effettuata la prova”.

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