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Caldo africano negli asili nido a Venezia: il termometro segna oltre 30 gradi

Le educatrici degli asili nido del Comune di Venezia, che nelle scorse settimane avevano aperto le porte dei servizi per permettere ai sindacati di misurare le temperature da record, non riceveranno alcuna sanzione disciplinare.

Questa la decisione principale emersa nel tavolo di lunedì 22 luglio in Prefettura, a cui hanno partecipato i sindacati e, per il comune, il direttore dei servizi educativi, Lulzim Ajazi. «Nessun lavoratore che ha aperto le porte al sindacato sarà oggetto di contestazioni disciplinari» conferma Paolo D’Agostino (Cgil Fp), «un primo risultato estremamente importante, visto il clima che si vive nei servizi educativi», prosegue.

La possibilità di sanzioni o richiami alle operatrici della cooperativa Ames che gestisce i nidi non è mai stata dichiarata esplicitamente dal Comune, era piuttosto un timore del sindacato che, spiega, trova fondatezza in una chiamata fatta dal dirigente alle scuole coinvolte, chiedendo nome e cognome delle educatrici che avevano aperto le porte per le rilevazioni delle temperature.

L’incontro in Prefettura era inevitabile, dal momento in cui dopo la denuncia dei 32, 33 o 34 gradi all’interno delle strutture per la prima infanzia e di alcuni malori da parte delle educatrici, la Cgil aveva dichiarato lo stato di agitazione del personale.

Tuttavia, dopo lunghe ore di confronto a Ca’ Corner, si è deciso di convocare un ulteriore incontro, stavolta con gli altri servizi interessati alla questione dei condizionatori, dai lavori pubblici al servizio prevenzione e protezione. Ciò che la Cgil chiede, è un piano a breve termine sull'analisi dei servizi dove è necessario predisporre un impianto definitivo di condizionamento.

D’Agostino sottolinea come durante la riunione il Comune abbia ammesso alcune criticità riguardanti soprattutto il nido Glicine, a Cannaregio, in cui sono stati portati dei condizionatori portatili ma, a causa del sovraccarico elettrico, una volta accesi causano black out.

Motivo per cui, nei giorni scorsi, i genitori erano stati chiamati a riprendere i bambini. Anche per questo la Cgil chiede «Un protocollo che stabilisca cosa devono fare i lavoratori in caso di situazioni di rischio, in modo che non si viva alla giornata».

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