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Reperti preziosi, angoli segreti e documenti originali di Italo Svevo: il nostro viaggio alle Poste centrali

Reperti preziosi, angoli segreti e documenti originali di Italo Svevo: il nostro viaggio alle Poste centrali

foto da Quotidiani locali

Nel Palazzo delle Poste si “nascondono” chicche speciali, come alcuni documenti originali firmati da Ettore Schmitz, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Italo Svevo. E non c’è solo questo: in piazza Vittorio Veneto le sorprese sono tante.

Un labirinto di travi e scalette conduce dietro il grande orologio della facciata principale, in una stanzina di legno. Ancora più in alto si sbuca sul tetto, accanto alle cupole, con una vista totale sulla città. In un angolo della soffitta si nota una scritta, probabilmente di chi ha sistemato il solaio, datata 1950.

Nei piani inferiori, in ambienti più piccoli, ci sono tutti i disegni originali legati alla costruzione dell’edificio e anche pezzi particolarmente datati, come la carta usata un tempo per gli apparati Morse.

Il palazzo centrale delle Poste di Trieste svela i suoi angoli segreti per la prima volta al Piccolo, con una visita esclusiva negli ambienti dello storico edificio, solitamente chiusi al pubblico.

Un viaggio affascinante tra passato e presente, realizzato sotto la guida di Fabrizio Grassi, responsabile immobiliare per il Friuli Venezia Giulia di Poste Italiane, in uno stabile che ha segnato la vita della città e che a fine ’800, insieme a quello di New York, era considerato il più bello al mondo, come ricorda Emanuela De Domenico, responsabile del Museo postale e telegrafico della Mitteleuropa situato al piano terra. Dei cinque livelli i primi due sono utilizzati, gli altri tre sono ormai vuoti.

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La prima tappa

La prima tappa è in cima, salendo fino al sottotetto, un ampio spazio tra le antiche travi in legno, che copre tutto l’edificio, un intricato labirinto che comprende anche passerelle e scalette.

Salendo una di queste si raggiunge uno spazio straordinario, uno stanzino tutto in legno che contiene il maxi orologio della facciata principale. Sopra, il soffitto è a volta, spettacolare.

Proseguendo tra vecchi camini, che in origine servivano per scaldare i tanti vani del palazzo, e angoli che custodiscono alcuni fregi “di scorta” del palazzo, ecco una prima sorpresa. In un punto basso si legge su una parete una scritta, impressa nella malta: “Castro Giovanni, nato a Pirano nel 1898. Trieste 11/1/1950”.

Forse la firma chi all’epoca aveva realizzato manutenzioni nel solaio. Poco distante una piccola stanza conserva impianti di aspirazione e ricambio dell’aria. Come indica una targhetta risalgono al 1949. Salendo un’ulteriore scaletta si apre una zona mozzafiato, quella del tetto, con una vista aperta sulla città.

Dalle finestre del vano scale dell’edificio c’è anche una visuale unica sul cortile interno, diviso da un alto muro dall’immobile dietro, speculare a quello delle Poste. Si tratta dell’ex palazzo dell’Intendenza di Finanza, rivolto verso largo Panfili, acquistato di recente da alcuni imprenditori con l’intento di trasformarlo in un hotel, edificato in origine come un tutt’uno con la parte affacciata su piazza Vittorio Veneto.

Sali e scendi

Scendendo al quinto piano una porta conduce in un’altra area suggestiva, quella corre attorno alla grande copertura vetrata dell’atrio, sopra la scalinata, che in realtà è doppia. Una seconda copre la prima e tutela lo spazio da pioggia e altri agenti atmosferici. Percorrendone il perimetro si incontrano alcune carrucole: servono per far scendere i lampadari della sala per sostituire le lampadine.

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Il palazzo, costruito tra il 1890 e il 1894, è stato realizzato su progetto dell’architetto Friedrich Setz. I disegni che raccontano le fasi di preparazione sono stati mantenuti in alcuni uffici del quarto piano, accessibili solo al personale di Poste, e mostrano le sezioni dei piani e del tetto, che ricostruiscono nei dettagli le fasi di preparazione dei successivi lavori.


Il piano terra

Tornando al piano terra, in una piccola stanza adibita ad archivio, ecco spuntare altre chicche datate, come una confezione, perfettamente integra insieme al suo contenuto, di 25 rotoli di carta per apparati Morse. Ci sono anche le strumentazioni in dotazione a chi lavorava nelle Poste in diverse epoche. A terra sono ancora conservati alcuni antichi estintori, che risalgono alla prima metà del 1900.

C’è anche una cassetta portavalori, dove negli anni ’20 si custodiva il contenuto delle grandi casseforti presenti in città, dalle quali il denaro veniva poi spostato nel palazzo.

La visita si conclude con un’ultima sorpresa, che viene svelata aprendo un mobile del museo. Si tratta di una serie di firme originali di Italo Svevo, con il suo vero nome di Ettore Schmitz.

Sono presenti su documenti postali, conti correnti e una sorta di cedole, riferite all’azienda Gioacchino Veneziani, di proprietà del suocero, per il quale Svevo aveva la delega.

Rarità preservate con attenzione e già esposte in passato dal museo in occasione di eventi speciali, come una mostra organizzata nel 2011, e che in futuro potrebbero essere nuovamente proposte al pubblico in caso di nuove iniziative dedicate alla storia dell’edificio. Anche le firme autografe rappresentano un ricordo che fa del palazzo delle Poste un “contenitore” speciale del vissuto cittadino.

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