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Sorelle spaiate di Lucia Esposito, così ci si riconosce tra donne

Sorelle spaiate di Lucia Esposito, così ci si riconosce tra donne

foto da Quotidiani locali

Sorelle non si nasce, si diventa. Lucia Esposito, che non ha sorelle, ha fatto del suo romanzo d’esordio Sorelle Spaiate (pagg.253, Bompiani, euro 15,90) un inno alla sorellanza

Che è un processo lento, perché sorelle si diventa per empatia, quando si riconosce l’altra da sé, quella che avremmo potuto diventare e quella che non siamo diventate perché abbiamo fatto una determinata scelta di vita. Scegliere è crescere, maturità. Ma non sempre la strada imboccata è quella giusta.

Il libro verrà presentato dall’autrice venerdì, alle 18, nell’ambito della trentatreesima rassegna Libri & Autori a Grado organizzata da Giuliana Variola.

Trent’anni fa, cronista alle prime armi, Lucia Esposito s’imbatte in Ershela, una prostituta albanese: la sua storia le tocca il cuore, conserva le sue lettere mai spedite alla sorellina Alina, rimasta in Albania, e si ripromette di scriverla per riscattare la sua dignità di donna perbene.

Nel romanzo, in parte autobiografico, Lucia è Viola che ha scelto con gran coraggio e fatica la strada del giornalismo: la libertà di essere se stessa. Sua sorella Chiara ha scelto la comodità: si è venduta al miglior offerente contraendo un matrimonio d’interesse. Ershela, invece, ha scelto l’amore: è stata ingannata, rapita, schiavizzata e obbligata a prostituirsi dal suo fidanzato.

Una prostituta è una donna considerata intercambiabile, senza valore. Ma Ershela e Viola si comprendono, perché per entrambe scrivere è catarsi, trasformare il sogno nella realtà sognata. La differenza è che una è prigioniera del racket della prostituzione albanese in Italia e lavora con il proprio corpo scrivendo di nascosto, mentre l’altra nello stesso Paese è libera e lavora con la propria testa.

Sì, questa è una storia di donne. Di come siamo tutte diverse d’indole e tutte uguali nei sentimenti. Di come, nonostante le nostre diversità, non possiamo fare a meno l’una dell’altra perché ognuna di noi è chiamata a vivere solo un aspetto del femminile. Accogliamo una richiesta d’aiuto, percependo che lei è una parte di me o, meglio, l’altra me.

Da bambine sorelle o amiche stanno insieme perché si compensano. Poi le scelte della vita le portano su percorsi diversi. Crescono e non pensano più allo stesso modo: è il processo di individuazione. Durante tutta l’esistenza si amano, odiano, invidiano, combattono, ma infine gli avvenimenti della vita le fanno riconoscere sorelle attraverso l’indulgenza, che non è tolleranza, e nella compassione, che è pathos. E come i calzini spaiati si riappaiano per accompagnarsi, sostenersi.

Hanno imparato che i veri rapporti sono orizzontali, altrimenti non è unione, sorellanza, ma sudditanza. Un libro questo che dovrebbe essere adottato a scuola e fatto leggere alle adolescenti per fargli capire cosa significhi avere la possibilità di scegliere il proprio futuro.

Sorelle come calzini spaiati? Una metafora.

I calzini nascono sempre appaiati. Un giorno - le donne lo sanno bene - la lavatrice finisce il suo ciclo e dei due calzini ne esce uno solo. Chissà dove sarà finito l’altro? Eppure erano entrati insieme… Prima o poi però riappare. Si comprende che il calzino è uno, potrà sempre andare per la sua strada, ma alla fine è un paio, non ha alcuna funzione senza l’altro, non esiste.

Siamo tutte sorelle spaiate perché finiamo nella lavatrice della vita che ci allontana e ci stropiccia gli animi. Ma, come i calzini, riusciamo a riunirci e infilarci nelle nostre scarpe, per riprendere accanto l’un l’altra il cammino della vita. —

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