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Mestre, un impianto agrifotovoltaico a Ca’ Solaro: pannelli distribuiti su diciotto ettari

Anche uno dei più antichi e prestigiosi istituti culturali di Venezia, la Fondazione Querini Stampalia, abbraccia la transizione energetica.

È stata depositata nei giorni scorsi in Regione un’istanza per l’autorizzazione di un impianto agrivoltaico da realizzare in terraferma, nella zona di Ca’Solaro, su 18 ettari di terreni agricoli di proprietà della fondazione veneziana. Il proponente del progetto è una società di “scopo” riconducibile al gruppo multinazionale Lightsource Bp, tra le più importanti realtà (a sua volta controllata dal colosso petrolifero Bp, ex British Petroleum) che si occupano di sviluppare questo tipo di tecnologia, attiva attualmente in 19 paesi in tutto il mondo.

A essere occupati dai pannelli, con una formula che punta a garantire anche continuità delle produzioni agricole, stando al progetto, sono quattro diversi campi, situati tutti in un’area che si trova a sud della Tangenziale di Mestre, all’altezza della stazione di Servizio Bazzera Sud, a ovest di via Ca’Solaro e a nord dell’abitato di via Vallon.

La municipalità interessata è quella di Favaro.

Mitigazioni permettendo l’imponente distesa di moduli fotovoltaici si potrà osservare puntando lo sguardo a sud dal cavalcavia autostradale di via Eridesio. Anche il territorio del comune di Venezia è destinato così a dare il suo contributo alla sfida nazionale ed europea della transizione energetica e della decarbonificazione, attraverso la produzione da fonti rinnovabili, in questo caso il sole. L’ingente quantità di terreno utilizzato, pari a 25 campi da calcio, è proporzionale alla potenza complessiva in immissione dell’impianto, che sarà pari a 15. 890, 40 kilo watt (potenza di picco 14. 484, 40 kwp).

Si tratta dunque di uno dei progetti più rilevanti tra quelli previsti nella terraferma veneziana, in grado di competere con analoghe maxi operazioni attualmente al vaglio dell’ente regionale (tra le più recenti presentate nel mese scorso un agrivoltaico in provincia di Verona da 19 mila kwp e un altro in provincia di Padova da 18 mila kwp).

Quella proposta nei giorni scorsi, ora in fase di valutazione (attraverso la formula del Provvedimento Autorizzatorio unico Regionale) è un’operazione che comporta un investimento di 9, 7 milioni di euro. La voce di costo per le opere di mitigazione è di 116 mila euro.

«Perimetralmente all’impianto fotovoltaico», si legge nelle carte del progetto, «viene realizzata una fascia di mitigazione di larghezza 5 metri coltivata con due filari di pero (e una siepe di acero campestre, ndr), con lo scopo principale di creare barriere vegetali per limitare l’impatto visivo, creando una fascia di mitigazione bioclimatica».

Gli impianti previsti, da scheda tecnica, sono complessivamente tre, di cui uno a sua volta diviso in due lotti, per un totale di 20. 692 moduli, di tipo tracker, cioè a inseguimento, che ruotano per massimizzare l’irradiazione solare e la conseguente resa energetica. Cosa differenzia questo progetto dal classico fotovoltaico a terra? Stando alla relazione agronomica «l’impianto rientra pienamente nella categoria degli impianti agrivoltaici» come previsto dalla normativa nazionale (viene citato il quadro normativo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del 2021).

La sfida di integrare pannelli e colture viene declinata «indirizzando la scelta verso seminativi a sviluppo ridotto (orzo, grano, soia, etc.) ». I filari di pannelli fotovoltaici (altezza minima da terra 60 cm. massima 2 metri e mezzo) saranno inoltre distanziati di 8 metri uno dall’altro: considerando che i moduli ruotano su se stessi inseguendo il sole, è possibile garantire (quando sono in orizzontale) uno spazio minimo di 3, 2 metri, dove si potrà coltivare.

«Questo spazio», scrivono i progettisti «consente il passaggio di quasi tutte le tipologie di macchine operatrici attualmente in commercio». L’istanza depositata ai primi di luglio, inizia ora il suo iter. In caso di via libera il cronoprogramma prevede una durata di 260 giorni prima della messa in esercizio.

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