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Continua la grande (e utile) esercitazione Pitch Break '24

Continua la grande (e utile) esercitazione Pitch Break '24

Per fortuna senza feriti l’incidente avvenuto nella giornata di ieri in Australia, dove durante l’esercitazione Pitch Black ’24 un Eurofighter Typhoon italiano è precipitato per cause ancora da accertare. Il pilota si è messo in salvo attivando il seggiolino eiettabile e dopo essere atterrato con il paracadute è stato recuperato in buone condizioni fisiche ed è stato sottoposto ai necessari controlli medici.

L’Aeronautica Militare ha confermato che non ci sono stati danni salvo la perdita dell’aeroplano. Prosegue quindi l’attività di addestramento nell’area del Pacifico per la nostra Aeronautica Militare, esperienza che si sta rivelando molto utile per stabilire e sperimentare le procedure di rischieramento della Forza Armata anche in territori molto distanti da quello nazionale, così come per la Marina, i cui assetti partecipano all’evento che si chiuderà il prossimo 2 agosto. La scorsa settimana il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, sull'esercitazione aveva dichiarato: “Si tratta di una importante e complessa attività addestrativa con la quale la Difesa vuole mettere alla prova la capacità di operare in aree lontane, come l’Indo-Pacifico, regione che avrà un’importanza strategica ed economica sempre più rilevante, anche dal punto di vista della sicurezza. E lo facciamo al fianco di nazioni alleate e partner regionali per affrontare insieme sfide comuni".

L’evento Pitch Black ’24 è un evento organizzato dalla Royal Australian Air Force (Raaf), su larga scala al quale sono state invitate venti nazioni: Italia, Australia, Francia, Germania, India, Indonesia, Giappone, Malesia, Filippine, Papua Nuova Guinea, Repubblica della Corea, Regno Unito, Singapore, Spagna, Thailandia, Usa, Brunei, Canada, Fiji, Nuova Zelanda.

La nostra Marina Militare partecipa con il Carrier Strike Group (Csg) italiano, composto dalla portaerei Cavour e dalla fregata Alpino in un’attività che serve per conseguire la capacità operativa in mare aperto dei velivoli F-35B presenti a bordo, ovvero con macchine volanti di quinta generazione, rendendo l'Italia l’unica nazione dell'Unione europea a poterlo fare. L’evento in corso sta comportando anche la necessità di mettere in campo contemporaneamente assetti di difesa, attacco, mobilità, intelligence e sicurezza. Il nostro contingente è composto da circa 400 tra donne e uomini dell’Arma azzurra, aeroplani e mezzi di supporto, dislocati per la prima volta a oltre 13.000 km dall’Italia su due basi operative della Raaf: a Darwin ci sono i caccia F-35 (A e B) ed Eurofighter oltre al velivolo da sorveglianza e intelligence G550 Caew, mentre nella base di Amberley (nell’Est del Paese), è schierata l’aerocisterna multiruolo KC-767A. Per eseguire tale rischieramento è stato necessario utilizzare anche i C-130J della 46^ Brigata Aerea per le attività di Ricerca e soccorso oceanico e per il trasporto di materiali. Infine, con la decisione di acquisire 24 nuovi velivoli Eurofighter e l’inizio delle procedure per valutare l’acquisto di sei nuove aerocisterne, l’Arma Azzurra sta procedendo per diventare una delle meglio preparate ed equipaggiate in ambito Nato.

Su quest’ultimo fronte la commessa per i nostri nuovi rifornitori aerei dovrebbe aggirarsi attorno a 1,4 miliardi di euro spendibili per due differenti modelli tra i quali sceglierne uno. Attualmente l’Aeronautica Militare è cliente di Boeing, che ha recentemente annunciato la possibilità di ammodernare, con aggiornamenti, i suoi Kc-767, ma ci sarebbe anche la possibilità di commissionare gli Airbus A-330 Mrrt. Inizialmente l’Italia aveva in programma di acquisire sei nuovi Kc-46 Pegasus (nome militare del Kc-767 in variante B), senza però permutare i quattro esemplari in variante “A” oggi in linea. Il programma iniziale, deciso nel novembre 2022, era stato poi cancellato alla fine del mese scorso. Si tratta, in ogni caso, di iniziative che portano l’Italia ad avvicinarsi sempre di più all’obbiettivo di innalzare la spesa militare – ma soprattutto l’efficienza operativa – al due per cento del Pil nazionale, come richiesto da anni in ambito Nato.

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