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Gokhan Inler detta la linea: «L’aria è cambiata, l’Udinese tornerà a essere una famiglia»

Gokhan Inler detta la linea: «L’aria è cambiata, l’Udinese tornerà a essere una famiglia»

foto da Quotidiani locali

UDINE. La giacca di lino color crema, il pantalone e le sneakers bianche sono impeccabili nel loro abbinamento, ma Gokhan Inler non è arrivato all’Udinese per fare il modello, bensì per esserlo, per rappresentare i valori della società che gli ha affidato il ruolo di responsabile dell'area tecnica, e che poi sono gli stessi in cui crede.

«La famiglia Pozzo mi ha trasmesso dei valori molto importanti che sono sempre rimasti nel mio cuore. È per questo che il rapporto non è mai stato chiuso e che adesso ho accettato questo compito per dare il mio contributo», spiega guardandoti negli occhi con l’intento di avvalorare con lo sguardo le parole che chiunque direbbe al suo posto, viste le circostanze.

Si scava, e si arriva subito al senso di appartenenza da infondere e da rappresentare: «Vogliamo essere uniti e compatti, ma è il senso di famiglia quello a cui vogliamo arrivare, perché l’Udinese è una famiglia, e così è stato anche per me quando giocavo».

E come in tutte la famiglie che si rispettano, l’attenzione e la cura per l’educazione sono una priorità che costa sacrificio, tempo e impegno. «Fin da quando sono arrivato ho parlato ai ragazzi dicendogli che ero qui per assisterli e consigliarli affinché possano fare una grande carriera fin da adesso nell’Udinese. Per il resto c’è la società che pensa a tutto per loro».

Il telefonino squilla e lui si apparta, poi eccolo a colloquio con il dg Franco Collavino, entrambi sempre vigili e scrupolosi affinché non ci siano intoppi, ma soprattutto desiderosi di trasmettere la nuova mentalità.

«Abbiamo parlato di questo aspetto con il presidente – afferma Inler – e sappiamo che lo scorso anno è stato psicologicamente difficile, anche se poi i giocatori sono riusciti a conquistare la salvezza e i trent’anni di Serie A. Quest’anno però l’aria è cambiata, i ragazzi lo devono sapere, e noi dobbiamo fare il nostro per supportarli. Per questo è importante conoscerli, e per me in particolare visto che ho un ruolo in cui devo seguire più componenti. È fondamentale esserci e stare vicino alla squadra».

Parole anche in questo suffragate dalle azioni, con Inler sempre rispettoso ma anche autorevole nel suo ruolo dirigenziale, anche con la giacca color crema. Non deve incutere timore, ma trasmettere i giusti comportamenti dai saluti ai consigli, portando l’esempio in ogni azione, anche nell’uso dei social.

«Ai miei tempi non c’erano, e dovevamo solo stare attenti alle dichiarazioni da rilasciare a voi giornalisti. Oggi giorno basta una parola, un like, e può crearsi una situazione che compromette una carriera. L’importante è spiegare le cose, e soprattutto farle vedere perché l’immagine di un comportamento vale più di mille parole, e soprattutto resta impressa. Credo molto in questo aspetto, sia evidenziando le cose positive e sia negative. Noi abbiamo il compito di far vedere a questi ragazzi cosa succede quando non si rispetta un limite».

La presenza di Inler c’è, si sente, e “serve” anche a un altro dei nuovi, il tecnico Kosta Runjaic. I due parlano rigorosamente in tedesco.

Poi, eccolo ancora sul futuro per l’ultima riflessione. «Per arrivare in alto tutte le componenti sono importanti, anche i tifosi con cui ci apriremo spesso – ricorda il promotore dell’allenamento aperto di due settimane fa –. Abbiamo un unico obiettivo, vincere le partite, e col lavoro si arriva in alto».

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