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Restauro della galleria Montebello di piazza Foraggi: chiesti dalla ditta altri 20 milioni

TRIESTE A poco più di un anno dalla sua riapertura al traffico, la galleria Montebello di piazza Foraggi continua a procurare grattacapi al Comune. Il Consorzio stabile Sac costruzioni – l’impresa di Torrecuso, in provincia di Benevento, che si era aggiudicata i lavori di riqualificazione di quella galleria – ha avanzato richiesta al Comune di 20 milioni di euro di quelle che tecnicamente vengono definite riserve. Cifra che andrebbe ad aggiungersi ai 7,4 milioni già incassati per l’opera dal consorzio.

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L’atto di citazione

L’atto di citazione è stato notificato al Comune lo scorso 13 maggio. «Andremo a giudizio – anticipa il sindaco Roberto Dipiazza – abbiamo già affidato la difesa dell’amministrazione comunale ai legali dell’Avvocatura civica». In tal senso la giunta ha appena approvato una delibera. Vista l’entità dell’importo, era impossibile arrivare a un accordo bonario, quindi ora sarà il Tribunale a stabilire se le pretese del Consorzio abbiano o meno fondatezza.

Una cifra faraonica

Per capire come emerga questa cifra faraonica e su quali basi l’impresa beneventana, attraverso il suoi legali, ne abbia avanzato pretesa, è bene spiegare un meccanismo, quello delle riserve, di difficile comprensione per i meno avvezzi al mondo degli appalti. Vinto un appalto e sottoscritto il contratto, l’impresa, mentre svolge i lavori o alla fine del cantiere, può iscrivere nei documenti contabili delle riserve, ovvero delle richieste economiche necessarie a coprire situazioni impreviste (esempio l’aumento del costo delle materie prime), non preventivate e quindi non conteggiate nell’iniziale importo previsto dall’appalto.

Gli elementi a sostegno della richiesta

Nella citazione inviata dai legali del Consorzio Sac, vengono elencati più elementi a giustificazione di quei 20 milioni di riserve. Alcuni, in sintesi, punterebbero a sostenere che sono cambiate le condizioni contrattuali: una serie di fattori che avrebbero messo l’impresa nelle condizioni di non poter produrre quanto avrebbe potuto. Tra le varie, viene contestata anche la variazione del progetto per far fronte alle infiltrazioni d’acqua. La prima soluzione prevedeva infatti che il soffitto fosse sottoposto a perforazioni e poi a iniezioni di malta cementizia. L’acqua però aveva trovato comunque un passaggio, e così venne adottata una soluzione alternativa, con il posizionamento di pannelli in policarbonato lungo gran parte della galleria, così da convogliare l’acqua verso i lati del tunnel e le canalette.

Le penali per i ritardi

L’opera – che comportò la chiusura della galleria al traffico per 420 giorni – nel suo complesso è costata circa 12,7 milioni di euro, di questi 700 mila a carico di AcegasApsAmga. L’importo dell’appalto riguardante strettamente il cantiere ammontava a 7,5 milioni (440.000 euro a carico di AcegasApsAmga). Sac vinse la gara nel 2020 con un ribasso del 18,7%. Poi due perizie suppletive e di variante al progetto alzano l’importo dei lavori a 8,3 milioni. Una cifra che alla fine è stata ridotta di 870 mila euro, a tanto ammontano infatti le penali che il Comune ha richiesto alla società appaltatrice per i ritardi nella consegna dell’opera.

Il sistema italiano degli appalti

«Questo è il risultato del sistema degli appalti in Italia, e per questo nel nostro Paese ci sono miliardi di euro di opere ferme», commenta Dipiazza. «Con quella galleria – aggiunge infine – abbiamo avuto tutti i problemi possibili e ora avanzano un’ulteriore richiesta». Ieri, malgrado diversi tentativi, non è stato possibile parlare con un referente del Consorzio Sac: al «la richiamiamo» ha fatto seguito il silenzio.

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