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Bambine filmate in bagno dall’educatore, i genitori dopo il patteggiamento in Tribunale: «Non ci fermeremo qui»

FARRA Si è presentato davanti al giudice e ha chiesto di patteggiare l’educatore goriziano accusato di aver filmato di nascosto le parti intime di cinque bambine tra i 7 e i 9 anni. Richiesta poi accolta. L’uomo ha così patteggiato una pena di 2 anni di reclusione (senza concessione della condizionale) e altrettanti anni di interdizione dai pubblici uffici, con le pene accessorie dell’interdizione perpetua da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché da ogni ufficio o servizio in istituzioni o strutture pubbliche o private frequentate abitualmente da minori. All’operatore dell’associazione culturale - a processo per produzione di materiale pedopornografico, violenza privata ed interferenze illecite nella vita privata - è stata anche inflitta una multa di 9 mila euro.

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L’uomo, poco meno che quarantenne, residente in un paese dell’Isontino, rimarrà per ora agli arresti domiciliari, dove si trova sin dai primi giorni di novembre. Al passaggio in giudicato della sentenza sarà emesso l’ordine di esecuzione per l’eventuale carcerazione.

Mesi di indagini

L’udienza preliminare a suo carico al Tribunale di Trieste ieri mattina è durata a malapena una cinquantina di minuti. Al centro una serie di episodi avvenuti, come accertato durante mesi di indagini, nelle toilette di strutture che ospitavano le attività del sodalizio di cui il quarantenne faceva parte: nella fattispecie, due centri estivi privati (uno ospitato in uno spazio concesso dal Comune di Farra d’Isonzo ed uno in provincia di Udine) e una scuola, sempre a Farra d’Isonzo, dove svolgeva un’attività extrascolastica pomeridiana. Come detto l’imputato ha presentato attraverso il proprio legale Guglielmo Bancheri del Foro di Gorizia una proposta di patteggiamento, in accordo con la pm titolare delle indagini, Lucia Baldovin. Proposta accolta dal giudice Luigi Dainotti.

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Rabbia e delusione dei genitori

I legali delle parti lese (gli avvocati Vincenzo Martucci, Eva Casi, Laura Luzzatto Guerrini, Alice Cocchi e Roberto Mazza) non hanno potuto far altro che prendere atto dell’esito del patteggiamento. Un risultato accolto con frustrazione e rabbia dai genitori delle vittime, per nulla decisi però a chiudere la partita. Difficilmente potrebbe esserci un’impugnazione in Cassazione - l’unica ammessa in caso di patteggiamento -, vista l’improbabile presenza di vizi formali. Facile invece immaginare una lunga battaglia in sede civile, come anticipano i legali delle famiglie.

«Fra i genitori la prima reazione è stata ovviamente di delusione – commenta anche a nome dei colleghi l’avvocato Martucci –, ma si tratta soltanto di un primo epilogo, a cui peraltro eravamo preparati. Nelle loro sfumature le pene inflitte presentano in realtà risvolti molto importanti e severi: la non concessione della condizionale e ancor di più l’interdizione perpetua per l’imputato da attività che riguardino minori. Ci si è insomma assicurati che non possa, eventualmente, più nuocere».

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La causa civile

Quanto alla causa civile, l’avvocato Martucci assicura: «Assieme ai colleghi ragioneremo collegialmente sul da farsi: ma l’intenzione è quella di procedere civilmente. L’azione peraltro potrebbe avere uno spettro molto più ampio rispetto alla accertata singola responsabilità dell’imputato: se andremo in una certa direzione, non solo lui ma anche altre istituzioni e altri soggetti che avrebbero potuto e dovuto effettuare azioni di controllo o prevenzione, dovranno risponderne. Non dimentichiamo poi che sulle famiglie questa vicenda peserà ancora per molto tempo, perché ha segnato la rottura di diversi rapporti consolidati di fiducia». L’imputato, si è appreso ieri, ha anche presentato un’offerta risarcitoria ai genitori delle bambine. «Offerta che è stata accettata– spiega l’avvocato Martucci – anche se la consideriamo solamente come un parziale acconto».

Il nodo dei video

«C’è una pena e ne prendiamo atto – ha commentato al termine dell’udienza di ieri un papà -. Forse non si tratta di una condanna esemplare, ma l’avere messo questo soggetto in condizione di non nuocere mai più nei confronti di minori è già un primo aspetto molto importante. Rimangono due punti da chiarire e su questi non ci fermeremo: primo, capire che fine abbiano fatto immagini e riprese delle nostre bambine. Per questo assolderemo un tecnico e chiederemo al più presto che non vengano distrutti i dispositivi elettronici sequestrati al condannato. Secondo aspetto, l’accertamento delle responsabilità civili non solo dell’operatore, ma di tutti gli enti e soggetti gli ruotavano attorno e che avrebbero potuto evitare tutto questo».

Strascichi che rimarranno

Nella comunità di Farra d’Isonzo c’è poi chi pone ancora l’accento sull’aspetto umano: «Il silenzio del Comune, sia pure da aprile in poi come sostiene il sindaco Turchetto, e il fatto che l’associazione abbia continuato tranquillamente a svolgere attività in paese come altrove, in particolare, sono implicazioni della vicenda che hanno fatto male a molti» chiosa il papà. Fa eco una mamma: «Qui termina la parte penale, forse non esemplare come avremmo voluto – dice -. Vedremo come andrà in sede civile. Il fatto è che gli strascichi di questa storia rimarranno per molto tempo. Le bambine andranno protette in ogni modo. Quanto a noi genitori- prosegue - sarà molto difficile fidarsi nuovamente di operatori a cui affidare i nostri figli».

Stringatissimo, dal canto suo, il commento del difensore dell’operatore culturale: «Non entrerò nel merito della vicenda - afferma l’avvocato Bancheri -. Mi limito a ricordare che il patteggiamento non costituisce un’ammissione di colpa, ma la rinuncia a contestare l’accusa».

Il commento del sindaco

Un ruolo nella decisione del giudice potrebbero averlo avuto il fatto che non c’è stato contatto fisico e che le bambine non hanno forse nemmeno realizzato di aver subito un abuso. Rimangono il senso di disagio, di violazione, di fiducia tradita. Il sindaco di Farra, Stefano Turchetto, è stato informato dell’esito dell’udienza in tarda mattinata. «Un primo, parziale sollievo viene dall’individuazione di una responsabilità e di una pena, peraltro in tempi celeri rispetto alla conclusione delle indagini. Abbraccio le famiglie e le bambine, ribadendo di essere a completa disposizione. Quanto a sviluppi ulteriori – conclude il primo cittadino – siamo assolutamente sereni sulla limpidità del nostro operato. Uso volutamente il plurale, perché tutta la comunità è stata ferita da questa situazione ed ora vuole reagire unita».—

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