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“La musica è finita” di Motta suona al Castello di Gradisca

GRADISCA Scocca l’ora di Motta ad Onde Mediterranee. Tocca all’artista livornese aprire la serie di concerti del Festival Onde Mediterranee nell'Arena de Castello di Gradisca d'Isonzo stasera, 25 luglio, (ingresso libero), seguito da Colapesce e Dimartino (venerdì) e Fulminacci (sabato), tutti alle 20.45.

Dopo gli esordi con la band busker punk Criminal Jokers (alla voce e batteria) ha intrapreso nel 2016 la carriera solista con "La fine dei vent'anni", che gli è valso il Premio Tenco come "Miglior opera prima". Il suo secondo disco, "Vivere o morire", ha vinto la Targa Tenco 2018 come "Miglior disco in assoluto". Nella Fortezza presenta la sua nuova fatica, “La musica è finita”, che segna la definitiva maturazione musicale di questo artista che non ama la definizione di indie ma ha restituito vigore e credibilità a quella scena. - Motta, approda in Friuli Venezia Giulia.

Che rapporto ha con questa terra?

«Ci ho suonato davvero poche volte, per cui sono davvero curioso di misurarmi col pubblico di “Onde Mediterranee”. Recentemente ero stato a Pordenone, ospite dei Sick Tamburo per la festa in onore della povera Elisabetta (Imelio, bassista del gruppo prematuramente scomparsa ndr). Stimo molto Gianmaria Accusani, lo trovo un grande artista e una splendida persona. Sono molto parco nel concedermi ai featuring, ma collaborare coi Sick Tamburo per “Meno Male Che Ci Sei Tu” mi ha dato molto».

Con “La musica è finita” ha lanciato un album per certi versi di rottura rispetto al suo percorso abituale…

«Avevo una gran voglia, e forse un gran bisogno, di mettere in discussione le mie certezze. Anche il confronto con altri artisti e musicisi che hanno accettato di collaborare al disco mi ha aiutato a cambiare prospettiva. La line-up è cambiata e provare con la nuova formazione mi sta piacendo tantissimo, è stimolante. Con l’arrivo di Whitemary (synth, elettronica) e Davide (Savarese, batteria), Giorgio (Maria Condemi, storico partner alle chitarre) abbiamo dato a brani vecchi e nuovi una veste diversa, dinamica. Credo siano emersi aspetti delle canzoni che inizialmente non avevo colto neppure io, che ero abituato a suonare un po’ tutto e magari perdevo di vista certe cose che i brani volevano dirmi. Dal vivo comunque i pezzi del nuovo disco suonano già molto diversi rispetto ai “solchi”, come si diceva una volta. Con noi ci sarà al basso Roberta Sammarelli dei Verdena (torna al parco del Castello dopo il festival Ciaoluca del 2011, data zero di “Wow ndr) Sarà un live molto fisico ed energico, e molto musicale».

Ma avrà mica chiuso col Motta dei primi tre album?

«No, col Motta del passato non chiuderò mai, ma semplicemente non mi voglio annoiare. Mi piace l’idea di vedermi evolvere, e voltarmi indietro anche con una certa tenerezza».

Qual è lo stato di salute della musica italiana? Non sarà mica davvero finita, come da suo titolo dell’album?

«No, quello è un riferimento se vogliamo personale. Il nostro settore non se la passa bene soprattutto a livello di location, di situazioni. Un tempo c’era un maggiore coraggio, il pubblico era educato ad andare a scoprire le band emergenti, a supportarsi l’un l’altro. Se non è più così lo si deve a mille cause, ma la principale rimane secondo me l’assenza di luoghi deputati alla musica live. Là fuori, in qualche garage, ci sono decine e decine di ragazzi che hanno molto da dire». —

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