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Casa distrutta da un incendio a Marghera: spunta l’ipotesi del dolo

Un incendio feroce, che in tre ore ha quasi distrutto la casa e che è esploso appena dopo una separazione difficile.

In via delle Viole, nella mattinata di mercoledì 24 luglio, l’odore acre non lasciava dubbi, prima ancora di arrivare in fondo alla strada - corta e chiusa - bastava annusare l’aria per rendersi conto di cosa fosse successo il giorno precedente.

A confermarlo, all’angolo con via Catene, ancora qualche scampolo di nastro bianco e rosso dei vigili del fuoco, lo stesso che poi fascia il cancello del civico 10, bloccato con un foglio che conferma il sequestro. La casa singola, a due piani, mostra i muri anneriti attorno a porte e finestre, lì dove le fiamme scaturite nelle stanze si sono allungate fino all’esterno, mentre i vigili del fuoco lottavano per averne ragione. I pompieri erano una dozzina, accorsi a Marghera alle 20 di martedì, hanno combattuto con il fuoco fino alle 23, armati di autobotte e autoscala, ma anche così non hanno potuto impedire che l’incendio scoppiato all’interno dell’abitazione la rendesse inabitabile: troppi danni, troppo ingenti, eppure non è solo per quello che l’edificio è finito sotto sigilli, insiste anche il sospetto di una causa dolosa per il rogo, un sospetto che dovrà essere confermato nei prossimi giorni dalla relazione del nucleo investigativo antincendi, ma che già oggi pare più che un’ipotesi.

I proprietari della residenza, marito e moglie, vi si erano trasferiti circa 12 anni fa, dopo averla comprata in uno stato di pesante abbandono e degrado: all’epoca ancora con la figlia a carico, i due hanno avviato un’opera di restauro e risistemazione che continuava in qualche modo ancora oggi, i sacchi di cemento in fondo al giardino a confermare un lavoro che non finiva mai.

Rimasti soli - la figlia ormai 26enne ora abita con il compagno - marito e moglie avrebbero però attraversato di recente un momento di crisi, stando a quanto sta emergendo dalle indagini: da qualche tempo la donna aveva lasciato quelle mura che aveva contribuito a rinfrescare, forse trasferendosi provvisoriamente dalla figlia.

Martedì sera, mentre la casa bruciava, lei era altrove: è stata chiamata dai vigili del fuoco e quando è arrivata sul posto alla vista di quello che si stava consumando ha avuto un mancamento, tanto da essere accompagnata al pronto soccorso. Il marito invece sul momento risultava irreperibile, ma qualcuno delle abitazioni vicine racconta di averlo visto chiudersi il cancello alle spalle poco prima che divampassero le fiamme, allontanandosi borbottando qualcosa a bassa voce, forse alterato.

«Poi non sappiamo cosa sia successo», spiega una vicina, «abbiamo visto il fumo e abbiamo chiamato il 115, raccomandando di far arrivare anche un’ambulanza perché avevamo paura che ci fosse qualcuno all’interno». I sanitari invece hanno soccorso la proprietaria solo dopo, quando è svenuta per lo choc.

Sul caso al momento indagano solo gli specialisti dei pompieri, mentre i carabinieri che pure sono intervenuti sul posto a supporto aspettando la relazione sulle cause dell’incendio per capire come muoversi. Se fosse confermata la causa dolosa del rogo sarebbe stato commesso come minimo un reato di danneggiamento, anche senza aver messo in pericolo la vita di qualcuno degli abitanti, presenti o passati.

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