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Sparco: gli artigiani della sicurezza, dai piloti di Formula 1 ai lavoratori

Sparco: gli artigiani della sicurezza,

dai piloti di Formula 1 ai lavoratori

La “multinazionale tascabile” di Volpiano in 15 anni è passata da 250 a duemila addetti. La svolta con le supercar

Volpiano

Non c’è modo di scucirgli un solo aneddoto sui campioni della Formula 1 che ha vestito di tute speciali per le gare (da Piquet a Biasion, Schumacher, Alonso, Häkkinen, Hamilton, Verstappen e molti altri), né sui vip a cui ha personalizzato gli interni delle loro esclusive supercar, come è stato per Cristiano Ronaldo. Il presidente Aldino Bellazzini accenna a un sorriso sornione, ma passa oltre. E dire che li ha visti praticamente tutti, qui, a Volpiano. Ma il patto di riservatezza non si discute. Quindi il 2024 che anno sarà? «Un anno in cui pensiamo di superare i 150 milioni di fatturato, siamo sulla strada per arrivare ai 200, che è il nostro obiettivo di medio periodo. L'anno scorso eravamo a 145». È lui ad aprire le porte di Sparco, realtà dove si progettano e producono le tute dei piloti di Formula 1, secondo una procedura fortemente imperniata sull’artigianalità e sulla personalizzazione dei prodotti. E non solo. Una sartoria del motorsport nata nel 1977 alla quale una decina di anni fa sono state affiancate altre produzioni verticali, così da aprirsi a nuovi orizzonti oltre un mercato ormai saturo: dalla produzione delle componenti in carbonio per le supercar (Lamborghini, Ferrari, Porsche, Bugatti, Tesla) all’abbigliamento di sicurezza - attualmente il segmento trainante - con clienti come Luxottica, Edilizia Acrobatica, Amazon. Sparco che firma anche le poltrone a bordo campo negli stadi delle squadre di calcio di serie A, nazionali e internazionali. Un’eccellenza da 2.000 addetti nel mondo, dei quali 600 tra Volpiano, Leinì, Grugliasco. Una quarta sede italiana a Cuggiono, nel Milanese, sette stabilimenti in Tunisia, uno negli Stati Uniti, una società commerciale in Spagna.

Le origini

Bellazzini, presidente, amministratore delegato oltre che socio di maggioranza, ama ripercorre gli esordi, quando ancora lui non c’era, e si facevano tute “alla pompiere” come quella esposta in Sala Monza, dentro a una teca posta in fianco alle divise dei piloti che hanno fatto la storia. «Sparco nasce a fine anni Settanta per merito di due piloti di rally di Torino, Enrico Glorioso e Antonio Parisi – racconta – A quei tempi la sicurezza nel motorsport era assai limitata, capitavano moltissimi incidenti a causa del fuoco, il più famoso nel 1976 coinvolse Lauda, ma era già morto Bandini e altri ancora. Sta di fatto che uno di questi due piloti, avendo il padre che faceva tute per i vigili del fuoco, disponeva di parecchio materiale ignifugo. Fu così che con la Federazione internazionale dell’automobile (Fia) svilupparono le prime protezioni per piloti, tute e guanti, scarpe, sottotute, sottocaschi, caschi, collari, paracostole, ginocchiere. In seguito passarono alle protezioni per le macchine, il roll bar per i rally, i sedili, gli estintori, le cinture di sicurezza, i volanti». Nel GP del Bahrain di F1 2020, il pilota francese Romain Grosjean andò a sbattere in curva, riuscendo a scappare dall'abitacolo in fiamme. Si salvò per miracolo. «Da allora la normativa vuole che le tute resistano al fuoco per 12 secondi, dagli 11 di prima. È un tempo enorme, se ci si pensa».

Non solo motorsport

Fino al 2009 Sparco di questo si occupa: dispositivi di sicurezza per piloti e macchine da corsa. Finché, con l’arrivo di Bellazzini, subentrato a un fondo che l’aveva rilevata nel 2000, l’azienda apre a una diversificazione delle anime produttive che ne determineranno un forte sviluppo. «Nel 2010 abbiamo allargato il business ai componenti di carbonio per le supercar, del resto già facevamo i sedili e i caschi in carbonio per il motorsport, avevamo il know-how. Questa attività attualmente rappresenta circa il 40% del fatturato». Nel 2017-18 Sparco aggiunge le scarpe di sicurezza per i lavoratori. «Nel motorsport i clienti sono i piloti, dilettanti e professionisti, nel carbonio i produttori di supercar, praticamente tutti. Per quanto riguarda le scarpe di sicurezza sono i lavoratori i nostri clienti finali, acquistando dai rivenditori che distribuiscono i Dispositivi di protezione individuale contro gli infortuni, i brico, le grandi catene come Leroy Merlin».

Il salto

L’evoluzione innescata da Bellazzini ha segnato un prima e un dopo, con il passaggio da piccola-media impresa a grande azienda corporate. «Nel 2009 fatturavamo 32 milioni di euro. Nel 2023 abbiamo chiuso il bilancio con 145 mln. Siamo passati da 250 addetti nel 2009 ai 2.000 di oggi, direi una crescita molto importante. Siamo diventati quella che io chiamo una “multinazionale tascabile” perché abbiamo tutte le complessità delle multinazionali ma siamo ancora piccolini. Qui a Volpiano facciamo progettazione, sviluppo e produzione sia per il segmento motorsport che per quello del carbonio. Una parte della produzione si fa qua, dunque, mentre la parte massiva si fa in Tunisia». Entrare nel cuore della casa madre di Volpiano è come entrare in una grande sartoria. La lavorazione artigianale garantisce la massima flessibilità, requisito fondamentale per il target motorsport e le personalizzazioni conseguenti. Con il team commerciale viene discusso il disegno per ogni singolo pilota, si passa poi allo sviluppo del progetto su Cad. La tuta viene disegnata in pezzi, successivamente tagliati da una macchina e assemblati a mano.

Le radici

Ex uomo Olivetti, poi manager di Poste e Petronas anche in Malesia: Bellazzini è nato in Toscana e approdato a Ivrea alla fine degli anni Sessanta, «in Sparco ho riversato una lunga esperienza. Nei miei 27 anni in Olivetti ho imparato sostanzialmente tutta la mia capacità manageriale. Mi occupavo inizialmente di attività tecniche, poi amministrative, poi di general management, di gestione d'azienda. Ne sono uscito nel 1995». Per chiudere, proprio nessun aneddoto? «Tutti i piloti di Formula 1 con cui ci siamo interfacciati hanno delle personalità spiccate, ci sono quelli più professionali, quelli più guasconi. Il più simpatico e alla mano è Lando Norris, che è quello che corre per McLaren. Il più forte è stato nel tempo Alonso. Il più bravo Max Verstappen, che corre per noi».

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