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“Ho denunciato di essere stata molestata in gita ma la preside mi ha detto: ‘Sei bella, ti ci devi abituare'”

“Ho denunciato di essere stata molestata in gita ma la preside mi ha detto: ‘Sei bella, ti ci devi abituare'”

“Sul pullman al ritorno vedevo ancora la faccia di quell’uomo”. Così Anna, studentessa piemontese di 18 anni, racconta il viaggio di ritorno dalla gita scolastica a Berlino dove un uomo le ha palpato il sedere. In un intervista a La Stampa, la ragazza ricostruisce l’episodio, cui hanno assistito anche alcune compagne di classe e sul […]

L'articolo “Ho denunciato di essere stata molestata in gita ma la preside mi ha detto: ‘Sei bella, ti ci devi abituare'” proviene da Il Fatto Quotidiano.

“Sul pullman al ritorno vedevo ancora la faccia di quell’uomo”. Così Anna, studentessa piemontese di 18 anni, racconta il viaggio di ritorno dalla gita scolastica a Berlino dove un uomo le ha palpato il sedere. In un intervista a La Stampa, la ragazza ricostruisce l’episodio, cui hanno assistito anche alcune compagne di classe e sul quale sono intervenuti subito i professori che accompagnavano i ragazzi.

“Lui ha fatto finta di niente” – Tornata in Italia, la 18enne ha raccontato alla preside della scuola l’accaduto. La reazione della dirigente ha sconvolto Anna: “Ti ci devi abituare – le ha detto – denunciare non serve, in quei casi bisogna solo allontanarsi”. È stata questa risposta a portare la ragazza a voler rendere pubblica la vicenda che l’ha vista protagonista.

È successo a febbraio scorso, i ragazzi avevano finito di cenare, era la loro ultima cena nella Capitale tedesca. “Ero fuori, vicino all’ingresso dell’ostello e il clima era poco rassicurante, il posto era pieno di uomini adulti ubriachi, non c’erano famiglie”, racconta Anna. La ragazza era accompagnata da due amiche, nonostante questo il clima non era tale da sentirsi sicure: “Ero già attenta. Dalla hall vedevamo uomini più grandi che facevano festa. Faceva freddo, ero in tuta. A un certo punto mi sento una mano sul sedere”. La ragazza ha subito reagito, chiedendo in modo concitato (e in italiano) all’uomo cosa avesse fatto, ma lui non l’ha presa sul serio: “Ridendo ha messo le mani in tasca chiedendomi in inglese se volessi un accendino”.

A quel punto, le compagne l’hanno accompagnata a parlare con i professori. A raccontare la vicenda, inizialmente, sono state le amiche di Anna, la 18enne, infatti, era ancora sconvolta e impaurita. “È intervenuta anche la guida dell’agenzia che ci aveva accompagnati in gita e la guardia di sicurezza dell’ostello. Io ho indicato l’uomo”, prosegue la giovane. “La guida e la guardia inizialmente hanno preso in considerazione la cosa, poi mi hanno detto che non si poteva fare niente, che il colpevole era un ospite dell’ostello e che non aveva senso denunciare visto che saremmo partiti il giorno dopo”. Anna non si è sentita capita dagli adulti: “Ero arrabbiatissima, stavano completamente sminuendo il fatto. Sono scoppiata a piangere, sono andata nella mia stanza”. La reazione degli inseganti, invece, è stata comprensiva e accorata: “Il mio professore mi ha poi scritto che non si immaginava nemmeno cosa significasse subire ingerenze, pressioni e violenze quotidiane e che come scuola educano affinché questi episodi non avvengano”.

“Ti ci devi abituare” – Una volta tornata in Italia, i genitori di Anna hanno chiesto un appuntamento alla dirigente scolastica, ma la segreteria ha risposto non c’era. La famiglia si è ripresentata a scuola il venerdì, il martedì dopo la preside ha convocato Anna nel suo ufficio. “No, ero da sola, la preside mi ha subito detto: ‘Sei maggiorenne, sei responsabile delle tue azioni». C’erano anche altri tre insegnanti tra cui quello che ci ha accompagnato in gita. Poi mi ha detto: ‘Tu con questo cosa vuoi ottenere?’. Io non sono andata lì con un’idea precisa, volevo solo parlarne“, ha spiegato la ragazza. Interrotta continuamente dalla dirigente, però, Anna non è riuscita a parlare e raccontare quello che le era successo: “La dirigente diceva che ci aveva messo sei mesi per organizzare una gita che andasse bene. Mi hanno detto: ‘Sei una bella ragazza ti ci devi abituare’“. “Piangevo e non mi hanno neanche dato un fazzoletto”, ha concluso la giovane.

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