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LBF Techfind 2024-25: Crisi LBF, un riassunto su ciò che sta accadendo ed il parere di All-Around.Net

Una vera e propria crisi quella che sta vivendo il basket femminile italiano in questo momento, con diversi problemi a livello economico e tecnico. Ecco a voi un riassunto di tutto ciò che è accaduto, che sta accadendo ed il parere di all-around.net a riguardo: LA RINUNCIA DI MOLTE SQUADRE ALLA SERIE A1 Parte tutto […]

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Una vera e propria crisi quella che sta vivendo il basket femminile italiano in questo momento, con diversi problemi a livello economico e tecnico. Ecco a voi un riassunto di tutto ciò che è accaduto, che sta accadendo ed il parere di all-around.net a riguardo:

LA RINUNCIA DI MOLTE SQUADRE ALLA SERIE A1

Parte tutto dalla fine della stagione 2022/2023, quando Lucca e Moncalieri annunciano di non partecipare al successivo campionato. Il Basket Le Mura cede il titolo all’RMB Brixia Basket, e Moncalieri decide di fare la serie A2. Motivo per cui, come tutti noi ben sappiamo, il campionato 2023/2024 resta con 13 squadre.

A stagione inoltrata, poi, anche la Passalacqua Ragusa, una delle big del torneo da diversi anni, decide di concludere regolarmente il campionato ma di ripartire dalla Serie A2 per problemi economici. Poi le due rinunce più clamorose: quella dell’Oxygen Roma dopo una sola stagione culminata con la qualificazione ai playoff e, come se non bastasse, quella della Virtus Bologna, società che si pensava potesse convogliare interesse sul basket femminile, ma che rinuncia a portare avanti quello che a questo punto facciamo grossa fatica a chiamare “progetto”, che – dobbiamo dedurre – di programmazione e, per l’appunto, progettualità non ha mai avuto la benché minima traccia.

Risultato: campionato 2024/2025 con sole 11 squadre. Si prova a far nascere una nuova società a Bologna, “slegata” da Virtus e Fortitudo, tentando di non far morire il basket femminile nel capoluogo emiliano, ma niente da fare. La Mercede Alghero, società di serie B, prova a chiedere l’iscrizione alla A1 dopo la rinuncia di tutte le società di A2 aventi diritto al ripescaggio, ma i sardi non “passano” i controlli Comtec, anche se pare sia stato concesso altro tempo per regolarizzare la posizione. Se si dovesse restare ad 11, significherebbe cinque partite a settimana con una che riposa. 

PROBABILE FORMULA POST-SEASON

A questo punto, la formula playoff ad otto diventa poco credibile e a nostro parere cambierà. Un possibile formato potrebbe essere quello con le squadre classificate dal primo al sesto posto, con le prime due della regular season direttamente in semifinale scudetto e quarti di finale con gli accoppiamenti terza contro sesta e quarta contro quinta.

Sempre a nostro parere, la settima squadra sarà salva, e le classificate dall’ottavo all’undicesimo posto faranno i “classici” playout, con la perdente che cadrà in A2. Si prevede il superclassico in finale scudetto fra Schio e Venezia, con Sesto San Giovanni e Campobasso a cercare di sovvertire il pronostico, mentre le “indiziate” per la retrocessione dovrebbero essere due o tre formazioni, delle quali non facciamo il nome per evitare di essere “mandati a quel paese” dai loro sostenitori. 

SERIE A1 E SERIE A1 GOLD

Come l’anno scorso, ci saranno due promozioni dalla A2 per fare in modo che la serie A1 torni ad avere un numero pari di squadre. Poi, nella stagione 2026/2027 si potrebbe addirittura passare ad un format che spalmi le attuali squadre di A1 e A2 in tre campionati, con una serie A a sole 8 squadre che dovrebbero essere l’elite del movimento femminile, una serie A1 con 12 o 14 formazioni e una serie A2 con due gironi da 14. Come saranno selezionate le otto società di élite? Attraverso la classifica della stagione 2025/2026: le prime otto in serie A, le altre in A1.

MARKETING

I numeri parlano chiaro: in Italia ci sono circa 23.000 tesserate, in Spagna circa 200.000. Questione di mentalità, certo: per la maggioranza degli italiani, lo sport di squadra più adatto ad una ragazza è il volley, perché privo di contatti e quindi “ci si fa male di meno”. 

Ma è anche e soprattutto una questione di marketing. Il basket in generale, quello femminile in particolare, è pressoché “invisibile”: pochissimi ne parlano, gli sponsor sono in numero irrisorio e in questa situazione sradicare quella mentalità tutta italiana, o almeno cambiarla in parte, è impossibile.

Se in Italia un giovane si avvicina al basket lo fa molto spesso grazie alla NBA, non a caso. Perché la NBA da oltre quarant’anni basa tutta la sua strategia comunicativa sul marketing e da lega “di nicchia” in America è diventata l’ambasciatrice della pallacanestro in tutto il mondo ed attualmente i suoi guadagni sono nell’ordine delle decine di miliardi di dollari solo col prossimo contratto mediatico. Senza voler paragonare il nostro movimento femminile (e cestistico in generale) a qualcosa che ha ormai assunto dimensioni ciclopiche, prendere esempio è sicuramente possibile e anche doveroso se si vuole che la pallacanestro in Italia sopravviva.

In che modo? Per esempio potenziando drasticamente la presenza del basket italiano, maschile e femminile, sui social, a cominciare da quelli maggiormente utilizzati dai giovani: la NBA è martellante in questo senso, con post di higlights quasi in tempo reale con le arene, bellissime clip video, riproposizione su YouTube dei finali di partita punto a punto ecc. In Italia ci sono in abbondanza le professionalità per fare questo, lo dimostra la stessa Lega Basket Femminile con i suoi bellissimi “The box”, “Ask to” e “Road trip”. 

La Fip, da parte sua, potrebbe intervenire favorendo la distribuzione capillare nei negozi italiani delle canotte della Nazionale accanto a quelle, onnipresenti, della NBA ma a prezzo più che dimezzato per invogliare l’acquisto di queste invece che di quelle. Insomma, occorre investire su persone capaci e merchandising, a costo anche di rimetterci qualcosa nella fase iniziale. Più investimenti significano più visibilità, quindi più sponsor, quindi maggiore “attrattività” del prodotto, quindi maggiore possibilità che una ragazza (e i suoi genitori) scelga il basket invece che il volley.

Qui rientra il discorso sui settori giovanili: bisognerebbe in qualche maniera fare in modo che chi vuole fare attività di vertice venga obbligato a curarli a dovere, altrimenti si rischia di fare la fine di Oxygen Roma e Virtus Bologna. Le uniche società italiane di A1 che lavorano bene da questo punto di vista sono quelle in cui il basket femminile “tira”, come Costa Masnaga, Campobasso, Venezia, Sesto San Giovanni, Schio, San Martino di Lupari.

ABBONAMENTO LBFTV

A proposito di “attrattività”: al momento, chi vuole vedere la pallacanestro femminile al di fuori di un palasport deve pagare una quota mensile (tra l’altro spesso e volentieri ricevendo in cambio un servizio più che mediocre). La LBF ha un suo canale YouTube, sul quale potrebbe trasmettere in chiaro tutte le partite esattamente come fa la FIBA, ma in maniera del tutto incomprensibile si rivolge ad un operatore esterno a pagamento… il modo migliore per rendere ancor più invisibile il basket femminile.

Vedremo quello che succederà nella stagione che sta per cominciare, ma se le condizioni dovessero essere quelle dello scorso anno l’abbonamento a LBFTV prevederebbe, sempre nel caso in cui le squadre fossero 11, cinque partite a settimana per un totale di venti settimane, esclusi playoff e Coppa Italia (per la quale l’abbonamento non serve perché la sua fase finale viene trasmessa in chiaro). Davvero stiamo ancora a chiederci perché il basket femminile ha poca visibilità? 

Quanto alla Rai… in questo momento la LBF non può permettersi di chiedere soldi per la trasmissione delle partite da parte dell’emittente di Stato, proprio perché il suo prodotto non è “attrattivo”. Allora, che i diritti vengano ceduti gratis. Se si lavora bene per creare interesse come detto più sopra, in futuro la LBF potrà sicuramente permettersi di battere cassa.

PALAZZETTI VUOTI

Parlando ancora di visibilità, anche dal vivo sono pochi i palazzetti pieni, e questo già è un altro dato di fatto. Per l’Opening Day è stata scelta Genova, una città in cui si parla pochissimo di basket e nella quale, anche in passato, i tentativi di far “attecchire” la pallacanestro sono miseramente falliti.

All’inizio, l’idea era di organizzare l’Opening day a Campobasso, posto in cui, come dimostrano i numeri della precedente coppa Italia vinta da Schio organizzata in Molise, avrebbe fatto sicuramente molti più spettatori rispetto al capoluogo ligure. Non si è capito il motivo di questa decisione, ma comunque, secondo noi, il palazzetto di Genova sarà desolatamente vuoto. Speriamo vivamente di sbagliarci. 

EUROLEGA ED EUROCUP

Alcune società in A1 sono state brave a sfruttare questo campionato ad 11 squadre, organizzandosi per le competizioni europee: a parte Schio e Reyer in Eurolega, abbiamo Geas e Magnolia che sono già qualificate alla fase a gironi in Eurocup, e poi troviamo Sassari e Battipaglia che dovranno qualificarsi affrontando rispettivamente Giannina e Ferrol. Un modo come un altro per aumentare il numero di partite da giocare, a parte forse Battipaglia (ma speriamo di no), che ha “beccato” nei preliminari un’avversaria molto difficile. 

In conclusione, dobbiamo impegnarci tutti quanti (FIP in primis) per risolvere questa crisi. Il bel basket non è soltanto quello maschile; bisogna anche apprezzare altro, soprattutto il femminile, in un quadro europeo e mondiale nel quale lo sport in rosa è in continua crescita.

 

Dario Salvatorelli

IG: darioacer.prive | FB: Dario Salvatorelli | X: dario_acer

 

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