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Meloni domani in missione in Cina



Giorgia Meloni è attesa domani a Pechino per la sua prima visita ufficiale in Cina. "Un'opportunità per rafforzare la fiducia reciproca e per far avanzare le relazioni tra Cina e Italia" ha affermato la portavoce del ministro degli Esteri cinese Mao Ning, aggiungendo che "la Cina è disposta a cogliere questa visita come un’opportunità per migliorare la comprensione e rafforzare la fiducia, approfondire la cooperazione pratica e far progredire costantemente le relazioni Cina-Italia e Cina-Ue".

Proprio i rapporti tra Bruxelles e Pechino, diventati ancora più gelidi dopo l'inasprimento dei dazi europei sulle auto elettriche cinesi dello scorso 5 luglio, sarà motivo di attenzione particolare. Per questo il viaggio della Meloni può essere visto anche nell'ottica di una mediazione tra le parti.

Il programma della visita del presidente del Consiglio italiano nel Paese asiatico, dal 27 al 3 luglio tra Pechino e Shanghai, prevede gli incontri con il presidente cinese Xi Jinping, il primo ministro Li Qiang, il presidente del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo Zhao Leji e il segretario del partito comunista cinese della municipalità di Shanghai Chen Jining. Stando a quanto filtrato da alcune fonti italiane, la missione della Meloni in Cina è volta a rilanciare il rapporto bilaterale tra i due Paesi nei settori di comune interesse, approfondire le relazioni culturali, ma anche e soprattutto, lavorare sui futuri investimenti condivisi, in particolar modo l'automotive. Si parlerà anche dei principali temi che riguardano la geopolitica e le questioni internazionali, come la guerra in Ucraina.

Il viaggio di Giorgia Meloni in Cina arriva a pochi mesi dall'uscita del nostro Paese dagli accordi della nuova Via della Seta e a stretto giro di posta della visita di Adolfo Urso nella Republica popolare. Il ministro delle Imprese e del made in Italy ha chiarito come "nei rapporti con la Cina, l'Italia debba puntare ad attrarre investimenti, ma promuovendo la produzione e non l'assemblaggio, per non venire schiacciati nella tenaglia commerciale di Usa e Cina". Oltre a questo, la visita del premier italiano a Pechino giunge a pochi giorni di distanza dall'applicazione dei nuovi dazi Ue sulle auto elettriche prodotte in Cina. Motivo per cui la missione cinese della Meloni non sarà affatto semplice e può nascondere più di un'insidia.

Per quanto riguarda invece gli interscambi commerciali tra i due Paesi, l'obiettivo rimane quello di riequilibrarli. Dopo gli Stati Uniti, il Dragone risulta essere per l'Italia il secondo partner commerciale al di fuori dell'Unione europea, con 66,8 miliardi di euro di scambi nel 2023. Anche se va ricordato che tali scambi commerciali mantengono un saldo negativo per noi. Nel 2022 di ben 41 miliardi. L'anno scorso di circa 28. Un gap che Meloni punta a colmare e se possibile invertire. Anche il settore industriale, dal tessile alla meccanica, dalla farmaceutica all'energia, il nostro governo guarda con interesse a quanto accade in Cina, dove sono operative più di 1.600 aziende italiane con uno stock di investimenti diretti esteri che toccano i 15 miliardi di euro. Focalizzandoci sull'automotive, invece, il tema da seguire da vicino è come Roma e Pechino possano trovare un punto d'incontro conveniente a entrambe: all’Italia servono marchi che riempiano il vuoto lasciato da Stellantis e ai cinesi serve poter investire da noi, aprire aziende sul nostro territorio in modo da poter bypassare i dazi. Questa soluzione creerebbe nuovi posti di lavoro, ma non garantirà alcun indotto al nostro Paese per i motivi ricordati da Urso riguardo al fatto che le aziende cinesi vorrebbero fare assemblaggio e non produzione.

Un'altra variabile che rende complicato il viaggio di Giorgia Meloni in Cina è rappresentata dall'incertezza di ciò che avverrà il 5 novembre negli Stati Uniti, quando gli americani saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente. Un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe forse porci in una posizione privilegiata in ambito bilaterale, multilaterale e in sede di Organizzazione mondiale del commercio, ma non è più così scontato.

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