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Toti costretto a dimettersi: il pressing delle toghe e le piazze rosse con la forca in pugno

Alla fine la sinistra forcaiola ha vinto, complice una magistratura particolarmente “solerte”. Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, dopo 9 anni di amministrazione e rieletto con un plebiscito, sta per dare le dimissioni.  Tra poco depositerà la lettera nell’ufficio del presidente della Regione facente funzioni, il leghista Alessandro Piana. Mancano solo gli ultimi dettagli per […]

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Alla fine la sinistra forcaiola ha vinto, complice una magistratura particolarmente “solerte”. Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, dopo 9 anni di amministrazione e rieletto con un plebiscito, sta per dare le dimissioni.  Tra poco depositerà la lettera nell’ufficio del presidente della Regione facente funzioni, il leghista Alessandro Piana.
Mancano solo gli ultimi dettagli per la formalizzazione ufficiale di un passaggio difficile e molto sofferto. Poi Toti chiederà la revoca degli arresti domiciliari ai quali si trova dal 7 maggio per l’inchiesta sulle presunte tangenti che avrebbe ricevuto dall’imprenditore portuale Aldo Spinelli in cambio di favori.

Toti costretto alle dimissioni, un passo faticoso e sofferto

È l’epilogo annunciato di un pressing lungo quasi tre mesi. Un ‘combinato disposto’ tra politica (il pressing delle opposizioni e le piazze ululanti di Schlein e Conte) e autorità giudiziaria. Ha resistito agli arresti domiciliari per quasi tre mesi nella sua casa di Ameglia, poi sotto il colpo della seconda misura cautelare (il 18 luglio, proprio nel giorno delle manifestazioni della sinistra a Genova) il governatore, democraticamente eletto,  è stato costretto a lasciare. Accusato di corruzione e altre nefandezze. Carte giudiziarie che lo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio ha giudicato incomprensibili (“Ho letto Heidegger, ma qui non ho capito nulla”) sottolineando che nessuna inchiesta può e deve condizionare “la legittimità di una carica politica o amministrativa che è stata determinata dall’autorità popolare”. Ma tant’è.

Savi: secolo di cultura giuridica piegati a un’idea medievale

“La libertà viene concessa solo in cambio di una confessione o delle dimissioni. Secoli di cultura giuridica e un radicato concetto di Stato di diritto piegati a un’idea dell’obbligatorietà dell’azione penale medievale”, ha detto il legale Stefano Savi. Toti non ha avuto scelta, costretto di fatto alle dimissioni dopo che il gip e il Tribunale del riesame di Genova gli hanno negato la revoca dei domiciliari sostenendo che ci sarebbe il pericolo che, una volta tornato libero, possa abusare ancora dei suoi poteri per commettere altri reati della stessa natura di quelli di cui è accusato: corruzione, falso e voto di scambio.

Dimissioni necessarie per la revoca dei domiciliari

Certo che la Procura guidata da Nicola Piacente abbia intenzione di chiedere il giudizio immediato “cautelare”, che si svolge con l’imputato in stato di detenzione per l’intero processo, il legale di Toti ha optato per la richiesta di revoca dei domiciliari basata sulle dimissioni. Senza più la carica di presidente di Regione non ci sarebbe alcuna ragione per restare in casa e potrebbe tornare libero. Ieri c’era aria di smobilitazione in Consiglio regionale riunito sul bilancio. Tutti davano per certe le dimissioni di Toti e le conseguenti elezioni entro 90 giorni. Significativa la decisione della lista civica “Cambiamo con Toti presidente” di togliere dal nome la parola presidente. Dopo due mandati, non potrà presentarsi ancora come governatore ma, secondo un sondaggio, il governatore ha ancora la fiducia del 51% dei liguri

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